Chi sono i turisti più maleducati del mondo? Scopri le nazioni con i turisti peggiori. Continue Reading
turismo
Turismo: Il “marchio Italia” non attrae più
Nel 2005 eravamo “il Paese con maggiori capacità di attrazione al mondo”, oggi secondo il Country Brand Index, che definisce l’appeal di una destinazione agli occhi dei viaggiatori internazionali, siamo scesi al 18esimo posto.
Solo nell’ultimo anno, la quota di turismo internazionale intercettata dall’Italia è scesa al 4,1%. E con prospettive tutt’altro che rosee. Fino agli anni 70 siamo stati la prima meta turistica del mondo. Oggi siamo la quinta. Il turismo produce solo il 6% del valore aggiunto dell’economia italiana (83 miliardi di euro).
Turismo, Cultura e Made In non possono garantirci una fama a vita. Questo significa meno investitori, clienti, acquirenti, venditori e turisti. Il Paese Italia, sicuramente amato per arte, cultura, bellezza è considerato, agli occhi del mondo, poco tecnologico, innovativo, scarsamente attento all’ambiente, alla sicurezza e poco funzionale nell’ambito dei trasporti.
La mancanza di infrastrutture chiave, come aeroporti, porti, alta velocità, ma anche la scarsa manutenzione del territorio, il dissesto idrogeologico, la poca cura degli agglomerati urbani, la percezione di una eccessiva criminalità nelle città, il basso livello dei servizi pubblici locali, l’inadeguatezza delle infrastrutture digitali, sono tutti elementi che contribuiscono a ridurre sensibilmente l’appeal turistico del territorio italiano.
Il turismo in Italia è rimasto legato a un’idea che non appartiene più alla realtà. Da sempre lasciato più alla singola inventiva e all’iniziativa personale che non a una vera strategia nazionale.
Noi non siamo capaci a promuovere il turismo. Oggi il 50% dei turisti cerca notizie in rete. Il 70% dei turisti più affluenti cerca notizie in rete prima ancora di decidere dove andrà. E l’Italia non ha un sito ufficiale del turismo.
Nella classifica che misura competitività e qualità dell’industria turistica, l’Italia è 123esima su 144 paesi, e 133esima per competitività dei prezzi.
Turismo in ripresa: Un italiano su due in vacanza
Segnali positivi per il turismo italiano. Sono infatti 30,4 milioni (pari al 50% della popolazione) le persone che hanno già fatto o si apprestano a fare vacanze. Un netto recupero di posizioni rispetto all’ultimo biennio: 26,8 milioni nel 2013 e 28 milioni nel 2014. Il 48% degli italiani ha scelto per la proprie ferie estive soprattutto le Regioni del Mezzogiorno. Questi i dati principali dell’indagine di Federalberghi.
Crescono nel quadrimestre estivo (giugno-settembre) gli italiani che hanno trascorso o trascorreranno una breve vacanza fuori dalle proprie mura domestiche, dormendo almeno 1 notte fuori casa. Sono infatti circa il 50%, pari a 30,4 milioni le persone tra maggiorenni e minorenni che hanno già fatto o si apprestano a fare vacanze (+8,6% su 2014). La durata media quest’anno è di 8 notti rispetto alle 9 notti del 2014 e nell’81% dei casi (quasi 25 milioni) gli italiani rimarranno in Italia, mentre nel 19% dei casi (oltre 5 milioni) andranno all’estero. Il giro d’affari si attesta sui 18,3 miliardi di Euro rispetto ai 17 miliardi di Euro del 2014 (+7,7%). Per quanto riguarda la clientela straniera emerge un incremento tendenziale del +2,5%.
Nella generalità dei casi la vacanza estiva degli italiani è consumata in località marine con le Regioni del Sud ad attrarre la clientela. Oltre il 48% di chi rimane nei confini del Bel Paese si sta recando in Sicilia (18% della domanda), in Sardegna (10,4%), in Puglia (10,1%) ed in Calabria (10%). Il 79% rispetto al 70% del 2014 preferisce la spiaggia, con il dettaglio che vede il 59% scegliere il mare della Penisola o delle due isole maggiori (rispetto al 48% del 2014), mentre il 20% (rispetto al 22% del 2014) riversarsi nelle isole minori.
