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100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo


Giunto alla quinta edizione, “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” offre un’ampia e articolata produzione di indicatori aggiornati e puntuali, che riguardano aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese. Attraverso confronti internazionali e territoriali essi consentono di valutare in modo comparativo la collocazione dell’Italia nel contesto europeo e di individuare le differenze regionali che la caratterizzano.

Territorio

Con una densità media di 201 abitanti per km2, l’Italia è tra i paesi più densamente popolati dell’Unione: la media Ue27 è di 114 abitanti per km2.

I territori montani coprono una superficie pari al 54,3% del territorio, vi risiede il 18,2% della popolazione. Si tratta di aree poco densamente abitate e in passato interessate da importanti fenomeni di spopolamento. Al 1° gennaio 2011 le Comunità montane sono 264 (266 l’anno precedente).

Le aree protette comprese nella “Rete Natura 2000” coprono più del 21% della superficie nazionale, ma ne occupano più di un quarto. Nella graduatoria europea l’Italia si posiziona sopra la media (17,9% nel 2012).

Nel 2010 ogni 1.000 famiglie sono state concesse 4,7 autorizzazioni per la costruzione di nuove abitazioni, corrispondenti a 372 m2 di superficie utile abitabile in nuovi fabbricati residenziali, in forte calo rispetto al 2005 (11,8 nuove abitazioni per mille famiglie). Questo andamento è comune al complesso dei paesi dell’Unione europea: infatti, tra il 2005 e il 2011, la nuova superficie abitabile autorizzata si è pressoché dimezzata.

Ambiente

Nel 2010 la spesa pro capite delle amministrazioni regionali per la tutela ambientale è stata di 71,6 euro, in diminuzione del 16% rispetto al 2009.

Nel 2010 sono stati raccolti 537 kg di rifiuti urbani per abitante, 3,5 kg in più rispetto all’anno precedente; si è interrotto così il trend decrescente iniziato nel 2007.

Con circa 250 kg pro capite di rifiuti urbani smaltiti in discarica, l’Italia si colloca molto al di sopra della media europea. Nonostante il trend costantemente decrescente, viene smaltito nelle discariche ancora circa la metà (46,3%) del totale dei rifiuti urbani raccolti.

Il 35,3% dei rifiuti urbani viene avviato a raccolta differenziata (quasi due punti percentuali in più rispetto al 2009); il Nord-est detiene il primato con il 52,7%.

L’Italia si sta allontanando dall’obiettivo di massima emissione fissato dal protocollo di Kyoto; nel 2010, infatti, le emissioni di gas serra sono aumentate del 2% rispetto al 2009 (501,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente).

Nel 2012 il 35,7% delle famiglie italiane segnala problemi relativi all’inquinamento dell’aria nella zona di residenza e il 18,5% lamenta la presenza di odori sgradevoli.

Nei comuni capoluogo di provincia il consumo giornaliero di acqua potabile nel 2011 è, in media, pari a 175,4 litri per abitante, il 3,7% in meno rispetto a un anno prima, a conferma del trend decrescente che si osserva ormai da dieci anni, dovuto alla maggiore attenzione dei cittadini nell’utilizzo della risorsa idrica.

Popolazione

Dai dati dell’ultimo censimento, la popolazione residente in Italia è cresciuta del 4,3% fra il 2001 e il 2011 (sostenuta esclusivamente dall’incremento della componente straniera) e ammonta a 59.433.744 unità.

Al 1° gennaio 2012 ci sono 147,2 anziani ogni 100 giovani. In Europa solo la Germania presenta un indice di vecchiaia più accentuato. La Liguria si conferma la regione più anziana, mentre la Campania, con un indice per la prima volta superiore a 100, la più giovane.

Nel 2011 il rapporto fra popolazione giovane e anziana e popolazione in età attiva (indice di dipendenza) raggiunge il 53,1%; il valore minimo si registra nel Mezzogiorno (50,0%), il massimo nel Nord-ovest (55,0%), mentre la regione con l’indice più alto è la Liguria. Nel contesto europeo l’Italia si colloca al quarto posto.

