L’Italia consuma più pesce di quanto ne cattura. Dal 30 aprile, di fatto, ha esaurito le risorse ittiche e dipenderà dal mercato estero. A fotografare la situazione è il dossier “Fish Dependence Day” di New Economics Foundation realizzato nell’ambito del progetto Fish Forward dell’Ue.
Il consumo pro capite da noi tocca i 25 chili l’anno, soltanto sei provengono dalla produzione locale. L’Italia è al settimo posto della top ten dei paesi con la più alta dipendenza da prodotti di pesce da acque estere.
La maggior parte del pesce che consumiamo sulle nostre tavole, quasi il 20%, proviene dalla Spagna, a seguire Danimarca con il 6,9% e Olanda 5,5%. Ma il grosso del pescato arriva dai Paesi extra Ue, ben il 55%. I maggiori fornitori sono Marocco, India, Vietnam e Cina.
Anche il resto d’Europa è nella stessa situazione e il prossimo 2 luglio andrà anch’essa in dipendenza dall’import. Sono davvero pochi i Paesi considerati autonomi, cioè quelli che riescono a consumare la stessa quantità di pesce prodotta internamente: Danimarca, Estonia e Irlanda. Negli ultimi tre decenni, il Fish Dependence Day europeo è stato anticipato di anno in anno.
Decenni di pesca intensiva nelle acque europee, si legge in un documento di Ocean2012 (i cui membri italiani sono Cts Ambiente, Green Life, Gris, fondazione Cetacea, Legambiente, Marevivo, MedSharks, Oceanus onlus, stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, Tethys research institute), hanno portato a un preoccupante declino degli stock ittici che una volta prosperavano. Le attività umane hanno innescato un processo destinato a stravolgere in breve tempo gli ecosistemi marini.
La pesca illegale è uno dei grandi mali che affligge il Mediterraneo, impedisce una corretta gestione della pesca e crea condizioni sleali tra gli operatori del settore. Si calcola che oltre il 50% degli sbarchi di prodotti ittici in Italia provenga dalla pesca illegale.
“I nostri supermercati e pescivendoli offrono pesce e frutti di mare da tutto il mondo. Dobbiamo acquistare pesce da fonti di pesca sostenibile. Questo aiuta gli oceani e gli stock ittici a recuperare ed a sostenere la sussistenza delle popolazioni nel mondo che dipendono dal pesce come fonte di cibo e reddito” ha dichiarato Marco Costantini, Fisheries Project Manager del WWF Programma Mediterraneo.