Segue in classifica generale la montagna con il 7,8% delle preferenze (rispetto al 15,1% del 2014), le località d’arte maggiori e minori con il 4,2% (rispetto al 5% del 2014), le località termali e del benessere con il 2,7% della domanda (rispetto al 2,4% del 2014) ed in leggera risalita le località lacuali dove si attesta il 2% della domanda complessiva italiana (rispetto all’1,6% del 2014).
Per chi sceglie di “espatriare” e, quest’anno, come detto, sono oltre 5 milioni (rispetto ai 5 milioni del 2014) i connazionali che si sposteranno oltre confine, la scelta ricade essenzialmente sulle grandi capitali europee e sui mari tropicali. Le grandi capitali europee raccolgono infatti il 43% della domanda (come nel 2014), seguite dai mari tropicali/località esotiche che salgono al 17,7% dal 15,2% del 2014.
La spesa stimata per le vacanze estive (comprensive di viaggio, vitto, alloggio e divertimenti) è di 786 Euro (rispetto ai 790 Euro del 2014). Il giro d’affari complessivamente prodotto è di 18,3 miliardi di Euro, in aumento del 7,7% rispetto all’estate 2014.
Tra le tipologie di soggiorno, scelte dagli italiani per trascorrere le proprie vacanze estive, l’albergo rimane il leader incontrastato. Il 24,5% lo sceglie rispetto al 27% del 2014. Seguono, nell’ordine, la casa di parenti o amici con il 21,7% rispetto al 20,1% del 2014, l’appartamento in affitto con il 12,1% (10,2% nel 2014), la casa di proprietà con il 10,6% rispetto al 16,9% del 2014, il villaggio turistico col 7,6% (7,2% nel 2014). Crescono i residence col 7,1% (6,5% nel 2014), i bed&breakfast con il 4,3% (2,9% nel 2014) ed i campeggi con il 4,3% (2,5% nel 2014).
È Agosto, anche quest’anno, il mese più gettonato in assoluto, per giunta in ulteriore consolidamento. Il 62,5% (rispetto al 59,3% del 2014) di chi è in vacanza lo ha scelto per il proprio periodo di ferie estive. Segue Luglio col 16,7% (rispetto al 22,1% del 2014). Giugno ha raccolto il 14,7% della domanda (rispetto al 19,4% del 2014) e Settembre vedrà il 13,3% della domanda (rispetto al 10,7% del 2014).
No alla violenza
Ogni 5 minuti, da qualche parte nel mondo, un bambino muore a causa di un atto di violenza. Ciò significa che senza un’azione dei governi, 345 bambini e ragazzi sotto i 20 anni potrebbero morire ogni giorno a causa di violenze. Il rapporto UNICEF “Children in Danger. Act to End Violence against children“ rileva che la maggior parte dei bambini sono stati uccisi lontano da zone di guerra e che gli abusi fisici, sessuali e psicologici sono diffusi tra milioni di bambini, che non sono al sicuro nelle loro case, scuole o comunità.
Ma quasi 230 milioni di bambini restano intrappolati in zone di conflitto, la maggior parte delle quali dimenticate dai media. Milioni i bambini uccisi mentre erano in classe e mentre dormivano nei loro letti. Quasi la metà delle persone uccise in guerra durante gli anni ’90 erano bambini. Si calcola che nel mondo siano almeno 300.000 i ragazzi al di sotto dei 18 anni attualmente ingaggiati in ostilità. La maggior parte dei bambini soldato ha tra i 15 e i 18 anni. Molti però, vengono reclutati all’età di 10 anni o anche prima.
I ragazzi iracheni con meno di 18 anni, soprattutto con disabilità mentali, vengono usati sempre più spesso dallo Stato Islamico per compiere attacchi suicidi e fare da scudi umani agli edifici presi di mira dagli attacchi aerei statunitensi. Ma l’Isis non è la sola fazione in guerra a violare i trattati internazionali in termini di diritti umani, anche dei minori. Lo stesso vale per l’Esercito Libero Siriano, il gruppo di ribelli considerato tra i più moderati che combatte contro il regime del presidente Bashar al Assad in Siria. Accusati anche loro di violenze nei confronti di giovani donne, vittime di matrimoni forzati, violenze sessuali e schiavismo.
