Il suolo è un corpo delicatissimo che ci fornisce servizi e benefici preziosissimi (cibo, acqua, aria, biodiversità, eccetera) senza i quali moriamo. Non è una risorsa rinnovabile, ma un bene comune: ha bisogno di cinquecento anni per crescere di 2,5 cm (in Italia si perdono 8 mq di suolo fertile al secondo). Dal 1985 ad oggi sono stati cancellati dal cemento oltre il 56% delle coste italiane. È tra le risorse più importanti e fragili che abbiamo. Ma del suolo sappiamo pochissimo! Continue Reading
bene comune
I veri guerrieri
Toro Seduto era noto come un grande guerriero e in tarda età divenne una guida spirituale. Ecco cosa diceva questo grande personaggio della Storia sulla nuova società che stava avanzando, e che ben presto sterminò non solo la sua razza, ma quella di un intero continente. Si può essere guerrieri senza bisogno di uccidere.
“Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perchè nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica se stesso per il bene degli altri. È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell’umanità”.
Toro Seduto, Tatanka Yotanka (1831 – 1890) Capo tribù dei Hunkpapa Sioux (Lakota)
H.G. Wells e la distruzione dello stato nazionale sovrano
H.G. Wells, fondatore e stratega della Round Table britannica, scrisse nel 1928 il libro intitolato “The Open Conspiracy: Blue Prints for a World Revolution“ (La cospirazione aperta: modelli di una rivoluzione mondiale New York: Doubleday, Doran and Company). In quest’opera Wells, più noto al pubblico per i suoi libri di fantascienza, presenta la ricetta per instaurare un unico governo mondiale, un’impresa che, anche nell’arco di più generazioni, prevede il reclutamento degli individui e l’allestimento delle istituzioni che occorrono per costituire il “direttorato” mondiale di “un nuovo ordine mondiale”. A Wells non interessa avversare il fascismo o il comunismo perché questi due fenomeni sono da lui reputati solo degli esperimenti del “nuovo ordine”, o sue espressioni immature, che saranno superati dal nuovo ordine fondato sulle sue idee.
“La Cospirazione Aperta non è tanto una forma di socialismo — chiosa Wells — quanto un progetto più ampio che ha fagocitato e assimilato tutto ciò che c’era di digeribile nei suoi predecessori socialisti”. Poi arriva anche a suggerire che i giovani dovrebbero essere cooptati nella Cospirazione Aperta attraverso organizzazioni come “i Fasci in Italia”. La Cospirazione Aperta ha un unico scopo, che non è né di destra né di sinistra: la distruzione dello stato nazionale sovrano.
Wells la mette così: “Questa è la mia religione … Questo libro espone nella forma più piana e chiara possibile le idee essenziali della mia vita, le prospettive del mio mondo. Gli altri miei scritti, con rare eccezioni, non fanno che esplorare, sperimentare, illuminare, commentare e infiorare la questione essenziale che cerco di mettere a nudo fino alle sue fondamenta e di esporre inequivocabilmente … Questi sono gli scopi che mi guidano ed i creteri di tutto ciò che faccio … è un piano per tutti i requisiti umani”.
Wells espone i mezzi con cui conta di raggiungere tre scopi ripugnanti, naturalmente in nome della necessità di porre fine alla guerra ed alla povertà, e di “salvare” l’uomo da sé stesso:
1) Porre fine per sempre allo stato nazionale e sostituirlo con un governo mondiale retto da un’élite Atlantica: “La Cospirazione Aperta si fonda sul disdegno nei confronti dell’idea di nazione, e non c’è motivo per cui essa dovrebbe tollerare governi nocivi o avversi mantenutisi in questo o quel territorio umano. Rientra nei poteri delle comunità atlantiche imporre la pace sul mondo e garantire libertà di movimento e di parola da un capo all’altro del mondo. Su questo la Cospirazione Aperta deve insistere”. Wells poi spiega meglio: per porre fine alla guerra la Cospirazione Aperta potrebbe dover ricorrere alla guerra. L’impegno alla pace mondiale ed alla fine dei conflitti, spiega, non significa l’abolizione degli eserciti, dei soldati e dei mezzi militari. Quello che c’è da vedere, aggiunge, è a chi saranno fedeli questi guerrieri. La Cospirazione Aperta dovrà avvalersi di guerrieri “illuminati”: “Fin dall’inizio la Cospirazione Aperta si schiera apertamente contro il militarismo … ma ripudiare per principio il servizio militare … non comporta necessariamente negare la necessità dell’azione militare a vantaggio del bene comune mondiale, per sopprimere il brigantaggio delle nazioni, né intende impedire l’addestramento militare dei membri della Cospirazione Aperta, … La nostra lealtà al governo attuale, diremo, dipende dal suo comportamento sano ed adulto”.