L’Italia presenta una crescita naturale della popolazione leggermente negativa ed è agli ultimi posti in ambito europeo, vicino alla Grecia e al Portogallo; viceversa, l’aumento dovuto ai fenomeni migratori è significativo e colloca l’Italia ai primi posti della graduatoria dei paesi più “attrattivi”.

La vita media delle donne è di 84 anni e mezzo, quella degli uomini poco più di 79 anni, fra le più lunghe dell’Unione europea.

L’Italia si posiziona tra i paesi a bassa fecondità, con 1,39 figli per donna secondo le stime del 2011. L’età media al parto continua a crescere e si attesta ora a 31,4 anni.

Nel 2010 sono stati celebrati 3,6 matrimoni ogni 1.000 abitanti. Nel Mezzogiorno ci si sposa di più che nel Centro-Nord; nel Nord-est il 49,3% delle coppie ha scelto il rito civile.

L’Italia e l’Irlanda sono i paesi Ue con la più bassa incidenza di divorzi, rispettivamente 0,9 e 0,7 ogni 1.000 abitanti. Nel nostro Paese lo scioglimento per via legale delle unioni è, tuttavia, un fenomeno in costante crescita: tra il 2000 e il 2010 le separazioni sono aumentate da 12,6 a 14,6 e i divorzi da 6,6 a 9,0 ogni 10 mila abitanti.

Stranieri

In dieci anni la popolazione straniera residente in Italia è più che triplicata (Censimento 2011). Nell’ultimo decennio il saldo naturale della popolazione straniera – fortemente positivo – ha parzialmente compensato il saldo naturale negativo della popolazione italiana.

Al 1° gennaio 2012 i cittadini stranieri non comunitari regolarmente presenti in Italia sono poco più di 3 milioni e 600 mila, circa 100 mila in più rispetto all’anno precedente. Tra il 2010 e il 2011 i flussi di nuovi ingressi verso il nostro Paese hanno subito un brusco rallentamento: i permessi rilasciati durante il 2011 sono 361.690, quasi il 40% in meno dell’anno precedente.

Negli ultimi vent’anni aumentano i permessi di soggiorno per motivi familiari, passando dal 12,8% al 31,1% del totale. Cresce anche la quota di minori non comunitari presenti in Italia, dal 21,5% del 2011 al 23,9% dei cittadini non comunitari nel 2012. Tale quota è più elevata nel Nord che nel Mezzogiorno (rispettivamente 25,4% e 19,2%).

Gli stranieri 15-64enni residenti in Italia presentano livelli di istruzione simili a quelli della popolazione italiana. Circa la metà è in possesso al più della licenza media (49,9%, a fronte del 45,3% degli italiani), il 40,9% ha un diploma di scuola superiore e il 9,2% una laurea.

Le forze di lavoro straniere rappresentano il 10,2% del totale. Il tasso di occupazione degli stranieri è più elevato di quello degli italiani (66,2% a fronte del 60,7%), come anche il tasso di disoccupazione (rispettivamente 12,1% e 8,0%). Il tasso di inattività della popolazione straniera è, invece, inferiore di quasi dieci punti percentuali a quello della popolazione italiana (29,1% contro 38,6%).

Istruzione

In Italia la spesa in istruzione e formazione è il 4,5% del Pil nel 2010, valore più basso di quello dell’Ue27 (5,5%).

Nel 2011 il 44% circa della popolazione tra i 25 e i 64 anni ha conseguito la licenza di scuola media inferiore come titolo di studio più elevato, un valore molto distante dalla media Ue27 (26,6%). Fra i 18-24enni il 18,2% ha abbandonato gli studi prima di conseguire il titolo di scuola media superiore, contro il 13,5% dei paesi Ue: tra i giovani stranieri l’abbandono scolastico raggiunge il 43,5%.

I dati più recenti sul livello delle competenze (indagine Pisa dell’Ocse) mettono in luce una situazione critica per gli studenti italiani in tutte le literacy considerate e collocano il nostro Paese agli ultimi posti nella graduatoria dei 25 paesi Ue partecipanti alla rilevazione.

La permanenza dei giovani all’interno del sistema di formazione, anche dopo il termine dell’istruzione obbligatoria, è pari all’83,3% tra i 15-19enni e al 21,5% tra i 20-29enni. La media Ue21 nelle due classi considerate è lievemente più alta (pari rispettivamente a 86,7% e 27,4%): di conseguenza, l’Italia si pone in una posizione intermedia nella graduatoria dei paesi europei.

