“Un popolo affamato non ascolta ragioni, né gl’importa della giustizia e nessuna preghiera lo può convincere”. Lucio Anneo Seneca
Alcuni, ormai molti, milioni di affamati (disoccupati, cassaintegrati, indebitati, disperati) costituiscono un pericolo, un grosso pericolo. Allora ogni tanto ci danno qualche contentino, un po’ di minestra riscaldata, di plastica (abolizione Imu, falsi decreti del DIS-fare, un nuovo e originale partito) per cercare di “sfamarci”. Ma ormai la nostra fame è troppa e la minestrina non basta più. La rabbia è tanta, i diritti dei cittadini vengono quotidianamente ignorati e accantonati dai politicanti.
O incominciano a darci dall’antipasto al dolce, bevendo comprese, oppure sono cazzi loro!
Oggi ci troviamo di fronte a un periodo di forte crisi economica e sociale, che trova uno sfogo in cieche fedi politiche, in ideologie aggressive, in cui si affermano i propri bisogni in maniera violenta, attaccando il diverso, lo straniero, il musulmano. Proprio come ai tempi del fascismo e del nazismo hitleriano.
La storia ci ha insegnato che un popolo affamato è molto pericoloso… Ricordatevelo!
“Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati tiranni. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendano gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia”. Platone
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