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L’idea del Giappone: Lavorare fino a 85 anni

Pensioni, Giappone: lavorare fino alla morte

Giappone, al lavoro per una vita. Per il governo giapponese si potrebbe addirittura lavorare fino agli 85 anni.

Pensione, italiani siate sereni pensando al Giappone. La pazza idea a cui il governo giapponese sta pensando è lavorare fino a 85 anni se si è in salute. Va bene che il popolo giapponese è tra i più longevi al mondo ma personalmente ritengo che sia un idea assurda. Provate a chiedere a chi svolge lavori usuranti che bello sarebbe lavorare fino a 85 anni. Roba da matti. Continue Reading

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Il Giappone vicino al disastro finanziario

L’economia giapponese è una specie di bomba a tempo termonucleare, sappiamo che esploderà, sappiamo che trascinerà nella distruzione una gran parte del sistema finanziario mondiale, ma non abbiamo la minima idea di quando accadrà.

Cerchiamo di ricapitolare alcuni fatti che riguardano il Giappone:

Fatto 1:  Il Debito Pubblico.

Sov%20Debt%20to%20GDP 0 Quando Esploderà il Giappone? Secondo Rischio Calcolato molto Presto.

Il Giappone ha un rapporto Debito/Pil che a fine 2012 sarà di circa il 235%, ovvero il per ogni Yen di prodotto interno lordo ci sono 2,3 Yen di debito pubblico.

Fatto 2: Il Debito Totale (dati al primo semestre 2011)

International debt by sector Quando Esploderà il Giappone? Secondo Rischio Calcolato molto Presto.

Il Giappone ha un rapporto fra debito totale (pubblico+privato) e il suo pil del 512% ( a metà 2011, a fine 2012 dovremmo essere al 525%), ovvero per ogni Yen di PIL prodotto all’anno esistono 5,12 Yen di debito.

Fatto 3: Il saldo primario del Giappone, ovvero il deficit pubblico del Giappone esclusa la spesa per interessi (dato al primo trimestre 2011)

P121004 31 Quando Esploderà il Giappone? Secondo Rischio Calcolato molto Presto.

Siamo all’8% sul Pil, ovvero il Giappone nel 2011 (e anche nel 2012) ha aumentato il debito pubblico dell’8% senza contare le spese per interessi (si arriva a circa il 9%).

Fatto 4:  Gli interessi che il Giappone paga sul suo debito in rapporto a quanto riesce a prendere dalle tasse.

Interest%20to%20Revenue 0 Quando Esploderà il Giappone? Secondo Rischio Calcolato molto Presto.

Siamo al 20% (nel 2010, ad oggi il rapporto non è cambiato).

 

Domanda delle 100 pistole: come fa il Giappone a sopravvivere in queste condizioni?

La risposta è semplice ma genera una seconda domanda:

La banca centrale del Giappone, ha sempre “stampato” abbastanza YEN per comprare tutto il debito necessario, e il debito giapponese al 95% si trova in giappone..

Seconda domanda: come mai lo YEN non ha subito una iperinflazione, ovvero come fanno i giapponesi ad assorbire la gran parte della massa di YEN stampati dalla banca centrale.

La risposta anche qui è semplice: Attraverso lo storico e gigantesco surplus commerciale giapponese, per tradizione il giappone esporta moto più di quanto importa. La ricchezza che ne scaturisce si trasforma in risparmio delle famiglie, il risparmio in un enorme quantità di debito pubblico che giace nei fondi pensione e nei portafogli titoli dei cittadini giapponesi.

MA………………

la festa è finita

Vi presentiamo la bilancia commerciale del giappone in versione 2012:

Japan%20Trade%20Balance 0 Quando Esploderà il Giappone? Secondo Rischio Calcolato molto Presto.

Piccolo problema: se il Giappone non riesce più ad arricchire le famiglie esportando più di quanto imposrta, anzi se le famiglie giapponesi tenederanno ad impoverirsi dovranno VENDERE una parete del loro patrimonio…. quindi una parte del debito pubblico e comunque non saranno più in grado di assorbirne di nuovo.

CONSEGUENZA FINALE: la massa di YEN messa in circolo dalla banca centrale del giappone, o troverà un improbabile sfogo all’estero (come per il dollaro USA) o lo YEN è destinato ad implodere, e l’economia giapponese a collassare.

Parliamo di trimestri non di anni.

(Fonte rischiocalcolato)

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Case antisismiche in legno contro il terremoto


La prima conferma e’ arrivata dai test in Giappone. A Miki, dov’è in funzione eDefense, Ia piattaforma di simulazione sismica più grande del mondo, una casa in legno di sette piani ha resistito ai 7,2 gradi Richter della riproduzione del terribile terremoto che distrusse Kobe nel 1995. Gli ingegneri non hanno però smesso di torturare gli edifici. Lo scorso autunno una casa in legno di quattro piani e’ uscita indenne dalle prove dello Eucentre di Pavia, dove la piattaforma vibrante piu grande d’Europa ha simulato magnitudo ben superiori al sisma emiliano del 20 e 29 maggio scorsi, ma anche del sisma abruzzese del 2009 di magnitudo 6,3.

