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Emissioni truccate: Le Case automobilistiche ingannano i loro clienti

Mind-the-gap

In Europa, secondo i dati dello studio condotto dall’European Federation for Transport and Environment AISBL, più della metà delle nuove auto sono a diesel. Sui 10 milioni di auto diesel vendute complessivamente lo scorso anno, 7,5 milioni sono stati acquistati in Europa. Dal 2009, anno in cui secondo l’accusa Volkswagen iniziò a manipolari i suoi test, sono stati venduti in Europa oltre 40 milioni di auto diesel, un sesto di tutte le auto attualmente in circolazione. La questione delle emissioni truccate non è solo una faccenda che riguarda la Volkswagen ma quasi tutte le marche, da Bmw a Mercedes, da Toyota a Peugeot, passando per Renault.

Nello studio si sottolineano le enormi differenze tra i dati dei test e quelli del mondo reale. Il gap è diventato un abisso: in termini numerici, si è passati da una distanza dell’8% nel 2001 a una del 31% nel 2012, fino ad arrivare al 40% nel 2014. E questo divario, senza lo scandalo Volkswagen, sarebbe arrivato a quasi il 50% entro il 2020. Qualche esempio? L’Audi A8 TDI testata in europa emette ossido di azoto 21.9 volte superiori al dichiarato su strada; la BMW X3 td 9.9 volte tanto, la Opel Zafira Tourer, 9.5 volte tanto, la Citroen C4 Picasso 5.1 volte il dichiarato.

Il trucco dei test sui rulli

I responsabili di questo studio, proprio per fare chiarezza, affermano: “Il nostro rapporto mostra definitivamente che gli attuali sistemi di prova del veicolo non funzionano e che è necessario arrivare a nuovi test, molto più severi e, soprattutto, realistici, sulla strada e non solo nei laboratori”.

Il sistema di test in Europa infatti è molto meno indipendente rispetto a quello degli Stati Uniti, dove il 10-15% dei nuovi modelli è testato e riprovato dalle stesse autorità americane in laboratori propri. In Europa le Case automobilistiche pagano organizzazioni che effettuano test certificati sui banchi e laboratori delle stesse Case automobilistiche. I test sono poi supervisionati dalle autorità di omologazione nazionale, ma le case automobilistiche “negoziano” per il miglior prezzo con le agenzie di certificazione in tutta Europa e pagano direttamente per i loro servizi. Dal risultato del lavoro dell’ingegnere responsabile della prova dipende il rinnovo del prossimo contratto. Un rapporto quantomeno ambiguo quello dunque che si viene a creare.

Così Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente: “Lo scandalo dei test truccati dalla Volkswagen su alcuni suoi motori diesel apre scenari non soltanto economici. L’impatto sulla salute delle emissioni prodotte dai motori diesel è noto e, da tempo, sotto osservazione. Altre case automobilistiche potrebbero aver manipolato i propri test o sottostimato le emissioni dei veicoli, come già riportato da Transport & Environment negli anni scorsi. E se queste manipolazioni, perpetrate nel tempo, interessassero non solo gli Stati Uniti ma anche altri mercati, come l’Europa, dove il numero delle auto diesel vendute negli ultimi anni è nettamente superiore, le ripercussioni sulla salute e sull’ambiente potrebbero essere ben maggiori di quanto stimato finora”.

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Alla faccia dei lavoratori: La “situazione Husqvarna”

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212 persone rischiano di finire in mezzo alla strada, l’ennesimo saccheggio industriale alla faccia dei lavoratori.

Dal 6 marzo scorso, la proprieta` dell’Husqvarna Motorcycles e` passata dal gruppo BMW alla Pierer Industries. Successivamente, a meno di un mese dall’acquisto, la Pierer Industries ha preso la drastica decisione di chiudere l’azienda, mettendo 212 dipendenti, su un totale di 240, in cassa integrazione straordinaria per cessazione dell’attivita`, senza quindi alcuna possibilita` di ripresa. Tale situazione genera una pesante ricaduta sul personale dipendente e quindi su un territorio, quello varesotto, da sempre ai vertici della produzione economica e gia` oggi alle prese con una pesantissima situazione di crisi economica. Nel caso che abbiamo di fronte, pero`, si tratta di un vero e proprio piano di aggressione industriale da parte di un’azienda straniera al mero scopo speculativo. Lo Stato italiano si trovera` infatti a pagare la cassa integrazione per un anno a 212 persone, perche´ Pierer Industries non ha alcuna intenzione di investire in un piano di rilancio che coinvolga l’Italia. Al contrario, emerge la sola intenzione speculativa di chiudere l’attivita` esistente a Biandronno, per acquisire il prestigioso marchio, scaricando tutti i costi sociali sullo Stato italiano e – cosa gravissima – abbandonando 200 famiglie al loro destino. Non possiamo permettere che questa situazione di spoliazione industriale si compia nell’indifferenza, altrimenti avalleremmo anche per il futuro nuove, disastrose e rapaci azioni speculative da parte di industrie straniere ai danni della nostra economia. Dobbiamo invece difendere e far rispettare un patrimonio imprenditoriale e produttivo costruito con anni di sacrifici, che, anche e soprattutto per regole finanziarie non condivisibili, oggi si trova ad essere facile oggetto di saccheggio industriale. Per voce degli stessi sindacati non si ricorda un caso del genere in provincia di Varese. Si tratta di un comportamento mai visto, neppure nei difficili anni Ottanta, anni di ristrutturazione industriale pesante. KTM ha deciso tutto unilateralmente, scavalcando tutte le parti sociali e senza ricercare alcun accordo. I rappresentanti di Pierer Industries hanno dato evidenza di essere privi di un piano industriale per la produzione di motociclette a Biandronno ed e` evidente quindi che i veri argomenti, che non esito a denunciare come speculativi, non possono che essere apertamente dichiarati dalla nuova proprieta`. Di questa situazione deve essere interessato anche l’Antitrust europeo perche´ sono in gioco temi delicatissimi come la concorrenza e il mercato. Si tratta in effetti di un vero saccheggio industriale. La domanda che oggi si fanno tutti, a partire dai lavoratori, e` perche´ KTM ha acquistato l’11 marzo scorso da BMW un’azienda che continua a perdere da anni milioni di euro e da due mesi a questa parte nulla e` stato presentato, ne´ un piano di rilancio industriale ne´ altro, al solo scopo – a questo punto chiaro – di una speculazione industriale. La risposta quindi e` evidente. Si tratta di un saccheggio a fronte del quale non possiamo certo rimanere indifferenti. L’unico obiettivo e` quello di appropriarsi di un marchio prestigioso da utilizzare per nuove linee produttive all’estero. Devono essere quindi chiariti i propri intenti da parte di BMW, a partire dai milioni di euro spesi da BMW in questa azienda, con costi di consulenza che hanno addirittura superato l’intero valore della remunerazione dei lavoratori, per non parlare dei costi delle forniture, che sono stati via via periodicamente e costantemente trasferiti all’estero. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa realtà.

 

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