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Come giustificare l’inutilità delle grandi opere

grandi opere inutili

I grandi progetti di sviluppo del territorio non sempre mirano a soddisfare dei bisogni. Per vendere la costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità che poche persone desiderano utilizzare o quella di un aeroporto in una regione che non ne necessita, ingegneri, promotori e beneficiari dei lavori fanno a gara di abilità e retorica.

Giustificare l’inutile è diventata una vera e propria cultura di cui si possono cogliere le regole, i riti e i ritmi leggendo la conclusione di un, finto, seminario sull’argomento.

Ecco un bell’articolo di Alain Devalpo, apparso nel 2012 su “Le Monde Diplomatique”, dal titolo: “L’arte delle grandi opere inutili”. Ve lo ripropongo all’indomani della immensa tragedia di Genova.

Recuperare i ritardi accumulati nel tempo nella manutenzione di scuole, strade e coste, è la priorità assoluta. La messa in sicurezza del nostro territorio è un opera non più rimandabile.

Il futuro deve essere nella manutenzione, nella cura del territorio e nella valorizzazione dell’esistente. Altro che grandi opere.

L’arte delle grandi opere inutili

Cari costruttori delle cattedrali del terzo millennio,

voi siete dei benemeriti nel perseguire con determinazione un progetto geniale e nobile. Purtroppo il popolino non sempre comprende il senso dei vostri sogni e, blasfemo, afferma “La vostra opera non serve a niente, anzi distrugge …”.

Come far realizzare, in queste condizioni, le vostre sacrosante ambizioni? Ascoltatemi!

Prendiamo come esempio i trasporti. Nulla di più confortante per il costruttore osservare una campagna, con tanti paesi in lontananza non offuscati da verdastre barriere arboree, attraversata come un lampo da treni appollaiati su imponenti massicciate. Un’immagine che sempre mi emoziona e mi procura un piacere superiore all’orgasmo.

Per sedurre i vostri interlocutori, l’esagerazione e la bugia saranno le prime vostre risorse. Incitate i vostri ingegneri ad abbozzare piani faraonici, meglio se un po’ confusi.

È fantastico aprire cinquanta chilometri di galleria sotto le Alpi per il TAV Lione-Torino, scavare sotto la città di Firenze, trafiggere da parte a parte l’Appennino ligure. L’exploit tecnologico esalterà l’orgoglio nazionale e metterà a tacere i disagi per gli abitanti coinvolti, piagnucolosi piccoli uomini egoisti.

Guadagnatevi la fiducia degli amministratori politici, e su questo non mi dilungo poiché in materia vi so espertissimi. Se sorge qualche opposizione, spandete a destra e manca che sotto sotto ci sono manovre e ambizioni politiche e aggiungete sempre la diceria che l’opera creerà una grande occupazione.

Se, terminato il cantiere, vi facessero notare che le promesse non sono state mantenute, farete sempre in tempo a elaborare analisi riabilitanti, con un capro espiatorio bello corposo: La crisi, la colpa è della crisi.

Circondatevi di sudi professionali capaci di manipolare i dossier sino a renderli indecifrabili.

Quando il fatto più chiaro e evidente viene presentato astrattamente, i curiosi si scoraggiano. La scienza, in fondo, è appannaggio degli scienziati e non di coloro che sanno solo contare e osservando il passaggio dei treni affermano cose buffe, del tipo “Ma dov’è questa saturazione?”, oppure ”Passa un treno merci ogni morte di papa”.

Meschinetti, non sanno leggere i nostri grafici, le nostre proiezioni basate su dati scientifici di cui, però, è meglio evitare citazioni precise e approfondimenti…tanto questi ignorantoni non li capirebbero!

Non preoccupatevi per la stampa locale: è quasi sempre un alleato affidabile e istintivamente dalla vostra parte. Se c’è qualche problema basta essere generosi nella strategia pubblicitaria.

Qualche comunicato pagato, qualche pubblicità in più saranno percepiti come un gesto a favore della stampa libera e pluralista, che non si lascia trascinare dal movimentismo di quattro violenti ai quali non va mai bene nulla, sempre pronti a contestare tutto e che sono nostalgici dell’epoca in cui le candele predominavano…

Qualche difficoltà sorge nel presentare i piani economici. Le reti ferroviarie ad Alta Velocità ovunque accumulano decine di miliardi di euro di debito.

Quasi tutte le linee TAV sono in forte perdita. Prendiamo l’esempio dell’Italia con la Roma-Napoli o la Torino-Milano ( su cui corrono venti treni giornalieri rispetto ai 220 delle previsioni e nessun treno merci). Nel contempo le linee tradizionali stanno andando alla malora.

Ma di tutto questo basta non parlare, basta che nessun rendiconto appaia sui giornali, i quali, invece, devono rallegrarsi che ci sia una elite che si muove (non ha importanza in quale direzione) e crei un benefico movimento, se non di merci e pendolari, almeno di denaro.