Il 20,3% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente). Nonostante l’incremento che si osserva nel periodo 2004-2011 (+4,7 punti percentuali), la quota è ancora molto contenuta rispetto all’obiettivo del 40,0% fissato dalla strategia europea “Europa 2020”.

Nel 2011 sono più di due milioni i cosiddetti NEET, cioè i giovani tra i 15 e 29 anni non inseriti in un percorso scolastico e/o formativo né impegnati in un’attività lavorativa (il 22,7% del totale), un valore fra i più elevati in Europa. Significativa è anche la differenza di genere, con una percentuale del 20,1% fra i ragazzi e del 25,4% fra le ragazze.

Il 5,7% degli adulti è impegnato in attività formative, un livello ancora ben al di sotto dell’obiettivo stabilito nella “Strategia di Lisbona” (12,5%).

Sanità

La spesa sanitaria pubblica è di circa 112 miliardi di euro, molto inferiore a quella di altri importanti paesi europei; essa corrisponde al 7,1% del Pil e a 1.842 euro annui per abitante (2011).

Le famiglie contribuiscono con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota pari al 19,5%. La spesa sanitaria delle famiglie, che rappresenta l’1,8% del Pil nazionale, ammonta a 909 euro per famiglia nel Mezzogiorno e a 1.163 euro nel Centro-Nord.

In tutte le regioni, tra il 2002 e il 2009 si è verificata una convergenza verso la media nazionale del numero di posti letto ospedalieri per mille abitanti, in discesa da 4,3 a 3,5.

Nel 2010 le regioni sono state interessate da circa 597 mila ricoveri ospedalieri di pazienti non residenti (8,2% dei ricoveri ordinari per “acuti”). I tumori e le malattie circolatorie si confermano le principali cause di ricovero ospedaliero, con differenze contenute a livello regionale.

In Italia, il tasso di mortalità infantile è di 3,4 decessi per mille nati vivi. Negli ultimi dieci anni il valore di questo indicatore ha continuato a diminuire su tutto il territorio italiano, raggiungendo valori tra i più bassi in Europa.

Le malattie del sistema circolatorio rappresentano la principale causa di morte in quasi tutti i paesi dell’Ue. In Italia, il tasso standardizzato di mortalità per queste cause è pari a 31,2 decessi ogni 10 mila abitanti, quello relativo ai tumori a 26,0 decessi ogni 10 mila abitanti, con valori maggiori negli uomini (35,7) rispetto alle donne (19,4). I tumori sono la seconda causa di morte dopo le malattie del sistema cardiocircolatorio sia in Italia sia nel gruppo dei 27 paesi Ue.

Nel 2011 i fumatori e i consumatori di alcol a rischio rappresentano, rispettivamente, il 22,3% e il 15,5% della popolazione di 14 anni e più, mentre le persone obese sono il 10,0% degli over18.

Cultura e tempo libero

Nel 2010 le famiglie italiane hanno destinato ai consumi culturali (spese per ricreazione e cultura) il 7,3% della spesa complessiva per consumi finali, una quota pressoché costante negli ultimi dieci anni.

410 mila unità di lavoro (l’1,7% del totale) sono state impiegate nel 2011 in attività di produzione di beni e servizi per la ricreazione e la cultura, al netto del settore editoriale, il 15,2% in più rispetto al 2000.

In Italia ogni anno vengono stampate in media 3,5 copie di opere librarie per ogni abitante e 6,5 copie di libri per ragazzi. Nel 2012 solo il 46% degli italiani ha letto almeno un libro nel tempo libero.

Il 52,1% degli italiani legge un quotidiano almeno una volta a settimana e il 36,7% almeno cinque giorni su sette. Sono sempre di più le persone che utilizzano Internet per la lettura di giornali, news o riviste: dall’11,0% del 2005 si è passati al 25,1% del 2012.

Il cinema è al primo posto tra le attività culturali svolte fuori casa dagli italiani nel corso del 2012 (49,8% della popolazione di 6 anni e più), seguono le visite a musei e mostre (28,0%) e gli spettacoli sportivi (25,4%).