No a tutte le ingiustizie. Ogni bambino ha il diritto di vivere nel migliore dei modi…
NO… alla pedofilia da parte del Clero.
NO… al turismo del sesso.
NO… ai bambini uccisi in Siria.
NO… al traffico di organi.
NO… alle armi libere in USA.
NO… Alle multinazionali pronte a dir si all’obesità infantile.
No a tutti i fenomeni di violenza, compresi quelli fondati su intolleranza di razza, di religione o di genere!
Stagione nera per il turismo, ma forse ce lo meritiamo
“Da giugno ad agosto il turismo alberghiero italiano ha prodotto un risultato pari a zero rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un risultato tristemente negativo che arriva da anni di risultati negativi assommatisi gli uni agli altri nel tempo e che fa suonare il campanello d’allarme per uno dei principali settori economici del Paese. In più per la prima volta nella storia delle statistiche turistiche moderne i due mesi clou dell’anno, luglio ed agosto, hanno rispettivamente chiuso in negativo con un -0,6% ed un -0,2% di presenze alberghiere. Certo, nel trimestre estivo si sono succeduti fenomeni meteorologici avversi che hanno sicuramente remato contro le scelte turistiche degli italiani e degli stranieri, ma ormai la stagnazione dei mercati turistici nel Bel Paese è diventata quasi un fenomeno cronico che va curato con immediatezza e misure non convenzionali. L’effetto lenitivo della crescita dei turisti dal resto del mondo, registrata negli ultimi tre anni (giugno/agosto 2011 +11%, giugno/agosto 2012 +1% e giugno/agosto 2013 +4,1%) non è più sufficiente a compensare il crollo della domanda interna e ciò mette con maggior evidenza a nudo il grave momento che le strutture ricettive del Paese stanno attraversando, ancor più grave nelle località che si rivolgono quasi esclusivamente alla cliente domestica. Quali misure non convenzionali ed indifferibili occorre dunque che Governo e Parlamento varino Riduzione della pressione fiscale e del costo del lavoro, aumento del massimale per i pagamenti in contante, semplificazione delle procedure per il rilascio dei visti turistici e promozione promozione promozione del Bel Paese nel mondo ed in Italia stessa. L’auspicio, a questo punto, è che almeno una parte degli italiani che non hanno voluto o potuto fare vacanze durante i tipici mesi estivi, colgano le opportunità tariffarie che il mese di settembre abitualmente offre”. Bernabò Bocca – Presidente di Federalberghi
Per chi non lo sapesse, Bernabò Bocca è anche senatore di Forza Italia e siede in commissione Industria, Commercio e Turismo. Invece di piangere e giustamente auspicare bisognerebbe sapere se non considera eccessivo, o inopportuno, tenere i piedi in così tante scarpe, alcune delle quali preposte a stabilire le eventuali famose misure “non convenzionali” da lui sollecitate a favore delle altre scarpe. In alternativa, invece di sollecitare il governo, potrebbe farsi portatore di una proposta complessiva sul turismo, che spazi dal controllo qualità/prezzi ai servizi offerti considerando che il turista non vuole solo dormire e mangiare, ma muoversi, divertirsi, fare sport e magari godere dell’arte italiana. In un paese dove un ristoratore romano può permettersi di appioppare 42 euro per tre gelati ad alcuni turisti americani, che cosa ci si aspetta? I turisti stranieri costituiscono più del 50% del totale degli ospiti degli alberghi italiani. Il nostro principale cliente è la Germania, con 30,7 milioni di presenze, seguita dagli USA, Regno Unito e Francia. Non bisognerebbe incominciare a trattarli meglio? Federalberghi non ha mai fatto una campagna contro il caro-tariffe scelto da molti albergatori italiani né ha mai proposto sanzioni severe nei confronti delle strutture che sono riuscite ad ottenere una quotazione (le famose stelle) di molto superiore alle loro reali prestazioni. Quindi, fate due più due e capirete che anche Federalberghi è complice del disastro.