Sostenibilità Paesi Ocse: L’Italia retrocede al 28° posto

Dal 2007 la società di gestione Degroof Petercam Asset Management (DPAM), effettua ogni sei mesi la sua classifica che valuta la sostenibilità dei 34 Paesi membri dell’Ocse in base alla media delle posizioni in cinque aree principali: (i) trasparenza e valori democratici, (ii) ambiente, (iii) istruzione, (iv) popolazione, sistema sanitario e distribuzione della ricchezza, (v) economia. Lo scopo è definire l’universo di investimento del fondo obbligazionario governativo SRI DPAM L Bonds Government Sustainable, dal quale vengono esclusi quei Paesi che occupano la metà inferiore della classifica.

Sulla base di una metodologia proprietaria, sottolinea Ophélie Mortier, Responsible Investment Strategist di Degroof Petercam AM, “ciascun Paese viene valutato in base alla capacità di affrontare le sfide della sostenibilità e all’impegno nel rispondere alle necessità della generazione attuale, senza compromettere il benessere delle generazioni future. Tale analisi ha dimostrato tutto il suo valore durante la crisi del debito dell’Area Euro, consentendoci di valutare al meglio la capacità di ciascuno Stato sovrano di far fronte ai propri impegni”.

Il primo posto della classifica di sostenibilità è occupato dalla Norvegia, seguita da Svezia e dalla Danimarca, che perde così il primato. Come spiega Mortier, “al netto di un’economia ancora dipendente dal petrolio, sono stati premiati gli sforzi della Norvegia sul fronte delle energie rinnovabili, anche se il Paese mostra ancora importanti margini di miglioramento in tema di efficienza energetica alla luce dell’alto tasso dei consumi energetici in un contesto di crescita economica. Completano il quadro positivo, istituzioni politiche solide e una sostanziale assenza di ineguaglianze sociali, oltre a un reddito pro-capite più alto della media dei Paesi Ocse”.

L’Italia si colloca solo ventottesima perdendo tre posizioni rispetto a un anno fa, e rimane quindi fuori dall’universo di investimento insieme ad altre nazioni importanti come Stati Uniti (25° posto), Francia (18°) e Giappone (20°). Dal 2007 l’Italia perde posizioni in classifica, esce perdente anche da un confronto ravvicinato con altre realtà dell’Europa meridionale, quali Spagna, Portogallo e Grecia.

Dell’Italia preoccupano, oltre alla situazione economica, il basso tasso di fertilità e l’indice di dipendenza dagli anziani, l’assenza di investimenti reali in ricerca e sviluppo e la drammaticità dei dati sulla disoccupazione giovanile”, è il commento di Mortier. Che aggiunge: “Oltre ai già noti fattori di criticità relativi alla governance del Paese (incidenza della corruzione e solidità delle istituzioni), gli indicatori sociali non stanno mostrando alcun segnale di miglioramento. I dati in tema ambientale poi non sono confortanti ed emerge uno sforzo limitato anche sul fronte delle energie rinnovabili”.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”