I risultati, insomma, ci sono e molti cominciano a prestarvi attenzione anche in un paese cemento-centrico come I’Italia. La forza del legno sono la sua leggerezza e capacità di deformazione che, unite a design che sanno impiegarlo per le sfutture portanti, rendono gli edifici antisismici, spesso senza dover ricorrere a ulteriori tecnologie. L’edificio testato a Pavia non ha avuto bisogno di aggiunte particolari per diventare antisismico. Fosse stato in laterizio “avremmo dovuto inserire dei dissipatori per metterlo in sicurezza”, spiega Johann Waldner, direttore  marketing di WoIf Haus Italia, la società trentina che ha costruito la casa sottoposta alla prova dell’Eucentre. Anche Alberto Pavese, che dirige il laboratorio per la simulazione, conferma: “Abbiamo messo alla prova su tavola vibrante tre diverse metodologie di costruzione in legno e abbiamo usato valori di accelerazione al piede molto alti. Al confronto con altre tecnologie, il risultato lascia stupefatti”. Questo non significa, ci tengono a precisare i ricercatori, affermare la superiorità del legno tout court. “Nessun materiale e’ antisismico di per sé”, avverte Gian Michele Calvi, docente di ingegneria sismica all’universita di Pavia e presidente di Eucentre. “Conta di più la sapienza dei progettisti e la serietà dei costruttori”. Niente illusioni, dunque, ma i dati di fatto, oltre a quelli dei laboratori, sono eloquenti. All’Aquila, per esempio, il 5O per cento delle abitazioni realizzate nel progetto C.a.s.e. sono in legno e il mercato delle costruzioni batte sempre di più il tasto della sicurezza sismica. Nel 2011 la piattaforma di Eucentre ha raddoppiato le simulazioni rispetto agli ultimi anni “proprio per le richieste di chi costruisce in legno”, dice Pavese. Questa corsa al test vede gli italiani in prima fila, e non da oggi.

L’immobile testato qualche anno fa a Miki, in Giappone, e’ il frutto del progetto Sofie lanciato dall’Ivalsa, l’istituto per la valorizzazione del legno del Cnr, e promosso dalla Provincia autonoma di Trento per testare la tecnica di costruzione X-Lam. Mentre i metodi tradizionali presuppongono un telaio, qui la struttura portante e’ interamente costituita da pannelli in legno di spessore variabile (tra i 5 e i 35 centimetri) e dimensioni che possono arrivare fino a 4 per 12 metri. I pannelli, realizzati incollando strati incrociati di tavole di legno massiccio, sono lavorati con sistemi di controllo digitale che permettono di prevedere esattamente dove si troveranno le aperture per porte e finestre per dare più  solidità. Tutti i componenti sono assemblati grazie a viti, chiodi e piastre angolari in acciaio. “Il risultato e’ una sorta di scatola rigida assai resistente alle sollecitazioni verticali come il peso della struttura, ma anche a quelle orizzontali (per esempio sismi e vento) e in grado di dissipare l’energia di un terremoto senza subire danni”, spiega Paolo Simeone dell’Invalsa.(Fonte Wired)

Oggi la tecnologia X-Lam beneficia anche di Arca, un sistema di certificazione per l’edilizia in legno lanciato a inizio anno. C’è solo da sperare che ora questi saperi antisismici vengano utilizzati nelle ricostruzioni, ad esempio in Emilia-Romagna dove il problema degli sfollati e della ricostruzione e’ urgente da risolvere.

Infatti ad oggi, in una nota pubblicata questa mattina sul sito della Protezione civile, sono 10.851 le persone assistite dal Sistema nazionale di Protezione Civile tra Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto nei campi, nelle strutture al coperto e negli alberghi che hanno offerto la loro disponibilità attraverso Federalberghi e Asshotel. In Emilia Romagna i cittadini assistiti sono 10.592: 7.814 ospitati nei campi tenda, 420 nelle strutture al coperto e 2.358 in strutture alberghiere. In Lombardia, invece, sono assistite 242 persone, ospitate all’interno del campo attivo nella provincia di Mantova mentre in Veneto sono assistite, in albergo, 17 persone. Ricordo che c’è tempo ancora per tutta la giornata, oggi si conclude la Campagna di raccolta fondi, per dare un contributo in favore delle popolazioni colpite dal terremoto in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. L’importo complessivo delle donazioni finora raccolte attraverso il numero dedicato 45500 è di 15.107.206,00 euro.