2) Controllo demografico secondo i limiti stabiliti da un “direttorato mondiale” creato dalla stessa élite. I mezzi usati per limitare la crescita democrafica sono quelli della “scienza” (eugenetica, sterilizzazione, e controllo delle nascite) e il completo controllo economico da parte del “direttorato” sulla generazione del credito e sulla distribuzione di cibo, acqua e abitazioni. La Cospirazione Aperta “si rivolge alla biologia per … la regolazione della quantità e della distribuzione controllata della popolazione mondiale”. E senza un controllo di questo tipo l’umanità è spacciata. Così, al posto del Bene Comune, come ad esempio auspicato dalla Costituzione degli USA, Well propone una forma di welfare selettivo in cui il direttorato mondiale elimina la crescita demografica al fine di perfezionare la razza. Questa non è soltanto una necessità materiale, spiega Wells, ma di natura più profonda giacché sotto la Cospirazione Aperta l’uomo “non sarà lasciato con la sua anima intricata, perseguitato da paure mostruose e irrazionali e preda di impulsi malvagi … Si sentirà meglio, sarà meglio disposto, penserà, vedrà, gusterà, e ascolterà meglio dell’uomo di oggi. E tutte queste cose sono semplicemente possibili per lui. Esse ora sono al di fuori dei suoi desideri tormentati, lo eludono e canzonano, perché a determinare la sua vita sono il caso, la confusione e lo squallore. Tutti i doni del destino per lui sono inibiti e sfuggenti. Deve continuamente sospettare e temere”.
3) Eliminare per sempre “l’illusione” che l’uomo sia fatto ad immagine di Dio, e che come tale, abbia la capacità di compiere il bene. Piuttosto, sostiene Wells, l’uomo è un “animale imperfetto”: geloso, furioso, molto irrascibile, e “di cui non c’è fidarsi nell’oscurità”. “L’uomo è un animale malvagio”, afferma Wells, con una “comune disposizione ad essere stupido, indolente, abitudinario e protettivo”. Nell’uomo gli impulsi creativi sono ben più deboli “di quelli decisamente distruttivi”. Ribadendo che la natura umana è distruttiva Wells spiega: “Costruire è cosa lunga e laboriosa, comporta interruzioni e delusioni, mentre distruggere dà una forte eccitazione istantanea. Tutti sappiamo quanto piace il colpo risolutivo. Questi impulsi debbono essere controllati dal direttorato mondiale”. Wells giunge ad articolare la sua nuova religione in sei “requisiti essenziali di base”:
“1. La completa ammissione, pratica oltre che teorica, della natura provvisoria dei governi esistenti e della nostra subordinazione ad essi;
“2. La determinazione a limitare in ogni modo possibile la possibilità che questi governi alimentino conflitti e impieghino individui e risorse a scopo militare, e che essi interferiscano con l’instaurazione di un sistema economico mondiale;
“3. La determinazione a sostituire alla proprietà privata, locale o nazionale, del credito, dei trasporti e della produzione dei generi essenziali, un direttorato mondiale responsabile che serva i fini comuni della specie;
“4. Il riconoscimento pratico della necessità di controlli biologici mondiali, ad esempio della popolazione e delle malattie;
“5. Assecondare un minimo di libertà individuale e di benessere nel mondo;
“6. Il dovere supremo di subordinare la vita personale alla creazione di un direttorato mondiale all’altezza di questi compiti e di promuovere il progresso generale della conoscenza, della capacità e del vigore dell’umanità”.
