Secondo i dati di Istat e Confartigianato il 6% degli edifici italiani sono a rischio crollo. Più di 2 milioni di case in Italia, dei 31 milioni di abitazioni censite dal catasto, sono in condizioni di pessimo o mediocre stato di conservazione. Questo l’allarme lanciato all’indomani dell’ennesima tragedia annunciata consumatasi a Torre Annunziata.
Il problema riguarda quasi tutti gli edifici presenti nel nostro Paese, anche quelli costruiti negli anni trenta o quaranta, ma la questione riguarda pure le strutture realizzate in pieno boom edilizio (anni ’60 e ’70), non vengono curati in modo adeguato.
Sono dati allarmanti. La Campania, dove c’è stato ieri il crollo con vittime, è tra le regioni con la situazione più critica e il 21,8% delle case a rischio. Peggio fanno Sicilia (26,5%), Calabria (26,2%) e Basilicata (22,3%). Il Sud si distingue per dati negativi, con situazioni critiche in Molise (21,5%), Sardegna (17%), Puglia (16,7%) e Abruzzo (16,6%). Il caso limite è quello di Vibo Valentia, dove il 31,4% degli edifici, cioè oltre 3 case su dieci, sono in pessimo stato.
Le cause dei crolli spontanei degli edifici possono essere ricercate nella durabilità dei materiali e nella robustezza strutturale, nella mancata valutazione delle caratteristiche geotecniche e della progettazione ingegneristica, bisogna poi considerare che tanti sono i manufatti costruiti prima della legge antisismica.
L’appello che parte da ingegneri, architetti e geologi è sempre lo stesso: “Lo stato di molti edifici, ospedali, scuole, palazzi del nostro Paese è a rischio crolli e necessita di attenzione, monitoraggio e in molti casi di un grande progetto di rigenerazione e riqualificazione”. Riqualificare, limitare la costruzione di nuove abitazioni, puntando alla manutenzione di quelle già esistenti e invecchiate.
I vari Governo in questi anni hanno investito zero per il recupero delle abitazioni a rischio crollo. Così come le Regioni e i Comuni. Nessuno ha la forza economica per sobbarcarsi i costi di una ristrutturazione.
Nel mentre l’Italia cade a pezzi. E chi ne fa le spese, alla fine, sono sempre i poveracci. Se non si interviene ci saranno sempre nuove tragedie e nuovi morti da piangere.