Sono 18 milioni e 284 mila le persone di tre anni e più che praticano sport (circa una persona su tre): il 21,9% vi si dedica in modo continuativo, il 9,2 saltuariamente. Pur non praticando sport, circa 17 milioni di persone svolgono un’attività fisica, mentre i sedentari sono 23 milioni circa. La pratica sportiva è aumentata nel corso del tempo: dal 26,8% di “affezionati” del 1997 si passa al 31,1% nel 2012.

Turismo

Nel 2011 in Italia si contano quasi 120 mila esercizi extra-alberghieri, il 3,0% in più del 2010. In lieve flessione (-0,3%) sono gli alberghi (circa 34 mila).

Nel complesso degli esercizi ricettivi operanti sul territorio italiano sono stati quasi 104 milioni gli arrivi nel 2011 e circa 387 milioni le presenze. Il periodo medio di permanenza nelle strutture ricettive è di 3,7 notti, in costante diminuzione dal 2000, quando era di 4,0 notti.

Nel 2011 i viaggi con pernottamento effettuati dai residenti per motivi di vacanza e di lavoro in Italia e all’estero sono stati circa 83 milioni e mezzo, in diminuzione del 16,6% rispetto all’anno precedente. Gli spostamenti con destinazioni italiane rappresentano l’81,7% dei viaggi complessivi: nell’87,7% dei casi si tratta di vacanza, nel 12,3 di motivi di lavoro. La durata media del soggiorno per vacanza è di 6,6 notti, quella per lavoro di 2,2 notti.

Criminalità e sicurezza

Nel 2011 si registra una lieve ripresa degli omicidi volontari, sia consumati sia tentati, dopo il minimo storico toccato nel 2010. Prosegue, invece, la diminuzione di quelli di matrice mafiosa. Nel confronto europeo, riferito al 2009, il nostro Paese, con 1,0 omicidi volontari per 100 mila abitanti, si colloca al di sotto della media dell’Ue27 (1,2 omicidi).

Le rapine denunciate alle autorità sono oltre 40 mila, pari a 66,8 ogni 100 mila abitanti, in forte aumento rispetto al 2010 in tutte le ripartizioni geografiche. Al Nord-est si registra il valore minimo (34,2 rapine per 100 mila residenti), nel Mezzogiorno quello massimo (86,7).

I furti denunciati nel corso del 2011 sono più di un milione e 460 mila, il 10,2% in più dell’anno precedente. Si interrompe così il trend discendente dell’ultimo periodo. Nel Mezzogiorno i valori sono costantemente più bassi rispetto alla media nazionale.

Nel 2010 l’azione penale è iniziata per 1.003,8 persone ogni 100 mila abitanti, mentre l’archiviazione ha interessato 1.072,2 persone. Le persone rinviate a giudizio sono state imputate soprattutto per furto (82 imputati per 100 mila abitanti) e lesioni volontarie personali (69,1).

Sempre nel 2010 sono stati 229.813 i condannati, 380 persone per 100 mila abitanti (l’11,3% in meno rispetto all’anno precedente). I delitti per cui si è avuto il maggior numero di condannati sono il furto (44,6 condannati per 100 mila abitanti, in lieve diminuzione rispetto al 2009) e la violazione delle leggi in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope (43,0).

Nel 2012 il 26,4% delle famiglie segnala la presenza di rischio di criminalità nella zona in cui vive. Il confronto con i dati relativi all’anno precedente mostra una sostanziale stabilità della percezione di questo rischio.

Alla fine del 2011 si contano quasi 67 mila detenuti, circa 110 persone ogni 100 mila abitanti, in calo rispetto all’anno precedente. L’indice di affollamento delle carceri, che a livello nazionale assume il valore di 146,4 detenuti per 100 posti letto previsti, mostra come le strutture carcerarie siano inadeguate a ospitare un numero così alto di reclusi.

Strutture produttive

Nel 2010 in Italia operano più di 63,5 imprese ogni 1.000 abitanti, un valore tra i più elevati d’Europa. L’indicatore è abbastanza stabile nel tempo, sebbene negli anni più recenti registri una contrazione, conseguenza della distruzione netta di attività economiche operata dalla crisi.