Nel ricapitolare infine questi requisiti essenziali Wells attacca esplicitamente la qualità essenziale dell’anima umana, quella qualità che distingue l’essere umano dall’animale. Sostiene infatti che gli adepti della Cospirazione Aperta “ammettono che la nostra immortalità è condizionata e si colloca nella specie e non nella nostra essenza individuale”. Dopo aver letto la Cospirazione Aperta Bertrand Russell, anch’egli esponente della Tavola Rotonda britannica, scrisse a Wells affermando: “Non credo che vi sia nient’altro con cui potrei dirmi più completamente d’accordo”.
Una continuità ininterrotta
Gli obiettivi principali della cospirazione di Wells, per sua ammissione, sono “gli Stati Uniti e gli Stati dell’America Latina”. In questi paesi, spiega Wells, “non è così radicato quel guazzabuglio composto di tradizioni, di fedeltà, di classi privilegiate, di patrioti ufficiali … che è proprio delle comunità della vecchia Europa”. Anche la Russia è vista da Wells come un elemento molto importante da inglobare nella Cospirazione Aperta. Egli arriva ad affermare che, nonostante l’impegno formale verso il “proletariato” ostentato dall’Unione Sovietica, la Cospirazione Aperta “potrebbe governare a Mosca … prima che a New York”.
All’America Wells attribuisce un’importanza impareggiabile a motivo della sua crescente potenza economica. Per lui il Sistema Americano di Economia Politica, la politica economica di Alexander Hamilton, è il vero nemico della Cospirazione Aperta, e delle grande finanza. Nel 1928 scrisse: “Le industrie americane non hanno più alcuna giustificazione pratica per la protezione, la finanza americana starebbe meglio senza di essa”, ma senza un successo della Cospirazione Aperta, spiega, questo protezionismo persisterà tenacemente. Non c’è dubbio che le istituzioni create in America soprattutto attorno a Yandell Elliott e Robert Strausz-Hupe, corrispondono completamente alle specificazioni elencate da Wells per porre fine al Sistema Americano. Alla scuola di questi due esponenti dell’eredità della Confederazione Sudista, si formarono i personaggi che hanno deciso gran parte della politica estera e strategica degli Stati Uniti nell’ultimo trentennio.
Le istruzioni di Wells agli adepti della sua “nuova religione” continuano così:
“Attraverso speciali organizzazioni ad hoc, società per la promozione della ricerca, centri studi della difesa, per la catalogazione mondiale, per la traduzione di documenti scientifici, per la diffusione della nuova conoscenza, il surplus delle energie degli aderenti alla cospirazione aperta possono essere dirette verso fini completamente creativi e si può costruire una nuova organizzazione mondiale” per sostituire, ma inglobandole, “care vecchie istituzioni come la Royal Society di Londra, le varie Accademie delle Scienze europee ecc. che oggi sono diventate inadeguate…”
Scrivendo la Cospirazione Aperta Wells si riprometteva di reclutare una rete mondiale di cospiratori capaci di operare, entro gli ambiti nazionali, a favore della sovversione globale di tutti gli stati nazionali, a favore della riduzione “scientifica” delle popolazioni di pelle scura, e affermare il dominio di una oligarchia mondialista sotto la leadership anglo-americana.
