Sanità, Italia ultima in Europa

salute-sanita

L’Italia è penultima nell’Ue-14, a pari merito col Portogallo, per efficienza e appropriatezza dell’offerta sanitaria e per capacità di risposta del sistema sanitario ai bisogni di salute. Sul fronte della qualità dell’offerta sanitaria siamo in linea con l’Europa mentre sul fronte dello stato di salute mostriamo (ancora) performance migliori della media europea. Questi i principali dati pubblicati dall’annuale report “Meridiano Sanità Index” elaborato da The European House–Ambrosetti.

Stato di salute della popolazione, qualità dell’offerta sanitaria e responsivnesss del sistema; capacità di risposta del sistema sanitario ai bisogni di salute; efficienza/appropriatezza dell’offerta sanitaria, questi i 4 indicatori dell’ormai famigerato Meridiano Index che valuta i sistemi sanitario. Secondo i 4 indicatori, a livello europeo a guidare la classifica è la Svezia, seguita da Paesi Bassi, Finlandia e Francia. Italia al terz’ultimo posto subito prima di Portogallo e Grecia.

meridiano-sanita-index

Nel nostro Paese si spende una quota inferiore rispetto al PIL (6,9% del PIL rispetto ad una media europea del 7,4%1) e la spesa media – pubblica e privata – per abitante è molto più bassa (2.951 euro rispetto ad una media di 3.774 euro, a parità di potere di acquisto). A fronte della performance media dell’Italia nel confronto europeo, si registrano forti difformità a livello regionale. L’Emilia Romagna (7,2) e la Lombardia (7) occupano le prime 2 posizioni. Seguono Trentino Alto Adige e Toscana con un punteggio pari rispettivamente a 6,9 e 6,7. Le Regioni del Sud ottengono valori inferiori alla media nazionale.

Dal punto di vista dello stato di salute, anche se l’Italia si posiziona ancora tra i primi posti in Europa, si evidenziano alcuni campanelli d’allarme. Nel 2015 per la prima volta in 10 anni è diminuita la speranza di vita alla nascita, il tasso di mortalità è stato il più alto dal dopoguerra ad oggi e, inoltre, continuano a calare gli anni vissuti in buona salute.

In aggiunta al fenomeno dell’invecchiamento demografico, oggi l’Italia deve affrontare altre importanti sfide per la salute delle persone. La sfida di gran lunga più importante per i sistemi sanitari e sociali è quella delle patologie croniche che rendono necessaria una specificità di organizzazione e un impegno di risorse molto importanti. Oggi il 38% della popolazione ha almeno una patologia cronica, valore che sale a 74,8% nella popolazione tra i 65 e i 74 anni e supera l’85% negli over 75.  Aumentano i fattori di rischio delle patologie croniche sia tra i bambini che tra gli adulti. Diversi fattori di rischio concorrono all’insorgenza di patologie croniche. Se si esclude l’età e l’ereditarietà – fattori di rischio non modificabili – si può agire su tanti altri aspetti: alimentazione, attività fisica, consumo di tabacco i quali, a loro volta, influiscono su altri fattori di rischio intermedi (ad esempio: ipertensione, glicemia, ipercolesterolemia, sovrappeso e obesità). Tra le principali malattie croniche figurano l’Alzheimer, le cardiopatie ischemiche, i disturbi respiratori cronici, il diabete e i tumori. Queste patologie si configurano come quelle a più alto impatto per il sistema perché caratterizzate oggi dai maggiori tassi di mortalità, numero di anni di vita sana perduti per disabilità (DALY) e costi socio-sanitari ad essa associati.

Nel 2030, in Italia:

‒ Le cardiopatie ischemiche saranno ancora la prima causa di morte (oltre 100 mila decessi) e la seconda per anni di vita sana perduti per disabilità (DALY).
‒ La prevalenza del diabete raddoppierà (da 3,3 a 6,1 milioni di persone) e la mortalità aumenterà del 35%.
Moriranno di Alzheimer 87 mila persone (+28% rispetto a oggi) e i costi socio-sanitari passeranno da 6 a 12 miliardi di euro.
‒ Ci saranno circa 5 milioni di persone con una diagnosi di tumore, con un aumento di sopravvivenza che supererà il 60% e la conseguente cronicizzazione della malattia.

Inoltre l’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di utilizzo di antibiotici sia in ambito ospedaliero che extra ospedaliero e inoltre è il Paese europeo con il più alto livello di disinformazione (secondi i dati Eurobarometer). Queste sono alcune delle cause che portano l’Italia ad essere tra i Paesi europei con il maggior livello di resistenza agli antibiotici.

A fronte di tutte queste sfide, che minacciano la sostenibilità del SSN, l’intero sistema di welfare e la capacità di crescita economica, occorre investire di più in sanità. Allo stato attuale, il modello di previsione della spesa sanitaria su PIL di Meridiano Sanità stima al 2050 un rapporto spesa sanitaria/PIL pari al 9,2%. L’investimento in prevenzione ha un impatto positivo sulla spesa sanitaria; il modello di previsione di Meridiano Sanità ha altresì stimato che un euro investito in prevenzione genera 2,9 euro di risparmio nella spesa per prestazioni terapeutiche e riabilitative e che l’orizzonte temporale nel quale l’investimento in prevenzione manifesta i suoi impatti sulla spesa per prestazioni curative e riabilitative, in percentuale della spesa sanitaria totale, è di 10 anni.

Ad oggi l’Italia spende in prevenzione 98,4 euro pro-capite. Se il nostro Paese investisse quanto la Germania (126,4 Euro) la spesa sanitaria al 2050 sarebbe l’8,7% del PIL con un risparmio di 4 miliardi di Euro l’anno.

Condividi:

Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”