0

Costruire con intelligenza: La Casa Passiva

casa passiva

La Casa Passiva è un’abitazione che assicura il benessere termico senza o con una minima fonte energetica di riscaldamento interna all’edificio. Ridurre i costi energetici ed eliminare gli sprechi, fino al traguardo delle bollette a costo zero.

Ha dei costi di fabbricazione superiori alla media dell’edilizia tradizionale, tra il 6 e l’8 per cento in più, ma questa spesa viene ammortizzata in un arco di tempo non superiore al decennio. Continue Reading

Condividi:
0

Ecco come migliorare l’efficienza energetica di una casa

migliorare l'efficienza energetica di una casa

Con l’inizio del nuovo anno, puntuale come un orologio svizzero, arriva anche la stangata su luce e gas. Dal primo gennaio la famiglia tipo registrerà un incremento del +5,3% per le forniture elettriche e del +5% per quelle gas. Aumenti in vista anche per la bolletta dell’acqua.

Risparmiare è quindi una buona strategia per alleggerire il vostro budget familiare e risparmiare soldi per spenderli in maniera migliore. Continue Reading

Condividi:

Sostenibilità Paesi Ocse: L’Italia retrocede al 28° posto

Dal 2007 la società di gestione Degroof Petercam Asset Management (DPAM), effettua ogni sei mesi la sua classifica che valuta la sostenibilità dei 34 Paesi membri dell’Ocse in base alla media delle posizioni in cinque aree principali: (i) trasparenza e valori democratici, (ii) ambiente, (iii) istruzione, (iv) popolazione, sistema sanitario e distribuzione della ricchezza, (v) economia. Lo scopo è definire l’universo di investimento del fondo obbligazionario governativo SRI DPAM L Bonds Government Sustainable, dal quale vengono esclusi quei Paesi che occupano la metà inferiore della classifica. Continue Reading

Condividi:
0

Earth Overshoot Day 2014: Da oggi il pianeta è in rosso

GFN-Quadrants graph 140808 senza contorno bianco

Il 19 Agosto è l’Earth Overshoot Day (il giorno del superamento): il giorno in cui la nostra Impronta Ecologica supera il budget annuale del nostro pianeta.

Ci sono voluti meno di otto mesi per far sì che l’umanità abbia esaurito l’intero budget di tutto l’anno e sia andata in una situazione di deficit ecologico. Tutto questo secondo i calcoli del Global Footprint Network, un centro di ricerca internazionale sulla sostenibilità con uffici in Nord America, Europa e Asia.

Il Global Footprint Network  ha lo scopo di portare i limiti ecologici al centro dei processi decisionali grazie al progressivo miglioramento dell’indicatore “Impronta Ecologica”, uno strumento per la gestione delle risorse che misura quanta natura abbiamo, quante ne usiamo e chi usa cosa. Ogni anno, il Global Footprint Network che conosce l’ammontare annuale della produzione sostenibile terrestre, è in grado di calcolare il numero di giorni di quell’anno “coperti” dalla biocapacità della Terra. Il resto dell’anno corrisponde all’Overshoot.

L’Earth Overshoot Day pubblicizza la data in cui l’impronta dell’umanità in un certo anno supera la capacità rigenerativa della Terra di quell’anno, calcolato dividendo la biocapacità mondiale (la quantità di risorse rinnovabili che la Terra è in grado di generare quell’anno), con l’impronta ecologica mondiale (la domanda dell’umanità per quell’anno), e moltiplicando per 365, il numero di giorni del 2014:
(biocapacità mondiale/ Impronta Ecologica mondiale) x 365 = Earth Overshoot Day. 
 Dal 2000, secondo i calcoli del Global Footprint Network, l’entità del superamento è cresciuta e di conseguenza, l’Earth Overshoot Day si é spostato da inizio ottobre 2000 al 19 agosto di quest’anno.

“Il problema del superamento della capacità rigenerativa sta diventando una sfida caratteristica del 21° secolo. E’ sia un problema ecologico che economico” ha detto Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network e co-creatore dell’Impronta Ecologica, un sistema scientifico di contabilità delle risorse. “Le nazioni con deficit di risorse e basso reddito sono particolarmente vulnerabili. Anche i paesi ad alto reddito che hanno avuto la possibilità economica di proteggersi dagli effetti più diretti generati dalla loro dipendenza dalle risorse devono rendersi conto che devono trovare una soluzione a lungo termine per superare tale dipendenza prima che diventino problemi troppo grandi rispetto alle loro capacità economiche”.

