Scarsa attenzione per le scienze della terra; la crisi economica sta colpendo i servizi tecnici nazionali e questo risulta ancor più disastroso in un Paese come il nostro dove quotidianamente c’è un rischio di natura idrogeologica; molti progetti utili alla conoscenza del territorio, quali ad esempio il Progetto IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia) sono fermi e non più finanziati: nel 2010 solo il 3% degli investimenti globali nella ricerca è andato alle geoscienze: eppure il Ministro Clini ha recentemente affermato che costa più al nostro Paese mettere mano ai danni provocati dalle calamità naturali che prevenirli; una “colposa disattenzione” da parte delle Istituzioni e mancanza di attuazione politica.
Il grido d’aiuto è stato lanciato a Bologna lo scorso 14 giugno, in una conferenza stampa organizzata dall’ISPRA e dal Consiglio Nazionale dei Geologi, tenutasi nell’ambito del 7° Euregeo, dove è stata presentata la nuova carta geologica d’Italia, l’unica cartografia geologica ufficiale dello Stato italiano, realizzata dal Dipartimento Difesa del Suolo/Servizio Geologico d’Italia dell’ISPRA, in collaborazione con le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano e con i vari dipartimenti di Scienze della Terra e istituti di ricerca.
Sono 255 i fogli geologici della mappatura, che coprono il 40/45% del territorio nazionale, il cui 60% circa non ha ancora una cartografia geologica ufficiale aggiornata e realizzata con metodologie di studio moderne, più 6 Fogli di geologia della piattaforma continentale adriatica alla scala 1:250.000, di estrema importanza per la conoscenza del fondale marino adriatico. Gli euro necessari per completare i fogli geologici mancanti ammontano a circa 200 milioni nell’arco di 15-20 anni. Negli ultimi 10 anni gli investimenti nella geologia ammontavano a circa 30 milioni l’anno, oggi sono crollati del 60%: un dato impressionante, se si considera che 1/10 della superficie nazionale è soggetta a frane ed alluvioni – parliamo di circa 27 mila chilometri quadrati – e che un milione e 200 mila edifici sono costruiti in aree del nostro Paese a dir poco critiche. Diventa fondamentale conoscere le caratteristiche geologiche locali, la cosiddetta micro zonazione, ossia gli studi di dettaglio cartografico che partono dalla scala nazionale per finire alla casa del singolo cittadino. “La geologia è stato un tema centrale e, diciamolo pure, una mia fissazione pur non essendo un geologo ma un utente degli studi e dei progressi che sono stati fatti in questo settore”, ha dichiarato il Presidente dell’ISPRA Bernardo De Bernardinis; “occorre una crescita culturale affinchè l’attenzione non sia alta solo in occasione di eventi gravi o delle emergenze”. Eppure l’importanza di dotarsi di una carta geologica non è un’intuizione recente, ma risale ai tempi dell’Unità D’Italia, quando Quintino Sella capì che per tentare di arginare certi fenomeni e per “ammodernare” il Paese era essenziale avere una mappatura geologica del territorio. Percorrere una logica della prevenzione, dunque, non di corsa al ripristino, che economicamente, non paga. La green economy, tema tanto attuale grazie alla Conferenza Rio+20, si attua anche con una corretta gestione del territorio: “la carta geologica nazionale”, ha proseguito De Bernardinis, “si configura come uno strumento assolutamente necessario per lo sviluppo scientifico, territoriale ed economico e rappresenta un’occasione di crescita sostenibile per il nostro Paese, consentendo una razionale pianificazione e programmazione degli interventi necessari al territorio per la sua tutela e la sua corretta infrastrutturazione. Tutto ciò va collocato in una visione europea di concorso e condivisione delle conoscenze e delle informazioni, anche per il raggiungimento degli obiettivi comunitari”. “Le competenze nazionali sulla cartografia geologica sono eccellenti, ma si stanno clamorosamente fermando, mentre la cartografia sta velocemente evolvendo. Il Servizio geologico finlandese, in una proporzione numero abitanti Paese/numero dipendenti del Servizio Geologico, rileva una cifra di ben 49 volte superiore a quello italiano. Perdere queste competenze significa perdere anche in economia”. L’intervento di Luca Demicheli, Segretario generale di Eurogeosurveys, ha offerto una panoramica europea di settore ed ha contribuito ad inserire l’incremento e gli investimenti nelle scienze geologiche in un contesto di sviluppo economico. “La geologia deve diventare una sorta di Servizio Sanitario Nazionale, a disposizione dei cittadini”, ha detto Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi; “la comunità geologica italiana si spende incessantemente nella direzione della conoscenza, convinta come è del proprio ruolo di sussidiarietà e di servizio”.
Economia senza natura. La grande truffa. Guardate quella casa costruita su una duna, a dieci metri dal mare. Ecco, quella è economia senza natura. Questo lungo articolo di fondo, divertito e divertente, grafitante, irriverente e arrabbiato, presenta nelle stesse parole dell’autore un’unica, semplice e potente tesi: “L’uomo fa parte della natura, e le regole che inventa sono alla fine soggette alle regole della natura”. Se è vero infatti che la natura è arrivata prima dell’economia, è altrettanto vero che oggi il mondo è governato da economisti che si rifiutano di tener conto dell’ecologia, e che guardano con superiorità a qualsiasi soluzione amica dell’ambiente. Non capiscono però che l’economia deve essere un corollario dell’ecologia, e che potrà continuare a esistere solo se saprà essere un’economia della, e non senza, natura. Perché quest’ultima, presto o tardi, presenta sempre il conto.