
Cos’è l’acidificazione degli oceani, quali sono le cause e perché è dannosa?
Oggi le acque dei mari e degli oceani sono approssimativamente il 30% più acide di quanto lo erano a metà del ‘700.
Una variazione chimica impressionante che si è sviluppata e continua a svilupparsi a una velocità 10 volte superiore rispetto agli ultimi 50 milioni di anni.
L’anidride carbonica aumenta l’acidità dei mari
L’anidride carbonica nell’aria ha raggiunto le 406 parti per milione nello scorso ottobre. E ciò causa l’acidificazione degli oceani, cioè l’abbassamento del pH (il pH è la misura dell’acidità e della basicità di una sostanza).
Il pH in acqua di mare varia da circa 7.5 a circa 8.5. In genere, il valore negli oceani aperti è circa 8, nelle acque costiere, invece varia all’interno del range indicato.
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Ecosistema marino: un lento ma drammatico epilogo
Un mare leggermente più acido è nocivo per animali abituati a vivere in ambiente basico (ovvero a pH maggiore di 7), come i polipi del corallo o moltissime specie di crostacei che costruiscono attorno a sé una “casa” di carbonato di calcio.
Se la temperatura si alzasse di 1,5 °C le barriere coralline si ridurrebbero del 70-90%. E praticamente tutte (più del 99%) andrebbero perse con 2 °C di aumento. La loro scomparsa colpirebbe milioni di persone che abitano sulle coste nella fascia tropicale e che vivono di pesca e turismo.
Oltre a colpire i coralli, il riscaldamento provocherà lo spostamento di molte specie marine, che si porteranno più a nord, e di conseguenza parecchi ecosistemi cambieranno struttura. Anche questo diminuirà la produttività delle zone di pesca e di acquacoltura, con un grosso impatto sulle popolazioni locali.