Il tasso di imprenditorialità – calcolato come rapporto tra numero di lavoratori indipendenti e totale dei lavoratori delle imprese – sfiora il 31% ed è il più elevato fra i paesi dell’Unione europea. La propensione all’imprenditorialità è maggiore nel Mezzogiorno (38,4%) che nel Centro-Nord (28,8%).

La dimensione media delle imprese italiane, pari a 3,9 addetti, in ambito europeo è superiore solo a quella di Portogallo, Slovacchia, Repubblica Ceca e Grecia. Nel Mezzogiorno prevalgono le micro imprese, sia di servizi sia industriali; nel Nord-ovest predomina la grande industria; nel Nord-est le micro e piccole imprese dell’industria e nel Centro le grandi imprese dei servizi.

Il turnover lordo delle imprese, che fornisce una misura del grado di dinamicità di un sistema economico, è pari al 14,4%, con valori più elevati nel Mezzogiorno e più bassi nel Nord-est.

Agricoltura

Le aziende agricole sono oltre 1,6 milioni, con una superficie totale di 17,1 milioni di ettari (2010). Dal 2000 il loro numero si è ridotto del 32,4%, ma è cresciuta la dimensione media.

Le aziende agrituristiche sono oltre 20 mila, più di un terzo delle quali gestite da donne. Negli ultimi anni si registra un notevole incremento di questa tipologia di offerta turistica, cresciuta di oltre il 50% sia nel numero di strutture che di posti letto.

Negli ultimi anni è cresciuto anche l’interesse dei consumatori europei per la qualità dei prodotti agroalimentari. In questo ambito l’Italia occupa una posizione di rilievo e registra il numero di certificazioni più elevato a livello comunitario. Al 31 dicembre 2011 sono 239 le specialità agroalimentari italiane con marchi di qualità.

In Italia nel 2011 è stato distribuito in agricoltura poco più di un quintale di fertilizzanti semplici per ciascun ettaro di superficie agricola utilizzata (Sau); l’intensità è più elevata nelle regioni settentrionali. I consumi di fertilizzanti sono in lieve ripresa rispetto al 2010. Il confronto all’interno dei paesi Ue27 colloca l’Italia al sesto posto, dopo le principali economie dell’area.

Nel 2011 sono state distribuite 142,4 mila tonnellate di prodotti fitosanitari e 70,7 mila tonnellate di principi attivi.

Energia

In Italia il consumo pro capite di energia elettrica risulta inferiore alla media europea e a quello degli altri paesi di grandi dimensioni. Nel 2011 i consumi elettrici sono pari a 5.094,1 kWh per abitante. Rispetto al 2010, il consumo complessivo di energia elettrica aumenta in tutti i settori d’uso (agricoltura, industria, terziario e settore domestico).

La produzione lorda di energia elettrica registra un valore pari a 49,8 GWh per diecimila abitanti, pressoché stabile rispetto al 2010: la produzione si riduce nel Nord-est e aumenta nel Centro, mentre risulta sostanzialmente stabile nel Mezzogiorno e nel Nord-ovest.

Continua ad aumentare la quota del consumo interno lordo di energia elettrica coperta da fonti rinnovabili, che tocca il 23,8% nel 2011 (+1,6 punti percentuali rispetto al 2010), a fronte di un obiettivo Ue del 26% da raggiungere nel 2020. Nella distribuzione territoriale delle fonti rinnovabili si segnala la prevalenza dell’apporto idrico nelle regioni montuose e della fonte eolica nel Mezzogiorno; sostanzialmente uniforme sul territorio nazionale è lo sviluppo della produzione elettrica da biomasse, mentre la Toscana è la sola regione a produrre energia geotermica.

Infrastrutture e trasporti

Nel 2010, la rete autostradale italiana si estende per 6.668 km e rappresenta circa il 10% di quella europea. La densità media è pari a 22,1 km per mille km2 di superficie territoriale, valore superiore a quello medio europeo.

Il trasporto di merci su strada ha gestito un traffico di quasi 163 miliardi di tonnellate-km (Tkm), in aumento del 3,9% rispetto al 2009. In rapporto alla popolazione, il volume di traffico italiano, pari a 23,5 milioni di Tkm per diecimila abitanti, è inferiore a quello di tutti i principali partner dell’area dell’euro, ad esclusione di Irlanda, Romania e Cipro.