Considerata l’ampiezza degli attuali deficit di bilancio, i preventivi delle Grandi Opere (che poi aumenteranno almeno del doppio come ottiene ogni serio imprenditore degno di questo nome) potrebbero sembrare esorbitanti alla gente.

Per far ingoiare ai contribuenti pillole di diversi miliardi, fornitegli delle cifre inebrianti. Certi dati devono essere minimizzati, altri amplificati. È parlando di futuri bisogni che ipnotizzerete i più scettici.

Dovete moltiplicare per qualche milione le tonnellate di merce trasportata e così pure i passeggeri, senza esitare a cadere nell’assurdo.

Solo un futuro in cui avrete già vinto e realizzato i vostri personali guadagni vi potrà dare torto, ma tanto che ve ne frega di ciò che avverrà allora?

Stare al passo con i tempi ha un costo. Sicuramente è da birichini seppellire ettari di biodiversità sotto gioielli tecnologici, ma questi sacrifici sono indispensabili.

Per tranquillizzare gli amministratori, oltre a rotonde e sottopassi, cercate di distinguervi offrendo anche l’utilizzo del cemento e dell’asfalto HQE (Alta qualità ambientale), pannelli solari sopra le scuole e i municipi, centinaia di chilometri di pannelli di plastica verde per attutire il disturbo dell’ambiente nei confronti dei passeggeri, e, infine, magari (il massimo della sensibilità ambientale) l’impegno di collocare un tetto vegetale sopra le baracche dei cantieri sorti spianando boschetti.

Un consiglio amichevole. Non rovinatevi il fegato, conservate sempre il vostro buonumore.

Voi siete il futuro, i pionieri di un mondo migliore, ma, nonostante i vostri sforzi, i perfidi ambientalisti continueranno a sbraitarvi contro. Li seguiranno piccoli gruppi di spiriti deboli e influenzabili, il cui approccio ingenuo può creare ostacoli imprevisti.

Ad esempio, un pensionato, ancora nel pieno vigore degli anni, ricorrendo al tempo disponibile e all’autonomia economica che noi classe dirigente gli abbiamo regalato, può rivelarsi a volte un avversario ostinato che smonterà tutti i vostri piani in maniera ossessiva.

Un esempio per tutti, i discorsi infiammati di due guastafeste nei Paesi baschi, diffusi tramite le reti alternative, sono riusciti a bloccare il progetto LGV in quel territorio. Si tratta di reazionari che preferiscono il lungo cammino a piedi verso Santiago di Compostela all’ebrezza di un lampo o di un battito d’ali angelico che ti trasporta sul posto per dedicarti a una altrettanto rapida meditazione spirituale su quanto tempo deve aver sprecato quel poveraccio di San Giacomo con il suo bastone e la sua conchiglia per attraversare tutta l’Europa.

In questi casi occorre essere duri e impedire assolutamente l’accesso ai mass media. Se la contestazione si estende, se diventa emblematica e raggiunge i tribunali amministrativi, si può correre il rischio di ritardare i tempi, il che non è poi tanto male, ma anche di bloccare definitivamente i cantieri.

Di fronte alle argomentazioni amatoriali dei vostri nemici, imponete il rigore tecnocratico dei vostri ingegneri. Con lo stesso ardore dei pionieri fate valere l’interesse nazionale, meglio ancora internazionale, contro la visione passatista e localistica di chi vi contraddice.

Con l’appoggio politico e mediatico di cui godete non dovrebbe esserci alcuna preoccupazione. Noi siamo dalla parte del progresso, del futuro, della civiltà dei coloni che marciavano verso l’Ovest e non certo dalla parte dei pellerossa!

Se, nonostante tutto, non riuscite a soffocare la rivolta sul nascere, la vostra azione di lobbyng dovrà lavorare alla criminalizzazione dell’opposizione alla vostra opera.

A chi vi contesta rispondete con la legalità istituzionale e il ricorso alla forza pubblica. Meglio ancora se ci saranno dei Stefano Esposito, afflitti da fobia Valsusina, che vi sosterranno con tutta la loro indignazione.

In nome dell’interesse generale, denunciate, coprite le proteste con i gas lacrimogeni, le cariche nelle vie dei paesi, avviate procedure giudiziarie. Se non c’è altra via, la battaglia per il proprio profitto può anche essere vinta manu militari.

Ricordatevi che le assegnazioni per una grande opera durano decenni, spesso non finiscono mai e garantiscono una vecchiaia serena e prospera ai vostri azionisti.

Quindi le “cattedrali del futuro” devono crescere: Alta Velocità, ponti senza fine, passanti, gruppi ospedalieri, centri commerciali, infrastrutture sportive, aeroporti pubblici e militari, ecc.

Mi pare che ormai abbiate capito tutti che nulla è più redditizio dell’inutilità.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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