Ecco chi ha armato l’Isis

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Da dove vengono le armi dell’Isis? La risposta è nel report di Amnesty International intitolato “Fare scorta: come abbiamo armato lo “Stato islamico”. Il rapporto spiega come il gruppo armato stia usando oltre 100 diversi tipi di armi e munizioni, in larga parte prelevate dai depositi militari iracheni, concepite e prodotte in almeno 25 paesi compresi Russia, Cina, paesi dell’ex blocco sovietico, Usa e alcuni stati dell’Unione europea. 

Queste forniture sono state pagate col petrolio o sono state oggetto di accordi tra il Pentagono e la Difesa irachena o, ancora, frutto di donazioni da parte della Nato. La maggior parte di esse è stata presa dai depositi militari finiti sotto il controllo dello “Stato islamico” o da quei depositi illecitamente trasferita. Tra le armi avanzate finite nelle mani dello “Stato islamico” vi sono i sistemi di difesa aerea portabili a spalla (noti con l’acronimo Manpads), missili anti-carro guidati, veicoli blindati da combattimento, fucili d’assalto come gli Ak russi e gli M16 e i Bushmaster statunitensi.

La maggior parte delle armi convenzionali usate oggi dallo “Stato islamico” risale al periodo che va dagli anni Settanta agli anni Novanta e comprende pistole, rivoltelle e altre armi leggere, mitragliatrici, armi anti-carro, mortai e altra artiglieria. Assai utilizzati sono i fucili simili ai kalashnikov dell’era sovietica, prodotti principalmente in Russia e Cina.

Anche l’Italia ha giocato un ruolo non indifferente nell’armare lo “Stato islamico”, rifornendo durante la guerra del 1980-88, secondo fonti ufficiali Usa reperibili online, sia l’Iraq che, in maniera meno trasparente, l’Iran. Dal 2003, l’Italia ha partecipato alla cosiddetta “guerra al terrore“, nel cui contesto al dipartimento della Difesa Usa fu concessa ulteriore libertà di trasferire armi all’Iraq, attraverso l’Iraq Relief and Reconstruction Fund, prima, e l’Iraq Security Forces Fund, tra il 2004 e il 2007. Ciò esentava il Pentagono dal doversi conformare a qualsiasi disposizione di legge, incluse quelle relative ai diritti umani. In quegli anni, mentre finivano in circolazione le scorte eccedenti delle forze armate irachene sconfitte e poi congedate, la coalizione guidata dagli Usa firmò contratti per almeno un milione di dollari in ulteriori armi leggere e milioni di munizioni, provenienti anche dall’Italia. L’ascesa dello “Stato islamico” e le sue conquiste territoriali tra giugno e agosto 2014 hanno determinato un grande cambiamento nelle politiche internazionali relative alla fornitura di armi nella regione. Nel 2014, infatti, gli Usa hanno coordinato sforzi congiunti per rispondere alla domanda di armamenti dell’Iraq cominciando a rifornire regolarmente, insieme ad altri 11 paesi europei tra cui l’Italia, anche le forze curde che si opponevano nel paese allo “Stato islamico”.

Amnesty International chiede a tutti gli stati di stabilire un embargo totale nei confronti del governo siriano e dei gruppi armati d’opposizione implicati in crimini di guerra, crimini contro l’umanità e altre gravi violazioni del diritto internazionale. Ha dichiarato Patrick Wilcken, ricercatore su controlli sulle armi, commerci di materiali di sicurezza e violazioni dei diritti umani di Amnesty International: “La quantità e la varietà delle armi usate dallo ‘Stato islamico’ è l’esempio da manuale di come commerci irresponsabili di armi alimentino atrocità di massa. La scarsa regolamentazione e la mancata supervisione sull’immenso afflusso di armi in Iraq a partire da decenni fa sono state la manna dal cielo per lo ‘Stato islamico’ e altri gruppi armati, che si sono trovati a disposizione una potenza di fuoco senza precedenti. L’eredità della proliferazione delle armi e delle violazioni dei diritti umani in Iraq e nelle zone circostanti ha già distrutto la vita e i beni di milioni di persone e costituisce una minaccia ancora in corso. Le conseguenze delle irresponsabili forniture di armi all’Iraq e alla Siria, e la loro successiva cattura da parte dello ‘Stato islamico’, devono essere un campanello d’allarme per gli esportatori di armi di ogni parte del mondo”. 

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”