“L’opera politica della Cospirazione Aperta” scrive Wells, “va condotta su due livelli impiegando metodi completamente diversi. La sua principale idea politica, la sua strategia, è indebolire, dissolvere, incorporare o superare i governi esistenti … Benché un paese o un distretto rappresenti una ripartizione inopportuna e sia destinata alla fine ad essere assorbita in un sistema di governo più ampio ed economico, questo non vuol dire che la sua amministrazione non debba essere condotta intanto a cooperare con gli sviluppi della Cospirazione Aperta”. Quindi, continua Wells, nessuno dev’essere escluso dalla Cospirazione Aperta, vuoi per motivi di classe, di attività o di nazionalità. Piuttosto: “La Cospirazione Aperta dev’essere sostanzialmente eterogenea. Giovani uomini e donne possono essere raccolti in gruppi organizzati in maniera non dissimile dai Sokols boemi o dai Fasci italiani …”
Quando la Cospirazione Aperta di Wells apparve nelle librerie, istituzioni come il Rhodes Trust, la Tavola Rotonda, la Società Fabiana, il Royal Institute of International Affairs, e la sua succursale newyorkese del Council on Foreign Relations erano già pienamente impegnati a reclutare le schiere degli agenti, agenti di influenza e agenti provocatori sotto lo stendardo multicolore della cospirazione mondialista. L’opera di Wells non fece che focalizzare queste forze chiarendo nel modo migliore gli obiettivi a lungo termine e sottolineando la necessità di reclutare i migliori e i più brillanti — non importa quanto corrotti —, coloro che Wells chiamava “la minoranza seria”. Evidentemente questa cospirazione è oggi quanto mai viva, e il suo nome è “globalizzazione”.
Michele Steinberg
Valorizziamo la Bellezza
La bellezza è la principale caratteristica che il mondo riconosce all’Italia. È la nostra dote, la nostra ricchezza. Individuarla, tutelarla, crearne di nuova è la chiave per immaginare un futuro oltre la crisi. Perchè questo diventi realtà è necessario non solo investire risorse per contrastare il degrado, l’abbandono, il consumo insensato del territorio: la vera sfida è ricostruire il concetto di bene comune, l’orgoglio dell’appartenenza e della partecipazione alla vita collettiva. Per questa ragione Legambiente lancia il premio “Sterminata Bellezza”.
Il Premio Sterminata Bellezza vuole valorizzare esperienze e idee che guardano al futuro del nostro Paese, sempre in bilico fra lo sterminio della bellezza e il riconoscimento di un patrimonio di bellezza materiale e culturale sterminata che si estende nella storia e che è ancora capace di generare identità e talento, che tutto il mondo ci riconosce. La sfida che abbiamo davanti non è solo conservarla, contrastando la bruttezza che in questi ultimi decenni ha modificato i nostri territori, ma di produrne di nuova, quale risorsa primaria per dare qualità al futuro proiettarci oltre questa crisi.
Legambiente nel 2013 ha proposto una Legge per la bellezza che declina nuove prospettive e azioni per ridare valore allo sviluppo a partire da un nuovo modello di gestione dei territori e di coinvolgimento delle comunità. Non parliamo solo di un Paese desiderabile, ma di un Paese che sappiamo che già c’è e che produce e sa produrre bellezza nei territori, nelle città, nelle comunità, nelle imprese. Lo scopo del presente bando è quello di far emergere le esperienze e le persone che hanno dato vita a nuova bellezza, al fine di valorizzarne i processi che hanno reso possibile questo percorso di qualità e renderli condivisibili e riproducibili in altre realtà. A queste esperienze e ai soggetti produttori di bellezza si rivolge il bando articolato in due sessioni:
– generatori di Sterminata Bellezza: premia quei processi territoriali già esistenti capaci di produrre virtuosismi che tengono insieme qualità ambientale e qualità sociale, innovazione e saperi del territorio;
– promotori di Sterminata Bellezza: premia quei soggetti che propongono idee originali e innovative per rispondere a specifici problemi presenti sui territori per il recupero e la generazione di nuova bellezza.
Ogni sessione avrà tre ambiti che rappresentano tre punti di vista, di solito trasversali e integrati, di interpretazione della bellezza, attraverso i quali verranno suddivisi i diversi casi e le idee candidate:
- la bellezza dei gesti, che valorizza esperienze e idee di solidarietà sociale, di impegno civico e di promozione culturale finalizzate al miglioramento della qualità della convivenza, della coesione territoriale e di stili di vita rispettosi dell’ambiente;
- la bellezza dei luoghi, che valorizza esperienze e idee di riqualificazione e riuso dei territori degradati, di custodia e cura dei luoghi, di miglioramento estetico e ambientale degli spazi urbani ed extraurbani e degli spazi pubblici che hanno particolari finalità sociali;
- la bellezza degli oggetti, che valorizza le produzioni e le idee legate a oggetti specifici o servizi innovativi che nascono da una creatività individuale o collettiva e/o dalla capacità di utilizzare saperi tradizionali per rispondere a situazioni problematiche e a bisogni diffusi.