Segnalo anche un altra iniziativa a favore dei terremotati dell’Emilia Romagna, “Una maglia per l’Emilia“, nata da un’idea di Michele Paramatti, ex calciatore di Bologna, Spal, Juventus e Reggiana. Tramite il sito web www.unamagliaperlemilia.it Michele Paramatti ha deciso di mettere all’asta online un centinaio di maglie da calcio ufficiali che ha scambiato con altri calciatori durante la sua carriera. Il ricavato verrà devoluto ai comuni di Crevalcore (Bologna) e Sant’Agostino (Ferrara), direttamente su un conto corrente aperto dai comuni stessi per la raccolta di fondi.

Aiutiamo e speriamo che i soldi ricavati vengano utilizzati per ricostruire con sistemi antisismici, e con materiali come il legno, che assicurano sicurezza e solidità.

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I Robot sostituiranno l’uomo?

 

La parola robot e’ spesso sinonimo di licenziamento. La concorrenza tra uomo e macchina e’ sempre sleale: gli autonomi non hanno turni, sindacati, pause pranzo e buste paga. Tutti punti a favore che, con lo sviluppo della robotica in ufficio, sono destinati a emergere a svantaggio delle classiche due braccia in carne e ossa.

Eppure, secondo uno studio della società d’indagine Metra Martech, i robot al lavoro, che oggi sono stimati in circa un milione di esemplari in tutto il mondo, contribuiscono a tre milioni di posti di lavoro con un giro d’affari complessivo di 3.300 miliardi di euro. E’ inevitabile che alcune professioni nei prossimi anni siano travolte da un’ondata di tecnologie.

Lavori rispettati e ben remunerati come il radiologo o l’avvocato sono, almeno in parte, destinati a fare la stessa fine dei bigliettai del tram o dei casellanti rimasti per strada con l’avvento del telepass. In base alla ricerca della Metra Martech, l’impatto positivo dei robot sul mercato del lavoro contribuirà, da oggi al 2060, a occupare fino a otto milioni di persone. Dall’industria del cibo fino alle fabbriche di automobili, gli avatar di latta avranno ancora bisogno del cervello umano ma in forma limitata, nelle vesti di un supervisore che ne organizzi l’attività.

Il Giappone e’ lo Stato più robotizzato del mondo, con un rapporto di 361 robot ogni diecimila lavoratori, seguito dalla Germania, con 236 automi ogni diecimila impiegati, Corea del Sud, a quota 214, Stati Uniti con 110, Cina con nove e Brasile con cinque.

Ma vediamo i 10 lavori a rischio nei prossimi 20 anni con l’avvento dei robot:

  1. Bibliotecario: sostituito da Google e sistemi di distribuzione automatica dei libri.
  2. Avvocato: rimpiazzato in ufficio, ma non in aula, da software che scansionano e memorizzano documenti in tempi umani.
  3. Radiologo: spazzato da computer robot che leggono una lastra con più precisione e meno costi.
  4. Postino: social network e posta elettronica rendono la carta da lettere un reperto archeologico.
  5. Spazzino: a fare pulizia in casa e per strada ci sarà la nuova generazione dei Wall-E.
  6. Casellante: il telepass diventerà la routine sulle auto, addio code al casello.
  7. Lavoratore agricolo: il robot contadino raccoglie la frutta quando e’ matura e si ciba di quella marcia.
  8. Domestica: aspirapolveri intelligenti hanno già preso il posto della “donna delle pulizie”.
  9. Cameriere: meglio i robot che rispettano standar igienici superiori e non fanno turni.
  10. Soldato: nelle missioni a rischio, in prima linea ci saranno gli avatar in tuta mimetica.

(Fonte Airone)

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Domenica in Poesia: La bambina di Hiroshima e Fukushima

“Apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.

Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa. Tanti anni passeranno.

Ne avevo sette, allora: anche adesso ne ho sette perché i bambini morti non
diventano grandi.

Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro.

Un pugno di cenere, quella sono io
poi il vento ha disperso anche la cenere.

Apritemi; vi prego non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso:
non chiedo neanche lo zucchero, io:
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.

Per piacere mettete una firma,
per favore, uomini di tutta la terra
firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero.”

Nazim Hikmet
Questa poesia, La bambina di Hiroshima, del poeta turco Nazim Hikmet, nella quale dà spazio alla voce straziante di una bambina rimasta vittima durante il lancio della bomba atomica su Hiroshima… La bambina di Hiroshima ieri e i Bambini di Fukushima oggi contaminati dalle radiazioni, ad un anno dalla tragedia 
E’ un destino crudele quello del Giappone. Ma il popolo giapponese ha sempre dimostrato al mondo che la forza, il risveglio del guerriero in ogni anima porta un’evoluzione. Anche laddove non c’e’ più niente…
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