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Le 10 cose da fare subito per porre rimedio al problema carceri

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Sono 64.047 i detenuti negli istituti di pena italiani a fronte di 47.649 posti regolamentari ma quelli disponibili sono quasi ventimila in meno. Ben 2.459 sono in cella per una condanna inferiore a un anno. il sovraffollamento nelle carceri italiane è del 134,4%, ovvero in 100 posti sarebbero detenute più di 134 persone. Secondo il X Rapporto nazionale sulle condizioni di detenzione realizzato dall’Osservatorio Antigone, si tratta dei valori più alti in Europa, per questo l’associazione ha stilato le 10 cose da fare subito per porre rimedio a questa vergogna italiana.

La vita in carcere deve somigliare il più possibile alla vita esterna. Tendere alla reintegrazione significa innanzi tutto praticare l’integrazione. Gli unici elementi di separazione tra la vita penitenziaria e quella libera devono essere quelli inevitabilmente connessi alla condizione di detenzione. Per tutto il resto non deve esserci differenza tra cittadino libero e cittadino detenuto. Ecco dieci cose che il Ministero può fare immediatamente:

1. Aprire le celle e le sezioni per almeno dodici ore al giorno. La pena della reclusione deve consistere nello stare chiusi in un carcere, non nello stare chiusi in una cella. Il tempo trascorso in cella è un tempo morto e inutile, che nelle condizioni di sovraffollamento degli istituti italiani calpesta la dignità delle persone recluse, come ha affermato la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella sentenza Torreggiani. Il corridoio della sezione non può costituire una valida alternativa alla cella, nell’ottica di una pena che mira a essere risocializzante e responsabilizzante. È nell’intero carcere – aule scolastiche, officine di lavorazione, laboratori, aule musicali, palestre, aree verdi – che deve svolgersi la vita dei detenuti. Esperimenti di questo tipo funzionano da molti anni, ad esempio nel carcere milanese di Bollate, e non sono dunque impossibili. È necessario interpretare diversamente il lavoro di custodia della polizia penitenziaria, che non può limitarsi al controllo fisico dei corpi, ad aprire e chiudere cancelli, in un modello infantilizzante nei confronti delle persone detenute.

2. Introdurre il web nelle carceri. La rete costituisce oggi il principale strumento di informazione e di partecipazione alla vita pubblica. È ingiusto e insensato che un detenuto che voglia essere informato sull’attualità debba spendere ogni giorno dei soldi per acquistare un quotidiano cartaceo quando può ottenere le stesse informazioni gratis dal web. Inoltre tutti coloro la cui corrispondenza non è sottoposta a censura da parte della magistratura dovrebbero avere la possibilità di utilizzare la posta elettronica, che per i cittadini liberi ha sostituito quasi del tutto quella tradizionale.

3. Tutelare in modo effettivo la salute anche attraverso una figura che sia realmente intesa quale medico di fiducia. Il medico penitenziario svolge molte funzioni, ha tante competenze, alcune delle quali di natura peritale, altre addirittura di natura disciplinare. Tutto ciò non aiuta a far sì che possa essere percepito dal detenuto quale proprio medico di fiducia.

4. Facilitare al massimo i contatti con le persone care. La cesura degli affetti è il fattore principale di allontanamento del detenuto dalla società e rema in senso inverso rispetto a qualsiasi ipotesi di reintegrazione. I colloqui non possono ad esempio interrompersi nei giorni festivi, non si può non presumere che i famigliari dei detenuti lavorino in quelli feriali. Allo stesso modo, va facilitato l’accesso agli apparecchi telefonici in qualsiasi orario del giorno.

5. Controllare i prezzi del sopravvitto e assicurare qualità. È inaccettabile che gli spacci interni alle carceri, spesso gestiti da cooperative private, applichino nei confronti dei prezzi svantaggiosi rispetto a quelli pagati dai cittadini liberi. La Corte dei Conti ha più volte segnalato il problema, senza che tuttavia vi sia stato posto rimedio.

6. Creare un autentico polo universitario per Regione. Sono pochi, circa300, i detenuti iscritti a corsi universitari. Solo 18 i laureati nel 2012. È importante incentivare ulteriormente gli studi superiori come tassello fondamentale antirecidivante per il percorso individuale. Il detenuto deve essere messo realmente in condizione di frequentare l’università, con un calendario di esami paragonabile a quello ordinario e con solidi strumenti didattici, ottenendo il permesso, quando possibile, di frequentare lezioni all’esterno.

7. Dedicare attenzioni e competenze specifiche alla detenzione femminile. Le donne in carcere hanno storie ed esigenze diverse da quelle degli uomini. La gestione unitaria di uomini e donne ha fatto sì che la maggior parte delle attenzioni e delle risorse sia stata da sempre dedicata alla detenzione maschile, nettamente predominante nei numeri. Su proposta di Antigone, alcuni anni fa è stata creata all’interno della Direzione Generale dei Detenuti del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria un’unità amministrativa specifica dedicata alle donne. Tale ufficio, dotato oggi di insufficiente potere decisionale e di insufficienti risorse, deve essere potenziato e reso indipendente.

8. Dare ai detenuti la possibilità di votare. Nel 2014 si terranno le elezioni europee. L’esercizio del diritto di voto è il massimo strumento di partecipazione alla vita politica. Anche quei detenuti che hanno in teoria la possibilità di votare spesso in pratica non sono messi nella condizione di farlo.

9. Dare ai detenuti la possibilità di incontrare il proprio partner in intimità. L’eventuale modifica normativa richiesta è minima e non ha impatto sull’impianto gestionale complessivo delle carceri. La pena della reclusione non può consistere in un divieto tanto inutile quanto crudele come quello di avere una vita sessuale.

10. Dare vita a un ordinamento penitenziario specifico per le carceri minorili. L’ordinamento penitenziario del 1975 conteneva una norma transitoria che ne estendeva l’applicazione agli istituti per minorenni fino a quando il legislatore non avesse provveduto con un ordinamento apposito. Ciò ancora non è stato fatto. Gli adolescenti non possono essere gestiti allo stesso modo degli adulti. È necessario scrivere un nuovo testo di legge, al quale lavori una commissione mista e dagli incontri culturali ampi e variegati: non esclusivamente personale ministeriale bensì anche pedagoghi, psicologi, filosofi, umanisti.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

One Comment

  1. Molto interessante. Sono un avvocato aministrativista, ma la questione case circondaliari mi interessa. Uno dei miei progetti era fare il concorso per Direttore di carceri. Poi la vita ha preso un’altra svolta.

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