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Pronto soccorso, lasciate ogni speranza voi ch’entrate!

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La fotografia scattata dal monitoraggio “Lo stato di salute dei Pronto soccorsi italiani” illustrata dal Tribunale per i Diritti del Malato (TDM) della Ong umanitaria Cittadinanza attiva e dalla Società italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu) traccia un desolante quadro della situazione dei Pronto soccorso in Italia. I tempi massimi registrati sono stati: 240 minuti per codici bianchi, 300 per codici verdi e 120 per codici gialli.

La situazione appare ancora oggi molto disomogenea fra strutture del Nord del Centro e del sud soprattutto come conseguenza di un’organizzazione dei servizi di emergenza non ancora standardizzata sul territorio nazionale. Anche all’interno di una stessa regione, con differenze spesso sostanziali di organizzazione del servizio in base alla complessità del servizio, Pronto soccorso, Dea di I o Dea di II livello.

L’indagine, svolta tra il 16 maggio ed il 30 novembre 2015, analizza la situazione di 93 strutture e dà voce a 2944 tra pazienti e familiari intervistati attraverso un questionario. Tante e gravi le criticità emerse, a partire dalle attese per il ricovero: oltre 2 giorni si registrano nel 38% dei Dipartimenti di emergenza urgenza (Dea) II livello e nel 20% nei Pronto soccorso (l’attesa è fino a 48 ore nel 40% dei Pronto soccorso). Fino a 4 giorni di attesa si sono registrati al Policlinico Tor Vergata di Roma, mentre esempio di eccellenza è l’Ospedale di Dolo (Venezia) dove l’attesa per il ricovero è di sole 2 ore. Ed ancora: non viene rispettata la privacy di 1 paziente su 3, solo in 6 strutture su 10 si presta attenzione al dolore dei pazienti, gli spazi dedicati al malato in fase terminale esistono in poco più di 1 Pronto soccorso su 10 (13%), sono pochi gli spazi per le attese “attrezzati” per i bambini, quasi assenti le barriere architettoniche, mentre molto presenti sono quelle sensoriali (meno del 10% delle strutture ha accorgimenti per non vedenti-ipovedenti), i bagni sono condivisi uomo-donna in circa la metà delle strutture e nel 20% non sono presenti bagni per disabili.

Il Pronto Soccorso è concettualmente nato come un’unità capace di prestare assistenza pressoché immediata ai pazienti più gravi, in modo tale da poter trattare con efficacia e tempestività qualsiasi genere di emergenza, convogliando i lungodegenti nei reparti più adeguati. È un bene comune, sia di chi vi si rivolge in cerca di cure sia di chi ci lavora per rispondere alla richieste di salute. E quindi tutelarlo e migliorarlo è un diritto-dovere di tutti, istituzioni, pazienti e operatori sanitari.

“È di fondamentale importanza– dichiara Maria Pia Ruggieri, presidente nazionale SIMEU – che medici, infermieri e pazienti con i loro familiari si sentano dalla stessa parte nella tutela e nella promozione dei servizi del servizio sanitario nazionale a partire proprio dall’emergenza, per il rafforzamento di una responsabilità collettiva verso il bene pubblico e di un forte senso di cittadinanza comune: questo è il significato ultimo del monitoraggio e della Carta dei diritti che abbiamo condiviso con il Tdm.“

“Il PS rappresenta per i cittadini un punto di riferimento irrinunciabile e nel quale nutrono fiducia. E’ necessario però investirci e migliorarlo per renderlo più accessibile e umano”, ha dichiarato Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva. “Si inizi adottando in tutte le strutture la Carta dei Diritti al Pronto Soccorso e rispettando le Leggi: va infatti garantita in tutti i PS l’attivazione di letti di Osservazione Breve Intensiva previsti dal Decreto 70 del 2015 sugli standard ospedalieri, ancora oggi non disponibili in tutti gli ospedali. C’è bisogno di una migliore e più trasparente gestione dei posti letto per evitare affollamenti, il sovraccarico del personale e garantire la dignità delle persone. E’ grave infatti che solo il 45% dei DEA I livello abbia conoscenza in tempo reale dei posti letto disponibili nei reparti di tutta la struttura. Chiediamo che la presenza del familiare sia un diritto e non un favore da chiedere di volta in volta. E infine si lavori ancora sui fondamentali che oggi scontati non sono: sapone, carta igienica, bagni separati e per le persone con disabilità, barriere sensoriali, informazione al paziente e ai suoi familiari, rispetto della riservatezza e della privacy, attenzione al dolore e alla sofferenza”

LA CARTA DEI DIRITTI AL PRONTO SOCCORSO

Otto punti su cui è necessario intervenire con urgenza:

  • diritto alla presa in carico;
  • diritto alla dignità personale;
  • diritto alla continuità dei percorsi di cura;
  • diritto alla prevenzione delle emergenze evitabili;
  • diritto all’informazione;
  • diritto alla competenza;
  • diritto alle sei ore,
  • diritto all’attuazione della Carta dei diritti al Pronto soccorso.

Lanciata come progetto pilota in Piemonte nel 2015, la Carta viene estesa ora a tutto il territorio nazionale, precisando i principi della Carta europea dei diritti del malato in una forma capace di incidere sull’azione del governo nazionale, regionale e delle direzioni aziendali e anche sui comportamenti dei cittadini e degli operatori sanitari. La tutela della salute in condizioni di emergenza e urgenza è un bene comune irrinunciabile in un paese civile. È dovere di tutti coloro che hanno responsabilità e degli stessi cittadini di promuovere, in ogni territorio, la qualità  e la sicurezza delle cure e rimuovere le carenze di struttura, di organizzazione, di cultura, di informazione e i comportamenti che si oppongono, di fatto, a questo principio. Ed è diritto di tutti i cittadini, siano essi malati o operatori sanitari, di disporre di un Servizio Sanitario Nazionale funzionante al meglio.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”