Effetti Brexit: Calcio, politica ed economia si intrecciano

23 giugno 2016, la Gran Bretagna esce dall’Unione Europea. Questo è quanto ha sancito il referendum del popolo, per un processo che in verità sarà molto più lungo di quanto i titoli non dicano. Serviranno almeno altri due anni affinché gli effetti della Brexit si concretizzino nella loro totalità, ma qualcosa di grande è successo e cambierà per sempre il destino della Gran Bretagna in relazione ai rapporti politici, economici e commerciali col resto del Vecchio Continente. Inevitabile, di conseguenza, che anche il mondo del calcio possa subire pesanti influenze da codesta decisione.

Semplicemente, come afferma Tom Markham, esperto di finanza nel mondo del calcio, i calciatori finiranno per costare di più. Se il costo del loro cartellino potrebbe sembrare invariato e l’attenzione della massa rischia di fermarsi a questo aspetto, in realtà per le società il vero costo sul bilancio di un giocatore è determinato dalla sua retribuzione annua lorda e la Brexit da questo punto di vista inciderà non poco sui maggiori club Oltre Manica. Il che, non difficilmente, potrebbe generare un andamento inverso rispetto a quello delle ultime stagioni, coi grandi campioni pronti a fare le valigie per percorrere il tragitto contrario e lasciare la Premier League, diventata nell’ultimo lustro il campionato di riferimento per investitori, sponsor e protagonisti del football.

Oggi la tassazione cui è soggetto un calciatore inglese è già fra le più alte in Europa, con un 45% pesantissimo sui propri emolumenti. Una percentuale che rischia inevitabilmente di salire, per uno dei tanti effetti della Brexit, con i calciatori pronti a migrare in lidi più “leggeri” fiscalmente parlando come ad esempio la Turchia, dove siamo solo al 15%. 

Le conseguenze del referendum sono state enormi per il Paese, politicamente parlando in primis con le dimissioni dell’ex Primo Ministro David Cameron, “Non credo che sarebbe giusto per me per cercare di essere il capitano che guida il nostro paese verso la sua prossima destinazione“, affermò dopo l’esito della votazione. Un effetto finanziario disastroso, con la sterlina che subito dopo l’esito del referendum crollò al minimo storico dal 1985, bruciando in poche ore qualcosa come 4 mila miliardi. Conseguenze che hanno fatto perdere alla Gran Bretagna l’alto livello di Rating AAA. La Bank of England ha deciso di tagliare i tassi d’interesse per tentar di fermare la corsa dell’economia inglese verso la recessione. 

In merito alle conseguenze commerciali resta invece scetticismo, semplicemente in quanto ancora devono essere redatti i nuovi accordi commerciali in tutto il mondo fra la nuova Gran Bretagna e l’Unione Europea. Il dubbio che il Paese possa uscire dal mercato unico dell’Ue rimane, col Governo May che è diviso fra chi ritiene che i vecchi accordi debbano essere salvati per garantire la prosecuzione dei rapporto fra il Paese ed il resto del Vecchio continente e chi invece ritiene le imprese possano essere meno propense ad investire nell’economia inglese, qualora questa dovesse realmente uscire dal mercato unico.

Resta da attendere e conoscere gli sviluppi di una decisione storica, politica e sociale i cui effetti non possono esaurirsi in un referendum ma vivrà nel tempo la sua evoluzione e le conseguenze determinate dallo stesso.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”