Nel 1961, l’umanità usava solo tre quarti della capacità della Terra di generare cibo, fibre, legname, risorse ittiche e di assorbire i gas che generano effetto serra. La maggior parte delle nazioni aveva una biocapacità più grande della loro rispettiva Impronta. Verso l’inizio degli anni settanta, la crescita economica e demografica hanno aumentato l’Impronta Ecologica dell’umanità portandola ad un livello più grande della capacità di produzione rinnovabile del pianeta : siamo quindi andati in una situazione di superamento ecologico.

Oggi, l’86% della popolazione mondiale vive in nazioni che richiedono alla natura più di quanto i loro ecosistemi nazionali riescano a produrre. Secondo i calcoli del Global Footprint Network, oggi ci sarebbe bisogno di 1.5 Terre per produrre le risorse ecologiche rinnovabili necessarie per sostenere l’Impronta attuale dell’umanità. Proiezioni moderate riguardanti la popolazione, l’energia e il cibo indicano che l’umanità potrebbe richiedere la biocapacità di tre pianeti ben prima della metà di questo secolo. Questo potrebbe essere fisicamente irrealizzabile.

I costi della nostra spesa ecologica eccessiva stanno diventando sempre più evidenti. L’interesse che stiamo pagando sul crescente debito ecologico che si concretizza in deforestazione, scarsità di acqua dolce, erosione del suolo, perdita di biodiversità e accumulo di CO2 nella nostra atmosfera va di pari passo con i crescenti costi umani ed economici.

I governi che ignorano i limiti delle risorse nel loro processo decisionale potrebbero mettere a rischio la loro performance economica a lungo termine. In tempi di persistente “overshoot”, quei paesi che si trovano in situazione di deficit di biocapacità si renderanno conto che la riduzione della loro dipendenza dalle risorse coincide con i loro interessi. Al contrario, i paesi che sono dotati di riserve di biocapacità hanno un forte incentivo a preservare questi beni ecologici che costituiscono una crescente vantaggio competitivo in un mondo caratterizzato da vincoli ecologici sempre più stringenti.

A fronte di tutto ciò un crescente numero di nazioni si sta attivando in vari modi:

  • Le Filippine stanno per adottare l’Impronta Ecologica come indicatore per le loro politiche nazionali, il primo paese nel sud-est asiatico a farlo, attraverso il loro Land Use Act Nazionale. Questa legge, la prima del suo genere nelle Filippine, è stata pensata per proteggere i territori dallo sviluppo caotico e per pianificare l’utilizzo e la gestione delle proprie risorse fisiche. I legislatori stanno quindi cercando di integrare l’Impronta Ecologica nella politica nazionale, ponendo il tema dei limiti delle risorse al centro del processo decisionale.
  • Gli Emirati Arabi Uniti, un paese ad alto reddito, intendono ridurre in modo significativo la loro Impronta Ecologica pro capite, uno delle più alte al mondo, a partire dalle emissioni di carbonio. Il loro Standard per l’efficienza energetica nell’illuminazione comporterà solo prodotti ad alta efficienza per l’illuminazione interna che saranno disponibili su tutto il territorio entro la fine di quest’anno.
  • Il Marocco è interessato a collaborare con il Global Footprint Network per il riesame, basato sull’Impronta Ecologica, del “Plan Maroc Vert”, una strategia nazionale di 15 anni per lo sviluppo sostenibile in agricoltura. Il Marocco è anche interessato a collaborare con il Global Footprint Network per valutare complessivamente in che misura il piano contribuisce alla sostenibilità del settore agricolo, nonché alla transizione verso la sostenibilità dell’intera società.

Indipendentemente dalle specificità di un paese, incorporare il rischio ecologico nella pianificazione economica e nella strategia di sviluppo non è solo un atto di lungimiranza, è un atto necessario ed urgente. Per calcolare la propria Impronta ecologica e sapere cosa si può fare per ridurla, andare su:

http://www.footprintnetwork.org/calculator  dove si trova anche una versione adattata alla realtà italiana.


