Heberto Padilla è uno dei poeti contemporanei più importanti in lingua castigliana. Per Heberto Padilla, “la poesia deve essere, prima di tutto, comunicazione”.
Il suo libro Fuera del juego (1968) non ottiene l’approvazione del governo castrista e diventa il simbolo dei limiti della libertà di espressione del regime. Padilla cade in disgrazia, le autorità cubane lo costringono a un’autocritica pubblica per attività “conterrevoluzionarie”. Nonostante le proteste internazionali da parte d’intellettuali come Susan Sontag, Julio Cortazar, Jean Paul Sartre e Mario Vargas Llosa, i nostri Alberto Moravia e Federico Fellini, Padilla viene tenuto in carcere per 38 giorni. Costretto a ritrattare pubblicamente per poter ottenere gli arresti domiciliari, scriverà in seguito: “Quando a un uomo mettono davanti quattro mitragliatori e lo minacciano di tagliargli le mani se non ritratta, di solito acconsente, anche perché le sue mani sono necessarie per continuare a scrivere”. Soltanto nel 1980 riesce a emigrare negli Stati Uniti dove muore nel 2000 all’età di 68 anni.
“Fuori dal gioco è un libro che mi sembra così lontano e irreale, pare scritto in un’altra lingua, in un altro mondo, ma è il mio segno distintivo, la mia cifra artistica, quasi il mio onore. Non è un libro, è un simbolo di misteriosa lealtà fuori dal tempo, una serie di liriche che mi commuove rivedere dopo tanti anni. Sono contento che possano venire lette dai cubani di un’altra generazione”, scrive Heberto Padilla nel 1998, due anni prima di morire.
Io vivo a Cuba. Sempre
Ho vissuto a Cuba. Codesti anni di vagare
Per il mondo dei quali tanto hanno parlato,
sono mie menzogne, mie falsificazioni.
Perché io sempre sono stato a Cuba.
Ed è certo
che ci furono giorni della Rivoluzione
nei quali l’Isola sarebbe potuta esplodere tra le onde;
però negli aeroporti
e nei luoghi dove sono stato
sentii che mi chiamavano
con il mio nome
e quando rispondevo
io mi trovavo in questa sponda
sudando
camminando,
in maniche di camicia,
ebbro di vento e di fogliame,
quando il sole e il mare si arrampicano sulle terrazze
e cantano la loro alleluia