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L’Italia è la Repubblica degli asini

Quanto costa l’ignoranza in Italia?

Quanto costa l’ignoranza in Italia? Tantissimo. L’80% degli italiani è analfabeta e, spesso, non se ne rende neanche conto (legge, guarda, ascolta, ma non capisce).

Significa che otto persone su dieci non colgono la realtà nel suo insieme ma solo sprazzi di essa. Insomma, riescono a fare cose banalissime, ma non a capire un articolo di giornale, a riassumere un testo, men che meno ad appassionarsi a qualsivoglia forma artistica. Continue Reading

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Ma gli italiani si sono bevuti il cervello?

gli italiani si sono bevuti il cervello

Gli italiani hanno ancora la capacità d’intendere e di volere? Gli italiani si sono bevuti il cervello? Lo spunto per questa domanda mi è venuto rileggendo per caso un vecchio articolo di Marco Lodoli, scrittore, insegnante di Italiano, collaboratore di Repubblica, uno dei “padri” della riforma “La Buona Scuola”.

Lodoli nel 2002 parlò del demone della facilità che coinvolgeva i giovani ma anche le persone adulte. Il non saper più ragionare con la propria testa ma viceversa il lasciarsi condizionare da tutto quello che rappresenta il vastissimo mondo dei social e dei mass media, che ci circonda e inevitabilmente ci coinvolge in prima persona. A distanza di 16 anni da quell’articolo nulla sembra cambiato. Continue Reading

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Una televisione sempre più per anziani

internet vs tv

La TV è sempre più vista dagli anziani, i giovani la snobbano e preferiscono Internet. Questi i risultati di una nuova ricerca condotta dal media-analista Michael Nathanson per il Moffett Nathanson Research e pubblicata sul Washington Post. Dalle indagini è emerso che l’età media degli spettatori della stagione tv 2013-2014 era di 44 anni, sei in più rispetto all’età media del pubblico dello scorso quadriennio.

L’audience dei programmi dei maggiori network di broadcast è invecchiata ancora più velocemente, raggiungendo un’età media di 53.9 anni, il 7% in più rispetto agli scorsi 4 anni. “Gli spettatori tv stanno invecchiando addirittura più velocemente della popolazione americana” rileva Nathanson, “L’età media dei cittadini americani è stata fissata dal Censo a 37,2 anni, con un aumento dell’1,9% nell’arco degli ultimi 10 anni. Se uniamo questi due dati, quello che emerge è che l’età media degli spettatori tv è aumentata il 5% più velocemente rispetto a quella della popolazione americana”.

Il balzo in avanti nella demografia degli spettatori tv è causato da una serie di fattori: scarsa fruizione di contenuti televisivi da parte della fascia più giovane della popolazione (quella sotto i 25 anni) e l’aumento dell’uso dei nuovi  strumenti tecnologici da parte degli spettatori al di sotto dei 55 anni.

Il report di Nathanson riferisce che è la Cbs a detenere il primato di network con il pubblico più anziano: 58,7 anni in media. Ncsi, uno dei programmi più popolari della tv americana (un affare da milioni di dollari), ha un’audience più giovane nell’online e trae i suoi guadagni dalla vendita delle licenze per la tv via cavo. Gli spettatori più giovani della tv broadcast sono invece tutti per Fox, con un’età media di 47,8 anni. “I canali via cavo hanno in generale  un’audience più giovane grazie alla varietà di contenuti trasmessi, inclusi i programmi per bambini, ma nonostante questo anche loro hanno visto aumentare l’età dei loro spettatori dell’8% negli ultimi 4 anni” conclude Nathanson.

Quindi la questione adesso è: come reagiranno i colossi della televisione tradizionale? ESPN, ad esempio, sta lentamente mettendo alcuni dei suoi contenuti online per attirare gli spettatori più giovani. Le emittenti puntano agli ascolti dei giovani che invece mollano la Tv per il Web.

