L’uragano Sandy, la peggiore tempesta del secolo, negli Stati Uniti ha generato panico, distruzione e morte su New York, Atlantic City e molte altre città americane. Tutti parlano dei danni a New York, ma pochi e perlopiù sui social network, raccontano del disastro provocati da Sandy nei Caraibi. L’America del Sud e le isole dell’Oceano Pacifico sono state messe in ginocchio dalla calamità che ha provocato alluvioni e smottamenti, facendo 69 vittime nei Caraibi, 52 ad Haiti, 11 a Cuba, 2 alle Bahamas, 2 nella Repubblica Domenicana e 1 in Giamaica e a Porto Rico. A Cuba migliaia di residenti e turisti sono stati fatti sfollare dalla protezione civile nazionale che ha fatto il possibile per salvaguardare la vita delle persone. Il Paese è rimasto senza elettricità ed acqua per molti giorni. Il Centro Operazioni Emergenza (COE) della Repubblica Dominicana ha informato che l’uragano Sandy ha causato lo sfollamento di 8755 persone e l’isolamento di 77 comunità. Ci sono 11 province in stato massimo di allerta e 10 in stato di allerta medio. Purtroppo le previsioni, secondo il servizio meteorologico dominicano, prevedono forti piogge con raffiche di vento fino a domani. La situazione è difficile. All’area dell’America del Sud già colpita ad agosto dalla tormenta tropicale Isaac che aveva provocato gravi danni all’agricoltura dei paesi, si aggiungono gli ulteriori problemi creati dall’uragano. Tutto questo non fa che aumentare il rischio di epidemie di dangue e colera, già diffuse in un’America tanto povera, in cui centinaia di bambini muoiono a causa di fame e malattie.
Come aiutare i bambini? In America centro-meridionale molte associazioni onlus e no profit lavorano quotidianamente portando aiuto alla popolazione locale con azioni umanitarie e volontariato. Poiché nei paesi dei Caraibi fame e malattie continuano ad essere causa della mortalità infantile, molte di queste onlus operano sul territorio accogliendo bambini in difficoltà, orfani, abbandonati e privi di cure parentali, ai quali garantiscono cure, cibo affetto attraverso le donazioni di chi ha deciso di sostenere un’adozione a distanza.