L’Italia presenta una rete ferroviaria che si sviluppa per 5,5 km ogni 100 km2 di superficie territoriale. A livello regionale, si conferma la diseguale dotazione di infrastrutture ferroviarie, con Sardegna, Valle d’Aosta e, in parte, Trentino-Alto Adige maggiormente svantaggiate. La rete ad alta velocità è attiva in Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Campania.

Il tasso di motorizzazione nel 2011 è pari a 610 autovetture ogni 1.000 abitanti, in aumento rispetto al 2010. L’Italia risulta uno dei paesi europei più motorizzati, con un valore dell’indicatore notevolmente superiore al dato medio dell’Unione.

Continuano a diminuire i decessi per incidente stradale: nel 2011 sono scesi a 63,6 persone per milione di abitanti, il 6,0% in meno rispetto al 2010. Dal 2001 i morti per incidente stradale si sono pressoché dimezzati.

Nel 2010 l’Italia è divenuto il primo paese europeo per trasporto di passeggeri via mare (con oltre 87,6 milioni di passeggeri) e si conferma al quinto posto per volume del traffico container (8,5 milioni di Teu).

L’Italia è il quinto paese europeo per traffico aereo di passeggeri, con una quota del 10% circa sul totale. In ambito europeo, nel 2011 si è registrata una ripresa generalizzata del movimento passeggeri.

L’87,8% degli occupati e il 71,7% degli studenti utilizza un mezzo di trasporto per recarsi al luogo di lavoro o studio, privilegiando l’automobile. L’uso dei mezzi di trasporto è più diffuso nel Nord-est, mentre nel Mezzogiorno si registra una più elevata propensione ad andare a piedi.

Scienza, tecnologia e innovazione

Nel nostro Paese la spesa per ricerca e sviluppo incide per l’1,26% sul Pil (2010); tale valore è distante da quelli dei paesi europei più avanzati, ma non lontano dall’obiettivo “Europa 2020” fissato per l’Italia, pari a 1,53%.

L’Italia ha presentato all’European patent office oltre 4.600 richieste di brevetto. L’indice di intensità brevettuale, in costante crescita dal 2001, segna una battuta d’arresto nel 2008, attestandosi a 78,0 brevetti per milione di abitanti, ampiamente al di sotto della media europea.

Nel 2011 l’84% delle imprese italiane con almeno 10 addetti si connette a Internet tramite la banda larga, valore appena sotto la media Ue27 (87,0%), ma ancora distante da quello dei paesi europei più avanzati.

Gli addetti alla ricerca e sviluppo (in unità equivalenti a tempo pieno) sono 3,7 ogni 1.000 abitanti (2010), al di sotto della media europea (5,0) e con forti disparità territoriali.

Nel triennio 2008-2010, rispetto a quello precedente, la quota di imprese innovatrici registra nel complesso una modesta riduzione (da 32,0% a 31,5%). In ambito europeo, l’Italia si colloca al di sopra del valore medio dell’Unione. L’industria si conferma il settore più innovativo, con il 43,1% di imprese innovatrici, contro il 24,5% nei servizi e il 15,9% nelle costruzioni.

Ogni 1.000 residenti fra i 20 e i 29 anni ci sono 12,4 laureati in discipline tecnico-scientifiche, un valore più che raddoppiato rispetto al 2000, sia per gli uomini sia per le donne.

Nel 2012 il 52,5% della popolazione di 6 anni e più utilizza Internet e tra questi il 29,5% naviga quotidianamente. Il confronto internazionale mette in evidenza un numero di utenti di Internet decisamente inferiore alla media Ue27.

Il 48,6% delle famiglie si connette a Internet tramite banda larga, ma la variabilità territoriale appare rilevante, con il Mezzogiorno in posizione svantaggiata.

Macroeconomia

Nel 2011 in Italia il Pil pro capite, valutato ai prezzi di mercato, è rimasto invariato in termini reali rispetto all’anno precedente. Nell’Unione Europea l’indicatore misurato in Parità di potere d’acquisto è molto variabile, con una evidente tendenza alla convergenza nel corso del decennio. L’Italia, seppur con uno scarto minimo, rientra tra i paesi che superano la media Ue27.

