La guerra di tutti contro tutti

“Si rimane attoniti a seguire il commento dei principali fatti di portata macroeconomica di questa settimana, dall’annuncio di Hard Brexit di Theresa May alla difesa oltre ogni limite della globalizzazione da parte di Xi Jinping, il premier cinese. Per non parlare delle principali testate giornalistiche internazionali che sostengono ed esaltano il libero commercio addirittura più dello stesso establishment attuale. Winston Churchil soleva dire durante lo scorrere della II Guerra Mondiale che la paura funziona, se ben veicolata può condizionare il comportamento delle persone e modificare le sorti di una intera nazione. Possiamo dire che la paura funziona anche al contrario ossia analizzando i principali eventi di portata istituzionale del 2016 ci si rende conto che in quasi tutto il mondo occidentale è iniziata una fase di mutamento forse epocale: prima il Regno Unito, dopo gli States ed anche noi italiani nel nostro piccolo con il voto del 4 Dicembre. Reazioni non caotiche, ma conseguenziali una dietro all’altra che fanno presagire la loro prosecuzione nei mesi successivi. Leggere gli editoriali di alcuni giornali italiani in queste settimane ti sprona ancora di più a rifiutare lo status quo attuale. Il timore sempre più concreto per le elite di veder svanito il sogno di un mondo uniformato e controllato grazie agli influssi ed indottrinamento globalizzante ormai si sta trasformando in realtà. Pertanto lotta e reazione a tutto quello che in questo momento si sta ponendo come avversario e nemico della globalizzazione: per primo proprio Donald Trump che sbandiera un ritorno al protezionismo economico in stile anni settanta. Continue Reading

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I nuovi “Dieci comandamenti” del buon comunista

Partito Comunista Cinese

“I membri del Partito devono separare gli interessi privati da quelli pubblici, mettendo quelli pubblici al primo posto”, afferma il nuovo decalogo del Partito comunista cinese (Pcc), che prosegue: niente sesso fuori del matrimonio, niente banchetti, niente partite di golf. Sono alcune delle novità introdotte dal comitato centrale nel nuovo decalogo di comportamento dei militanti, circa 88 milioni, del Partito comunista cinese (Pcc).

L’obiettivo è quello di sradicare la corruzione e l’avidità tra i membri, una mossa che rientra nella campagna contro i corrotti avviata nel 2012 dal presidente cinese Xi Jinping e che ha visto cadere grandi nomi dell’apparato politico.

L’agenzia Xinhua sottolinea che il divieto di “abitudini stravaganti nel bere e nel mangiare” di “sesso fuori dal matrimonio” e quello di giocare a golf non erano contenuti nella precedente versione del “decalogo”. Nuova anche la norma che condanna l’adulterio e impone ai militanti del Partito di “gestire delle famiglie armoniose”. L’accusa di adulterio o di praticare il libertinaggio sono frequenti nei processi per corruzione che sempre più spesso vengono celebrati in tutto il Paese. Non solo: i membri del Partito devono evitare di formare “cricche” che hanno l’obiettivo di spaccare il partito e di cercare di ottenere delle posizioni di potere e di ricchezza per propri familiari.

Cancellati alcuni articoli nei quali si parlava di corruzione, di mazzette e di omissione nell’applicazione delle leggi, proprio perché questi reati sono puniti dalla legge. Per controllare che i milioni di iscritti seguano questo decalogo è stata istituita una Commissione Centrale per le Ispezioni di Disciplina (Ccid) presieduta da Wang Qishan, un alleato del presidente Xi Jinping.

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Chinese dream

sogno cinese

Il presidente cinese Xi Jinping è a Washington, per una cena privata con Barack Obama, prima di partire per il suo viaggio, ha rilasciato una intervista al Wall Street Journal. Xi Jinping all’inizio del suo mandato venne definito l’Obama cinese per aver detto “I have a Chinese dream”. 

