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Allarme Unioncamere, le PMI italiane esportano sempre meno

Quasi 50mila aziende potrebbero esportare ma non lo fanno, trascinando in basso i dati relativi alle vendite dall’Italia verso l’estero: è questo l’allarme lanciato da Unioncamere, che stima un calo del 3,3% del numero di imprese esportatrici tra il 2016 e il 2019. Il dato più preoccupante riguarda soprattutto le PMI, che rappresentano peraltro la maggiore quota del tessuto economico nazionale, amplificando dunque le difficoltà già riscontrate dalle piccole e medie realtà in questi ultimi anni.

Export Italia, in netto calo le piccole imprese

L’Italia è storicamente un Paese che vanta diversi settori di eccellenza e che, proprio per questo motivo, ha sempre avuto importanti quote in termini di esportazioni verso l’estero. La tendenza, però, sembra essere in continua diminuzione, complici la crisi economica e un inefficiente tessuto di supporto soprattutto alle PMI, vessate dai costi ma poco aiutate a livello istituzionale.

I dati riportati da Unioncamere evidenziano proprio questo aspetto, mostrando come a fronte di un +7,7% del numero di grandi imprese esportatrici, le piccole realtà economiche in grado di vendere fuori dai confini nazionali sono calate del 4,3%. Un buco stimato tra le 44 e le 48mila unità per un peso economico di oltre 40 miliardi di euro che equivarrebbe a un ulteriore 7% su scala nazionale.

Il quadro mostrato dall’Unione italiana delle Camere di commercio pone dunque l’accento sulle difficoltà riscontrate dalle imprese di piccole dimensioni, che in questi anni stanno pagando sempre di più la crisi economica ritrovandosi costrette a limitare gli investimenti e, di conseguenza, a perdere competitività, una situazione che richiederebbe interventi immediati da parte delle istituzioni pubbliche.

PMI in difficoltà nell’export: su quali leve intervenire

Come sottolineato anche da Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, il calo delle piccole imprese esportatrici rappresenta un problema per tutto il Paese, perché fa perdere importanti opportunità di crescita internazionale nonostante il grande lavoro fatto in questo senso negli anni passati. Per questo motivo, sarebbe opportuno sviluppare nuove strategie a livello nazionale creando sistemi di supporto alle PMI simili a quelli che già accompagnano le realtà più grandi in questo percorso.

In primo luogo, quindi, bisognerebbe intervenire su attività di affiancamento alle piccole aziende nelle strategie di internazionalizzazione, aiutando le attività a spendere le proprie risorse in maniera corretta sia a livello di prodotti e servizi che di approccio al mercato. In questo senso fondamentali potrebbero risultare gli investimenti sulle tecnologie digitali, che abbattendo le barriere geografiche e aprendo a contatti più rapidi con il resto del mondo permettono un più facile accesso ai mercati internazionali.

Le opportunità offerte dal web e dal digital sono sotto gli occhi di tutti e ampiamente dimostrate sia dal boom dei servizi di intrattenimento e svago, che hanno portato per esempio sui dispositivi fissi e mobili passatempi tipici dei casino e contenuti audiovisivi, che dalla crescita dell’e-commerce, tuttavia per le piccole e medie imprese può tuttora risultare difficile sfruttare appieno le potenzialità della rete sia per la limitatezza delle risorse a disposizione che per la necessità di ricorrere a competenze specialistiche al momento scarse nel nostro Paese. Ecco dunque l’importanza di programmare già a livello centrale queste attività per creare occasioni di accesso alle nuove tecnologie più eque.

Quali sono i prodotti italiani più esportati

A fronte di una situazione di generale difficoltà per ciò che riguarda l’export da parte delle piccole imprese italiane, è interessante osservare quali siano però le categorie merceologiche che riescono tuttora a trainare le vendite verso l’estero. A farla da padrona sono in particolare i prodotti agroalimentari, storicamente punto di forza del nostro Paese e ampiamente riconosciuti sui mercati internazionali come simbolo di eccellenza. Solo nei primi 11 mesi del 2022, per esempio, l’export agroalimentare è cresciuto del 16% superando i 54 miliardi di euro di valore complessivo, con un +20% per ciò che riguarda l’alimentare in senso stretto e un +11% per il settore delle bevande.

Bene, infine, anche altri comparti tradizionalmente oggetto di ingenti esportazioni, come abbigliamento e calzature, specie per quanto riguarda i brand del lusso, arredamento e meccanica industriale, a dimostrazione di quanto il nostro Paese sia ancora oggi considerato un modello per ciò che riguarda stile e design.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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