Possono partecipare al premio:
- Pubbliche Amministrazioni, Enti Pubblici (scuole, Camere di commercio…), Fondazioni, imprese no profit, low profit, profit (imprese sociali, associazioni, comitati, fondazioni, organizzazioni di volontariato, società di persone, società di capitali, società cooperative, società consortili, organizzazioni non governative, associazioni di promozione sociale, Onlus).
- cittadini italiani e stranieri, in forma singola o associata (team), residenti o domiciliati in Italia, che abbiano compiuto i 18 anni di età.
Per maggiori informazioni scarica il bando
Etinomia: I nuovi imprenditori etici della Valsusa
“Stiamo provando a portare dei principi etici all’interno dell’attività imprenditoriale. A mettere in atto un sistema nuovo, superare anche il concetto di concorrenza. Porre al centro il bene comune, cercando di superare l’arricchimento personale basato sullo sfruttamento della comunità”. È già strano sentire parole come queste saltar fuori dalla bocca di un imprenditore italiano. Diventa ancor più strano se questo imprenditore vive e lavora in quello che ci viene presentato ogni giorno dai media come una sorta di far west, dove branchi di violenti, facinorosi e terroristi scorrazzano liberamente e compiono i loro atti quotidiani di violenza e intimidazione. Ma facciamo un passo indietro.
C’è un luogo in Italia dove lo Stato spende in media 100mila euro al giorno per la sicurezza, sottoposto ad una sorveglianza massiccia e costante, dove ci sono militari e poliziotti schierati ad ogni angolo. È il luogo più militarizzato d’Italia. Ed è un cantiere. No, se state pensando ad una betoniera, qualche manovale e due vecchietti attaccati alla rete che commentano sdegnati come ai loro tempi quel muro là sarebbe stato più dritto siete fuori strada. Siamo in val di Susa e il cantiere in questione serve alla costruzione di una delle opere più grandi, dispendiose e discusse degli ultimi vent’anni: il tunnel per la nuova linea ad alta velocità Torino-Lione.
La questione è annosa. Quando a metà degli anni Novanta fu presentato il primo progetto i valsusini reagirono con veementi proteste. La loro valle sarebbe stata deturpata da una linea ferroviaria e da un tunnel che avrebbe forato le montagne per risbucare 57 chilometri più in là, in territorio francese. E vi era un rischio enorme di inquinare le falde acquifere di tutto il bacino idrico del torinese, dato che nella roccia che si voleva perforare erano presenti in notevole quantità amianto e uranio. Tutto per realizzare una grande opera che appariva perlopiù inutile, visto che la linea ferroviaria preesistente era sottoutilizzata.
Nasceva allora quello che sarebbe diventato negli anni il movimento più longevo d’Italia, un esempio per le molte realtà sorte successivamente, che avrebbe pian piano esteso la propria visione e si sarebbe evoluto da movimento di opposizione ad un’opera, a movimento di opposizione ad un intero modello sociale, infine a movimento costruttivo e propositivo. Il movimento No-Tav.
Ma questo non lo leggerete sui libri di storia, né sui giornali (perlomeno non sulla maggior parte di essi). Per i media il movimento No-Tav è ancora oggi espressione di un gruppo di violenti retrogradi e affetti dalla famosa sindrome di nimby (acronimo inglese che sta per not in my back yard e che indica la reazione egoistica di chi si oppone alla realizzazione di qualosa solo perché non la vuole “nel proprio giardino”).
È anche per questo che neppure due anni orsono un gruppo di imprenditori locali vicini al movimento No-Tav, stufi di essere continuamente associati alla violenza o nella migliore delle ipotesi additati come lagnoni e distruttivi, si sono uniti per dimostrare che erano in grado di fare ben altro. “Siete contro il progresso, il Tav porterà lavoro e arricchirà la valle!” veniva loro ripetuto costantemente. Ma nella loro visione distruggere l’ambiente non era sinonimo di progresso e far confluire miliardi di euro pubblici nelle mani di pochi privati non era un buon modo per “arricchire la valle”.