“Il sogno cinese è sostanzialmente rendere migliore la vita del popolo, e penso che dovremmo approcciare questo progetto da due angolazioni: storia e realtà. A partire dalla Guerra dell’Oppio nel 1840, la Cina ha attraversato un secolo di agitazione sociale, aggressioni straniere e sofferenze causate dai vari conflitti. Tuttavia in questo periodo difficile la nostra gente è rimasta in piedi e ha lottato tenacemente per un futuro migliore: non ha mai smesso di aspirare al sogno a lungo bramato. Per comprendere la Cina di oggi è necessario cogliere appieno la profonda sofferenza che la nazione ha subìto fin dall’inizio dell’epoca moderna e l’impatto profondo di tale sofferenza sul pensiero. Per questo consideriamo il grande rinnovamento della nazione come il maggiore sogno dell’epoca moderna. Il sogno cinese è quello di ogni cittadino. Non è un’illusione, né uno slogan. Il sogno cinese è radicato nei cuori del popolo. Evidentemente, a causa di differenze storiche nella cultura e nel grado di sviluppo, Cina, Stati Uniti e altri Paesi possono non condividere questa aspirazione. Ma i sogni di varie persone, seppure diversi, sono fonti di ispirazione, e tutti questi sogni creano notevoli opportunità per la Cina e gli Usa, come anche per gli altri Paesi, di avviare una cooperazione.

Lavoreremo in modo coordinato per assicurare la crescita, adeguare le infrastrutture, migliorare il benessere della popolazione, prevenire i rischi, potenziare e innovare la regolamentazione. Con la promozione costante dell’innovazione in campo industriale, informatica, urbano e agricolo, un tasso di risparmio delle famiglie elevato e consumi che dispongono di un buon potenziale, insieme alla crescita della classe media, la Cina è nella posizione di mantenere una crescita mediamente elevata negli anni a venire. Per capire l’economia cinese è necessaria una prospettiva ampia. Se la si paragona a una grande nave che affronta il mare, la domanda da porsi è se sta navigando nella giusta direzione, e se ha potenza sufficiente ed energia per navigare a lungo.

Stando all’Unctad e ad altri organismi internazionali, la Cina resta la destinazione più allettante al mondo per gli investimenti. Dichiarazioni su mutamenti di clima e perdite di fiducia degli investitori esteri non rispondono al vero. Nel 2014, la Cina ha attratto 120 miliardi di dollari dall’estero, più che qualsiasi altro Paese, ed è stata la destinazione principale tra i Paesi in via di sviluppo per 23 anni di fila. Nei primi otto mesi del 2015, la quota totale di investimenti esteri raccolti dalla Cina ha superato 85 miliardi di dollari, il 9% in più rispetto al 2014. La Cina agevolerà ancora l’accesso al mercato per gli investimenti esteri. Nel contempo, miglioreremo le regole in materia, proteggendo meglio diritti e interessi degli investitori.

Il fine del Partito Comunista è servire il popolo. Una volta ho detto che la lotta alla corruzione non finirà mai, ma la nostra tolleranza zero non cambierà mai. Né la nostra determinazione e severità con cui la sanzioniamo per liberare il Partito. Tuttavia l’impegno contro la corruzione non colpirà l’economia”.  Xi Jinping

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Quanto guadagnano i capi di Stato e di governo nel mondo?

trono

Il nostro presidente della Repubblica guadagna poco meno di 240 mila euro all’anno. Quanto guadagnano invece gli altri capi di Stato? Ecco un breve quadro dei principali Paesi:

– Tony Tan, presidente di Singapore: un milione e mezzo di euro all’anno.

– Barack Obama, presidente degli Stati Uniti: 315 mila euro all’anno.

– Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa: 92.448 euro all’anno.

– David Cameron, primo ministro del Regno Unito: 142 mila sterline, pari a 178 mila euro all’anno.

– Stefan Löfven, premier svedese: 190 mila euro all’anno.

– Francois Hollande, presidente francese: 225 mila euro all’anno.

– Angela Merkel, cancelliera della Germania: 290 mila euro all’anno.

– Mariano Rajoy, premier spagnolo: 80 mila euro all’anno.

– Charles Michel, primo ministro del Belgio: 247 mila euro lordi all’anno.

– Jacob Zuma, presidente del Sudafrica: 237 mila euro all’anno.

Hifikepunye Pohamba, numero uno della Namibia: 110.604 euro all’anno.

Uhuru Kenyatta, presidente del Kenya: 101.904 euro all’anno.

– Ernest Bai Koroma, presidente della Sierra Leone: 760 euro al mese (9.084 all’anno).

– Paul Biya, presidente del Camerun: 200 euro al mese (2.400 euro all’anno).

– Mulatu Thesome, presidente dell’Etiopia: 246 euro al mese (quasi 3 mila all’anno).

– Xi Jinping, presidente della Cina: 228 mila euro all’anno.

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