Nel 2011 la quota dei consumi sul Pil raggiunge l’82,7%, mentre l’incidenza degli investimenti è poco meno del 20%.

Nel periodo 1992-2011 la produttività del lavoro ha registrato una crescita media annua dello 0,9%. Negli anni più recenti, in linea con l’andamento del ciclo economico, si sono alternate fasi di forte riduzione (-3,9% nel 2009, anno di recessione) a fasi di recupero (+3,7% nel 2010, grazie alla ripresa dell’economia), seguite da una sostanziale stabilità nel 2011. In ambito europeo la produttività del lavoro italiana risulta sostanzialmente allineata con la media dei paesi Ue27, mentre nel 2002 era più elevata del 9,5%.

In Italia la quota del credito al consumo è pari all’11,9% del totale degli impieghi alle famiglie consumatrici, valore ampiamente superato da tutte le regioni del Mezzogiorno (in media pari al 20,6%), a fronte di valori nettamente inferiori nel Centro-Nord (9,3% in media).

Negli ultimi dieci anni la quota di mercato delle esportazioni italiane sul commercio mondiale è diminuita, passando dal 3,9% del 2002 al 2,9% del 2011, seguendo una tendenza comune a molte delle economie più avanzate. L’Italia è fra i paesi dell’Unione Europea che contribuiscono maggiormente all’export verso le altre aree geo-economiche: nel 2011 l’Italia ha esportato il 10,6% delle merci andate al Resto del mondo, mentre le esportazioni italiani rappresentano il 7,5% dei flussi intra-Ue.

Mercato del lavoro

Nel 2011 in Italia è occupato il 61,2% della popolazione di 20-64 anni, solo un decimo di punto in più rispetto al 2010. Si presenta molto marcato lo squilibrio di genere: le donne occupate sono il 49,9%, gli uomini il 72,6%. Il tasso di occupazione della popolazione in età 55-64 anni nel 2011 è al 37,9%, in aumento rispetto al 2010.

Il 13,4% dei dipendenti ha un contratto a termine, valore di poco inferiore alla media europea. La quota di occupati a tempo parziale è pari al 15,5%. Entrambe le tipologie contrattuali sono più diffuse tra le donne.

Il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e 64 anni non subisce variazioni rispetto al 2010, attestandosi al 37,8%, valore tra i più elevati d’Europa. Particolarmente elevata appare l’inattività femminile (48,5%), anche se in lieve riduzione rispetto al passato.

Nel 2011 il tasso di disoccupazione resta invariato rispetto all’anno precedente (8,4%) e inferiore a quello dell’Ue27 (9,7%). Il tasso di disoccupazione giovanile italiano (15-24 anni) è al 29,1%, in aumento per il quarto anno consecutivo e superiore a quello medio dell’Unione europea (21,4%). La disoccupazione di lunga durata (che perdura cioè da oltre 12 mesi) ha riguardato, nel 2011, il 51,3% dei disoccupati nazionali, il livello più alto raggiunto nell’ultimo decennio.

La quota di unità di lavoro irregolari è pari al 12,2%c(2011). Il Mezzogiorno registra l’incidenza del lavoro non regolare più elevata del Paese, oltre il doppio rispetto a quella del Nord; a livello settoriale, nell’agricoltura quasi un quarto dell’occupazione è non regolare.

Condizioni economiche delle famiglie

Nel 2011 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l’11,1%: si tratta di 8,2 milioni di individui poveri, il 13,6% della popolazione residente. La povertà assoluta coinvolge il 5,2% delle famiglie, per un totale di 3,4 milioni di individui.

Nel 2010 circa il 57% delle famiglie residenti in Italia ha acquisito un reddito netto inferiore a quello medio annuo (29.786 euro, circa 2.482 euro al mese). In Sicilia si osserva la più elevata diseguaglianza nella distribuzione del reddito e il reddito medio annuo più basso (il 28,6% in meno del dato medio italiano); sempre in questa regione, in base al reddito mediano, il 50% delle famiglie si colloca al di sotto di 17.459 euro annui (circa 1.455 euro al mese).

