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Bella ciao, una canzone-mito

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La storia lunga, complessa e affascinante di una canzone-mito. Le sue tante interpretazioni ed esecuzioni, da una ballata del 500 francese fino ad oggi. Buon 25 Aprile!

A Radio Popolare, la radio che ascolto quando sono in casa, hanno chiesto agli ascoltatori quale canzone rappresentasse meglio il 1995. Uno ha risposto Bella ciao. Ma non per la partigianeria, la montagna, la Resistenza. Così, più morbida: “Ciao bella, come stai? Beh ciao, mi ha fatto piacere rivederti, teniamoci in contatto”. È bella ciao in fondo, mica bella addio. Enrico Deaglio, Bella ciao: diario di un anno che poteva anche andare peggio

Che Bella ciao sia la canzone simbolo della Resistenza e dell’antifascismo, si sa. Come si sa che venne intonata ancora in occasione di lotte e proteste sociali, come quelle operaie e studentesche negli anni dell’autunno caldo e del ’68. Che sia stata tradotta in tutte le lingue esistenti tanto da diventare un universale inno alla libertà. Ma resta sempre il dubbio, il sospetto, che ci si dimentichi di che cosa rappresenti davvero Bella ciao. Che cosa racconti, da dove venga e a chi si rivolga, rischiano di perdersi per strada. Occorre, dunque, rievocarne la memoria perché ne resti vivo il messaggio e si rafforzi il senso del suo peregrinare per il mondo.

Certo, quel titolo e quel ritornello, vogliono dire tante cose: bella può essere riferito alla giovinezza che sfiorisce, oppure a una donna che si deve lasciare perché si è costretti a partire. Alla libertà che si perde quando si incontra un tiranno invasore. Continue Reading

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Il 25 aprile spiegato ai bambini

Liberazione-25 aprile

“L’Italia 70 anni fa è stata liberata da un capo cattivo, che si chiamava Mussolini, che per di più era amico di altri cattivissimi tedeschi, che hanno fatto delle cose orribili, cose che non posso neanche descrivere per quanto erano brutte e che solo i diavoli e di quelli peggiori possono far fare agli uomini. L’Italia e tutta l’Europa si sono salvate grazie agli americani che hanno fatto la guerra ai cattivi. Li hanno cacciati via dall’Italia, dalla Germania, dalla Francia, dalla Polonia. L’America e nessun altro avrebbe potuto liberare l’Italia. Gli italiani da soli, con tutti gli sforzi possibili per combattere quei cattivi, non ce l’avrebbero mai fatta. Li chiamavano resistenti, furono degli eroi e noi tutti li ringraziamo, ma erano quattro gatti e male organizzati. Per fortuna, c’era l’America. Solo gli americani potevano salvarci. E l’hanno fatto. Ci hanno salvato. Per questo, noi facciamo festa. Per ricordarlo. Perché i papà lo raccontino ai loro figli. Eppure, pensate, bambini, che ancora oggi quei fascisti e quei nazisti, quei cattivissimi, ci sono ancora. E uccidono, sgozzano, minacciano di lanciare le bombe per ammazzare tutti gli ebrei e poi magari occuparsi dell’Europa. Eppure, sono tollerati da quella stessa Europa che fu liberata. Si sono dimenticati di quanto erano cattivi, forse, i figli dell’Europa liberata. Gli Americani, no. E sono andati a liberare dai fascisti (ora si chiamano fascisti-integralisti islamici) altre nazioni, come tantissimi anni fa liberarono noi. Gli americani è il popolo più disprezzato. Quasi disprezzati quanto gli ebrei, che in nome di quel disprezzo furono trucidati a milioni, messi nelle camere a gas e poi bruciati nei forni. Oggi vengono ancora disprezzati, su di loro si ascoltano le stesse cattiverie di tanti anni fa. Gli americani, però, ci sono ancora. A difendere noi e loro. Noi lo sappiamo. L’ingratitudine all’America è la peggiore offesa alla nostra storia. Se io non vi avessi raccontato questo, figli miei, mi sarei comportato da ingrato anch’io. Questo è il 25 aprile”. Marco F.

“Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano”. Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno

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