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Il diritto umano universale alla conoscenza

Abraham Lincoln

Nel 2003 l’intuizione geniale di Marco Pannella, durante la guerra in Iraq: stop alle balle dei governi.

Il diritto umano universale alla conoscenza, ossia il diritto di conoscere in che modo e perché i governi a vari livelli prendano determinate decisioni che influiscono sui nostri diritti umani e libertà civili, soprattutto per quanto riguarda questioni di “sicurezza nazionale”. I cittadini, infatti, sono scarsamente resi partecipi delle attività dei governi, che spesso agiscono nell’ombra.

Per Pannella era diventata una vera ossessione, oltre all’amnistia in Italia, all’eutanasia legale, alla legalizzazione della droga, la bandiera che doveva essere alzata era questa: il diritto alla conoscenza per salvare lo Stato di diritto. Dare spazio a questa battaglia, come stimolo per una discussione critica, ci pare molto importante. L’appello, che siate d’accordo o meno, tocca molti punti nodali della politica contemporanea.

I governi devono essere responsabili delle loro azioni e devono garantire un’adeguata informazione, che sia disponibile, accessibile e accurata secondo i principi dell’apertura e della trasparenza. Benché alcuni Paesi forniscano ai cittadini gli strumenti per accedere alle informazioni, ad esempio attraverso i Freedom of Information Acts (FOIA), questa normativa spesso non risponde alle attese naturali e legittime dei cittadini, rivelandosi inadeguata e non disponibile in molti Paesi.

Il diritto a conoscere ciò che i membri del Governo fanno segretamente a nostro nome, potrebbe migliorare il rapporto tra candidati eletti ed elettori. Il perfezionamento dei meccanismi di controllo democratico può contribuire al progresso della democrazia e dello stesso diritto nazionale e internazionale, aumentando così il rispetto effettivo dei diritti umani. Scelte informate e consapevoli portano a decisioni più giuste.

Ma non basta ricevere informazioni, non basta che si aprano gli archivi, non basta che sia trasparente l’azione degli Stati, dei Governi, ma è innanzitutto necessario, proprio per l’esigenza democratica, che la grande massa delle persone, sia pure con diverso grado a seconda delle possibilità di ciascuno, sia messa in condizione di capire e di afferrare il più criticamente possibile il contenuto dell’informazione.

Negli ultimi due decenni, in molti Paesi e città abbiamo assistito all’impiego di mezzi e strategie militariste e a un prolungato, pretestuoso e arbitrario Stato di emergenza proclamato per la pretesa necessità di difendersi e difenderci in tal modo da minacce derivanti da terrorismo, immigrazione, droga e altri “nemici”. Si è insediato così uno “Stato di Emergenza” permanente, le cui radici spesso affondano in presupposti ingannevoli, se non vere e proprie menzogne. Vittime della multiforme Ragion di Stato sono i diritti umani, la responsabilità, la mancanza di supervisione nel processo decisionale e, in ultima analisi, la pace. Ormai, lo stato di diritto rischia di esser sostituito e sepolto dallo Stato di Polizia.

Il discorso “Chance for Peace” del Presidente degli Stati Uniti Dwight D. Eisenhower:

“Ogni ordigno prodotto, ogni nave da guerra varata, ogni missile lanciato significa, infine, un furto ai danni di coloro che sono affamati e non sono nutriti, di coloro che sono nudi ed hanno freddo. Questo mondo in armi non sta solo spendendo denaro. Sta spendendo il sudore dei suoi operai, il genio dei suoi scienziati, le speranze dei suoi giovani. […] Questo non è un modo di vivere che abbia un qualsiasi senso. Dietro le nubi di guerra c’è l’umanità appesa ad una croce di ferro.” (16 Aprile 1953)

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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