Nel 2011 il 22,4% delle famiglie residenti in Italia presenta almeno tre delle difficoltà considerate nel calcolo dell’indice sintetico di deprivazione, con un aumento rispetto all’anno precedente di oltre sei punti percentuali. Il panorama regionale mette in evidenza il forte svantaggio dell’Italia meridionale e insulare, con un valore dell’indicatore pari al 37,5% (dal 25,8% del 2010).

Nei primi mesi del 2012, il 42,8% delle persone di 14 anni e più si dichiara molto o abbastanza soddisfatta della propria situazione economica. Il livello di soddisfazione diminuisce passando dal Nord al Sud del Paese, con una forte variabilità regionale, ma non a livello di genere.

Protezione sociale

Nel 2011 in Italia la spesa per la protezione sociale, pari a circa 7.700 euro pro capite, sfiora il 30% del Pil. All’interno dei paesi Ue27, il nostro Paese presenta valori appena superiori alla media dell’Unione, sia in termini pro capite, sia di quota sul Pil.

Cresce la spesa per l’assistenza sociale gestita dai comuni in rapporto al Pil, dallo 0,39% del 2003 allo 0,46% nel 2009. In termini assoluti tale spesa ammonta a 7 miliardi di euro, con un valore medio pro capite pari a 115,9 euro.

Nel 2010 la spesa per prestazioni sociali si attesta vicino al 19% del Pil, con un importo pro capite pari a 4.844 euro. A livello territoriale, permangono ampie differenze, con spese per prestazioni pro capite più elevate nelle regioni settentrionali. Nello stesso anno sono state erogate 23,8 milioni di pensioni, mentre la spesa complessiva è di circa 258,5 miliardi di euro. La spesa pensionistica è il 16,6% del Pil; la maggior parte delle prestazioni pensionistiche (46,9%) e della spesa erogata (50,5%) si concentra al Nord.

Nel 2010, per la prima volta dal 2004, si è registrato un calo della quota di comuni italiani che hanno attivato almeno un servizio tra asili nido, micronidi o altri servizi integrativi/innovativi per l’infanzia (55,2%). Per questo servizio la disparità fra le regioni è particolarmente ampia: si passa, infatti, dall’11,8% del Molise al 99,5% del Friuli-Venezia Giulia.

Nel 2010 la percentuale di bambini in età 0-2 anni che fruisce di servizi pubblici per l’infanzia raggiunge il 14%, in aumento di quasi 3 punti percentuali rispetto al 2004. La distribuzione dell’offerta pubblica di servizi sul territorio nazionale è molto disomogenea, con ampi divari fra il Centro-Nord (18,6%) e il Mezzogiorno (5,3%).

Finanza pubblica

Nel 2011, nonostante condizioni non favorevoli in termini di crescita a causa della crisi economica, si osserva un generalizzato miglioramento dei saldi e delle dinamiche dei conti pubblici, grazie alle misure di contenimento della spesa pubblica adottate dai vari governi europei. L’Italia si colloca al terzo posto, dopo la Germania e l’Estonia, tra i paesi dell’Eurozona per saldo primario, all’ottavo posto per l’indebitamento netto.

L’Italia si conferma tra i paesi dell’Ue con un elevato rapporto debito/Pil. Nel 2011 si è attestato al 120,7%, valore inferiore solamente a quello della Grecia. L’aumento rispetto al 2010 è di circa due punti percentuali, più contenuto rispetto a quello medio dei paesi europei.

Nel 2011 la pressione fiscale – calcolata come rapporto tra la somma di imposte dirette, imposte indirette, imposte in c/capitale, contributi sociali e il Prodotto interno lordo (Pil) – è stata pari al 42,6%, superiore di 2,7 punti percentuali rispetto a quella media dei paesi europei. Il dato italiano è risultato complessivamente in linea con la media degli altri paesi europei fino al 2005, per registrare valori più elevati negli anni più recenti.

Nel 2011 la pubblica amministrazione italiana spende poco meno di 13 mila euro per abitante, collocandosi al dodicesimo posto della graduatoria Ue27. La spesa italiana risulta appena superiore alla media europea, ma inferiore a quella delle principali economie dell’Unione, con l’eccezione della Spagna. La spesa statale regionalizzata del Centro-Nord si conferma sistematicamente superiore a quella del Mezzogiorno, ma con un divario minore negli anni più recenti.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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