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Talk show o fiction?

talk-show

Il Paese è cambiato. I talk show ancora no. Guardate un qualsiasi studio televisivo: da una parte il politico di centrosinistra con giornalista simpatizzante accanto. Dall’altra un berlusconiano con cronista al seguito. Procedono sempre insieme, in simbiosi come l’attinia e il pesce pagliaccio (o, in qualche caso, squalo e pesce pilota).

Ma nessuno sembra essersi accorto di una cosa: non ci sono più maggioranza e opposizione, non esistono più avversari, soltanto alleati. Il grande sogno della politica italiana, il volemose bene diventato regola universale: l’opposizione è abolita. Semplice, geniale, chissà perché non ci si è pensato prima. Però almeno una controindicazione c’è: i talk show.

Già, una volta gli italiani dopo aver passato la giornata a litigare con capi ufficio, mogli e mariti si sedevano stremati davanti alla televisione e con un pizzico di masochismo assistevano all’ennesima lite tra esponenti di centrosinistra e centrodestra. Certo, a volte ti veniva il dubbio che fosse tutta una recita, un po’ come la commedia delle maschere dove bisogna indossare gli abiti di Arlecchino o Brighella. Ma poco importa: in mancanza di una partita di campionato, Champions o perfino promozione, si poteva sfogare il tifo indossando il doppiopetto di Berlusconi o la giacca e cravatta di D’Alema. Un’ora di botte e risposte e potevi cullarti nell’illusione di avere ancora uno straccio di ideale e di appartenenza.

Adesso è tutto finto. Senza quasi che ce ne accorgessimo. Giustizia, ambiente, lavoro. Senti la stessa cosa declinata in dieci modi diversi: come un concerto in cui ogni strumento suona lo stesso spartito, una mostra d’arte dove tutti i pittori ritraggono lo stesso paesaggio. Cambia qualche ombra, una tinta, ma il soggetto è sempre uguale. Insomma, tutti uniti. Un flirt scoppiato ai tempi della legge anticorruzione con i deputati Pdl che facevano scudo per difendere la norma salva-Berlusconi e gli “avversari” del Pd che spiegavano l’utilità della norma (di sicuro per la prescrizione di Filippo Penati). Ma l’outing avviene con il governo Letta. Basta guardare la puntata di Porta a Porta sull’ineleggibilità di Berlusconi. Roba da antologia: se ascolti a occhi chiusi fai fatica a distinguere il rappresentante del Pd da quello del Pdl. E infatti il luciferino Bruno Vespa ha precorso i tempi mettendo tutti dalla stessa parte. Che dire poi delle serate di Omnibus su La7, dove si possono incontrare Fabrizio Cicchitto, David Sassoli e Gianluca Susta di Scelta Civica tutti cinguettanti. “Non commentiamo le sentenze”, questa è la linea. Già, ormai c’è addirittura una linea comune.

E la rabbia, vera o finta che fosse, che una volta gonfiava le vene delle tempie? Sparita, o quasi. C’è un solo obiettivo: il Movimento Cinque Stelle.

Ecco allora il deputato Pd Anna Ascani, che con i suoi 25 anni ti aspetti possa spaccare il mondo da un momento all’altro. Ad Agorà trova davanti Renata Polverini che dopo i casini della Regione Lazio all’estero non comparirebbe più nemmeno alle riunioni di condominio (e invece in Italia è parlamentare). Dai Ascani, facce vede’ chi sei. Invece eccole all’unisono scagliarsi verso il vero nemico: Grillo. Mezz’ora filata di attacchi ad alzo zero contro il grande assente. No, Grillo e i suoi devono andare in televisione. Per pietà, fatevi avanti! Se non per conservare almeno un brandello di opposizione; se non per mettere un argine all’alleanza senza freni che ormai abbraccia partiti, finanza, gerarchie ecclesiastiche e buona parte della stampa; se non per questo almeno per salvare i talk show, per non farci addormentare alle nove di sera con le parole crociate sulle ginocchia. Ma intanto cambiamo i talk show. Non tanto, almeno la disposizione delle poltrone: mettiamole tutte dalla stessa parte. E dall’altra parte… il vuoto.

(Fonte Il Fatto Quotidiano 04 Giugno 2013 – Ferruccio Sansa)

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