Così nel febbraio 2012 è nata Etinomia (il nome è la fusione di “etica” ed “economia”), rete di imprenditori virtuosi. Ci siamo stati. Il camper di Daniel si è fermato in val di Susa per parlare con Daniele Forte, presidente e fra i fondatori di Etinomia. “La genesi stessa del progetto è emblematica. Ci siamo ritrovati attorno al giugno del 2011, eravamo un centinaio di imprenditori. Ci guardavamo intorno e ovunque vedevamo l’immensa ricchezza sociale che il movimento No Tav aveva innescato sul territorio e tra le persone, che si tramutava in gesti di solidarietà fuori dal comune, con esperienze di mutualità, scambio e dono. Così ci siamo detti, ‘sarà mai possibile trasformare tutto ciò in un’esperienza imprenditoriale, far nascere da questo fermento anche un modello imprenditoriale diverso?’”
Un modello, quello che Daniele e gli altri avevano in mente, “che non neghi l’importanza del profitto, ma che al tempo stesso non trasformi il profitto in un demone che condiziona la condotta anche etica. Noi volevamo creare lavoro ma in modo sostenibile, rispettando l’ambiente, i diritti dei lavoratori, la società. Creando allo stesso tempo lavoro di qualità per l’imprenditore e i suoi collaboratori o dipendenti.”
Presto fatto. Quei cento imprenditori che a giugno avevano pensato per la prima volta di mettersi in rete erano già 250 quando l’associazione venne costituita nel febbraio successivo ed oggi sono quasi un migliaio.
L’idea iniziale era semplice. “Facciamo rete e elaboriamo uno strumento che consenta di rintracciare e renda visibili quegli imprenditori che si riconoscono in un certo modo di pensare. Questa idea si è rivelata dirompente, come se imprenditori, gente, associazioni aspettassero questo messaggio da anni! Forse perché la gente la aspettava da un po’”.
Il primo passo è stato decidere i valori comuni: “Il progetto si basa sui valori positivi proposti in questi anni dal Movimento No Tav: in primis, ovviamente, il rifiuto delle Grandi Opere inutili. Dopo aver scritto lo statuto, che è una formalità, abbiamo quindi redatto il nostro manifesto etico che riassume i valori nei quali ci riconosciamo. Chi si iscrive ci racconta la sua storia e ci spiega le sue motivazioni. Se lo sentiamo in linea gli chiediamo se si riconosce nei valori del manifesto.”
Il resto è venuto molto facilmente. “Oggi siamo in tanti; sono le persone stesse che ci danno fiducia e che se devono chiamare un idraulico o un elettricista lo fanno tramite Etinomia, o vogliono che il loro faccia parte della nostra rete. La rete sta funzionando. Gli imprenditori si scambiano prestazioni e la gente chiede sempre più spesso professionisti aderenti ad Etinomia. Collaboriamo con la compagnia di microcredito MAG4, nostra associata, e stiamo cercando di portare una banca di credito cooperativa qua in Val di Susa. Il fatto che questo progetto sia nato in Val di Susa, ovviamente, ci ha agevolato: qui c’era il giusto mix di sensibilità verso certi valori grazie a decenni di lotta e un tessuto imprenditoriale molto vasto che comprende un po’ tutte le figure di imprenditoria tradizionale.”
Dopo l’incontro fra Daniel e Daniele, avvenuto nel settembre 2012, Etinomia ha continuato a crescere. Dal gennaio 2013 ha messo in circolo una sua moneta complementare (funzionante come un buono sconto), il Susino. Ad ottobre invece ha organizzato gli Stati generali del lavoro, un incontro di tra giorni organizzato assieme al movimento No-Tav e aperto a cittadini, intellettuali, imprenditori, rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati, di movimenti, realtà e associazioni attive, provenienti da tutta Italia.
Dai tre giorni sono emerse idee e progetti molto concreti su come dar forza ai circuiti economici locali e alternativi, caratterizzati dalla collaborazione e dal rispetto.
Se questo è un movimento che sa solo protestare, che dire, viva la protesta!
(Fonte italiachecambia)