L’overshoot prima o poi si concluderà, che ci piaccia o no. L’unica alternativa che abbiamo è tra toglierci da questa situazione per scelta o a causa di disastri. Se optiamo per la scelta, tutti noi, come individui, ma anche come città, nazioni, umanità intera, possiamo agire. Significa sviluppare e implementare strategie sostenibili per invertire la tendenza al sovra-sfruttamento ecologico garantendo allo stesso tempo il benessere delle persone. Qui è dove entra in gioco l’indicatore dell’impronta ecologica, che può essere utilizzato a supporto dei processi decisionali e per un calcolo preventivo degli effetti delle nostre strategie nel contrastare le tendenze dell’overshoot. La questione della scelta è in definitiva questa per l’umanità: come vivere bene disponendo di un ettaro a persona (in modo da lasciare spazio ad altre specie e da poter accogliere una popolazione probabilmente più numerosa in futuro). E’ una questione di pianificazione. I punti principali di intervento riguardano il modo di alimentarci (meno prodotti animali, per esempio, meno rifiuti alimentari, cibo meno elaborato), dove e come siamo alloggiati (micro-case, in posizione centrale, ad alta efficienza energetica, con il supporto di energie rinnovabili), i nostri sistemi di trasporto (distanze brevi, a piedi o in bici, evitare l’uso di aerei) e le dimensioni delle famiglie (un figlio per famiglia riduce la pressione della popolazione sull’ambiente, due figli la mantengono, tre la incrementano portando a un aumento del 50 per cento della popolazione nell’arco di 20-25 anni, approssimativamente il doppio del tasso di crescita della popolazione mondiale attuale, ma anche il doppio del tasso di crescita della popolazione indiana)”. Mathis Wackernagel – fondatore e attuale presidente del Global Footprint Network

Condividi:
0

La casa del futuro è Made in Italy



L’Italia vince le Olimpiadi dell’architettura sostenibile, la competizione biennale in cui gareggiano i migliori progetti residenziali delle università di 20 Paesi, con RhOME for denCity.

La casa ecosostenibile, Rhome for denCity, ideata da Chiara Tonelli, insegnante di Tecnologia dell’architettura alla facoltà di Architettura dell’università Roma Tre, è dal team di 50, tra studenti, ricercatori e professori di Architettura, Ingegneria ed Economia di Roma Tre, ha vinto il Solar Decathlon Europe 2014, i Mondiali di bioarchitettura. Sono gli unici italiani selezionati tra centinaia di progetti provenienti da tutto il mondo.

Al secondo posto si è classificato un team francese che ha sviluppato il concetto della città fertile, incorporando l’attività agricola nel quadro urbano con il suo modulo Philéas, creato per riabilitare uno stabilimento industriale dismesso. Al terzo posto sono arrivati gli olandesi che hanno puntato a ingegnerizzare una “pelle” per avvolgere le case, The Skin, un involucro pensato per aggiungere spazio alle tipiche case olandesi, rendendole completamente autonome dal punto di vista energetico.

RhOME significa “A home for Rome (“Una casa per Roma”)” spiega Chiara Tonelli, “è stata pensata per Roma, per il parco di Tor Fiscale, con la sua baraccopoli e i suoi monumenti, ma è replicabile e trasportabile in tutte quelle realtà urbane di periferia oggi abbandonate e degradate”. Costruita in legno certificato a basso impatto ambientale; 65 metri quadrati di comfort e tecnologie applicate, dotate di illuminazione naturale e artificiale di avanguardia, con una forte attenzione alla qualità dell’aria interna per garantire il massimo comfort e la massima salubrità. Una casa architettonicamente bella, pensata per mettere assieme sobrietà ecologica e qualità del design. Il risultato è una casa trasportabile in treno, conveniente e minimale.

La “casa italiana”, è concepita in modo da consentire la massima flessibilità, con la possibilità di modificare e far crescere l’alloggio a seconda delle esigenze del momento. “La proposta abitativa di RhOME mira non solo a sviluppare un progetto architettonico a impatto zero, che produce più energia di quanta ne consumi, ma anche a liberare dall’abusivismo le aree archeologiche, come gli acquedotti romani, a favore di una nuova aggregazione urbana sostenibile”, illustra Chiara Tonelli. “La Casa” in realtà è un concentrato di efficienza energetica, innovazione, sostenibilità, design e bellezza. Sessanta metri quadrati più due loggette esterne fatte di materiali ecocompatibili, ispirati al massimo del risparmio energetico, ma anche dei consumi, per produrre più energia di quanta se ne usi, seguendo il principio delle 5 R: rigenerazione urbana, relazione tra cittadini, rapidità di costruzione, riduzione di impatto ambientale, riuso.

I principali vantaggi, quindi, consistono nel risparmio economico ed energetico, nella salvaguardia del territorio ancora non costruito, nell’ottimizzazione delle infrastrutture preesistenti e nel miglioramento delle relazioni sociali. Una casa di questo tipo costa 1.032 euro al metro quadro, inclusi gli arredi fissi. “Sarebbe perfetta come casa popolare e per Roma soprattutto” dice la Tonelli. Ma nessuno delle istituzioni locali e nazionali ancora se n’è accorto.

North-East facade_photo by Lorenzo Procaccini

Condividi: