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780 milioni di persone non ha l’acqua potabile…e noi la sprechiamo

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Senza l’acqua, la vita non potrebbe esistere. L’acqua è un prerequisito di qualunque sviluppo umano ed economico. Ancora oggi, 780 milioni di persone, circa una ogni nove, non ha accesso all’acqua potabile. 2 miliardi e mezzo di persone non hanno accesso a servizi igienici.

Ultimamente è aumentata l’attenzione verso il problema della scarsità dell’acqua, per una buona ragione. Sebbene l’acqua sia una risorsa rinnovabile, è anche finita. Solo il 2,53% dell’acqua della terra è dolce, e circa due terzi di essa sono sotto forma di ghiacciai o nevi perenni. Ma a dispetto del pericolo concreto di esaurimento globale della disponibilità di acqua, per la maggior parte delle persone, circa un miliardo, che non hanno acqua pulita per bere, il problema non è la scarsità, ma l’accesso. Nella maggioranza delle nazioni sviluppate abbiamo l’accesso garantito all’acqua potabile. Ma non è sempre stato così. Cento anni fa, New York, Londra e Parigi erano centri di malattie infettive. I tassi di mortalità infantile erano agli stessi livelli che si registrano adesso nei paesi sub-sahariani. Fu solo grazie alle riforme nella gestione dell’acqua e dei servizi igienici che la situazione nelle nostre città cambiò radicalmente. Non dovrebbe sorprendere che nel 2007 un’indagine del British Medical Journal abbia scoperto che l’acqua pulita e i servizi igienici sono stati il più importante progresso della medicina dal 1840. L’impatto della crisi idrica sulla salute e sull’economia è drammatico. Senza l’acqua, la vita non potrebbe esistere. L’acqua è un prerequisito di qualunque sviluppo umano ed economico.

I costi umani. Oltre 3,4 milioni di persone muoiono ogni anno per cause legate alla carenza di acqua, ai servizi igienici inadeguati, alla mancanza di igiene personale. Quasi tutti (99%) muoiono nei paesi in via di sviluppo. La dissenteria è la seconda causa di morte tra i bambini sotto i cinque anni nel mondo. Circa 1,5 milioni di bambini ogni anno muoiono per dissenteria, cioè 4.100 al giorno, uno ogni 21 secondi. Ne uccide più della malaria, dell’AIDS e del morbillo insieme. Il 90% dei morti dovuti a dissenteria sono bambini sotto i 5 anni, per lo più nei paesi in via di sviluppo. La mancanza di accesso ad acqua pulita e la mancanza di servizi fognari uccide tanti bambini quante sono le persone che morirebbero se precipitasse un jumbo pieno di passeggeri ogni quattro ore. Dei 60 milioni di persone che si aggiungono alla popolazione delle città ogni anno, la maggior parte si trasferisce in insediamenti informali (slums) senza servizi igienici. 780 milioni di persone non hanno accesso a una fonte d’acqua pulita; circa una persona ogni nove. La crisi legata all’acqua e alle fognature produce più vittime attraverso le malattie di quante ne produca la guerra per mezzo delle armi. Un europeo che fa una doccia di cinque minuti usa più acqua di quanta ne consuma una persona in un paese in via di sviluppo in un intero giorno.

I costi sanitari. 443 milioni di giorni scolastici sono persi ogni anno dagli studenti a causa di malattie legate alla carenza di acqua. La dissenteria è più diffusa nei paesi in via di sviluppo a causa dei più bassi livelli di accesso all’acqua potabile pulita e ai servizi igienici, oltre che a causa di un minore livello di igiene e di una alimentazione inadeguata. Metà dei letti d’ospedale nel mondo sono occupati da pazienti che soffrono di malattie associate con la mancanza di accesso all’acqua potabile, servizi igienici inadeguati e mancanza di igiene. Si stima che circa il 10% delle malattie nel mondo potrebbe ridursi migliorando la fornitura di acqua, di servizi igienici e con programmi di gestione delle risorse idriche. L’88% dei casi di dissenteria nel mondo è attribuibile all’uso di acqua contaminata e a servizi igienici inadeguati. I servizi igienici e una igiene adeguata sono cruciali per prevenire la dissenteria. Si stima che la disponibilità di un sistema fognario adeguato possa far ridurre i casi di dissenteria di circa un terzo. Lavarsi le mani col sapone può ridurre la dissenteria di oltre il 40%.

I costi economici. A milioni di donne non è permesso fare altro che sopravvivere. Non perché manchi loro l’ambizione o la capacità, ma per la mancanza di acqua potabile e di servizi igienici adeguati. Milioni di donne e bambini nei paesi in via di sviluppo trascorrono molte ore al giorno a raccogliere l’acqua da fonti lontane e spesso inquinate, per poi tornare ai loro villaggi trasportando 20 litri di acqua a testa. Indagini da 45 paesi in via di sviluppo mostrano che donne e bambini sostengono il peso più gravoso per la raccolta di acqua nella maggior parte delle famiglie, sacrificando per questo il tempo necessario per lavorare e produrre reddito, prendersi cura della famiglia, o andare a scuola. Ci sono più persone nel mondo che possiedono un telefono cellulare che persone che possono usare i servizi igienici. L’investimento in accesso all’acqua potabile e in servizi fognari adeguati contribuisce alla crescita economica. Per ogni dollaro investito, secondo l’OMS, si ha un ritorno compreso fra i 3 e i 34 dollari, a seconda della regione e delle tecnologie usate. Circa il 66% delle persone che non hanno accesso all’acqua potabile vivono con meno di due dollari al giorno. Il restante 33% vive con meno di un dollaro al giorno. Un’indagine della Banca Mondiale ha rivelato che le famiglie sono il principale investitore nei servizi igienici domestici. Se si fornisse accesso al credito, le famiglie più povere sarebbero in grado di allocare una porzione significativa del loro reddito negli investimenti per i servizi igienici. L’accesso al credito gioca un ruolo fondamentale nel favorire l’accesso delle famiglie a servizi igienici adeguati. Le persone che vivono in insediamenti informali come gli slums pagano da 5 a 10 volte di più per ogni litro d’acqua rispetto alle persone ricche che vivono nella stessa città. Circa 200 milioni di ore sono impiegate ogni giorno nel mondo per raccogliere e trasportare l’acqua. La produttività perduta ogni settimana dalle persone che si dedicano a trasportare l’acqua è maggiore del numero totale di ore lavorate dai dipendenti di Wal Mart, UPS, McDonalds, IBM, Target e Kroger messi insieme.

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Prospettive ambientali all’orizzonte del 2050


Video delle Nazioni Unite per lo Sviluppo “Il Futuro che Vogliamo” in occasione della Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile Rio+20 che si terrà in Brasile dal 20 al 22 giugno 2012.

 

Negli ultimi decenni l’umanità è stata testimone di una crescita e di una prosperità senza precedenti. Dal 1970, le dimensioni dell’economia mondiale sono triplicate e la popolazione è aumentata di oltre 3 miliardi di abitanti. Tale crescita, tuttavia, è stata accompagnata da inquinamento ambientale e sfruttamento delle risorse naturali. L’attuale modello di crescita e la gestione inadequata delle risorse naturali potrebbero in definitiva compromettere lo sviluppo dell’umanità.

Le Prospettive ambientali dell’OCSE all’orizzonte del 2050 formulano il seguente quesito : “Quale sarà lo scenario dei prossimi quarant’anni?” Lo studio, basato sui modelli elaborati congiuntamente dall’OCSE e dall’Agenzia di Valutazione Ambientale dei Paesi Bassi, esamina lo scenario fino al 2050 per identificare i potenziali impatti ambientali delle tendenze demografiche ed economiche in assenza di politiche “verdi” più ambiziose. Il rapporto esamina ugualmente le politiche che potrebbero cambiare in meglio tale scenario. L’analisi si concentra su quattro settori: i cambiamenti climatici, la biodiversità, le risorse idriche e gli impatti dell’inquinamento sulla salute. Queste sono le stesse quattro sfide ambientali fondamentali già contrassegnate con il “Segnale Rosso” nelle precedenti Prospettive ambientali dell’OCSE all’orizzonte del 2030 (OECD, 2008), ad indicare problemi che esigono un’attenzione urgente.

Nel corso degli ultimi decenni, l’attività umana ha dato il via a una crescita economica senza precedenti con l’obiettivo di raggiungere un più elevato tenore di vita. Tuttavia, l’ampiezza stessa della crescita economica e demografica ha travolto i progressi compiuti per contenere il degrado ambientale. Il sostentamento di 2 miliardi di abitanti in più entro il 2050 sarà una sfida per la nostra capacità di gestire e ripristinare le risorse naturali da cui dipende la nostra vita. Lo studio dell’OCSE giunge alla conclusione che è necessario agire ora in modo urgente e olistico al fine di evitare notevoli costi e conseguenze dell’inazione tanto in termini economici quanto umani.

Entro il 2050, la popolazione del pianeta dovrebbe crescere da 7 miliardi fino a superare oltre 9 miliardi di abitanti e l’economia mondiale dovrebbe quasi quadruplicare con una domanda crescente di energia e di risorse naturali. I tassi medi di crescita del PIL potrebbero rallentare in Cina e in India, mentre tra il 2030 e il 2050 l’Africa potrebbe registrare i tassi di crescita più alti a livello mondiale. Nel 2050, un quarto della popolazione dei Paesi OCSE dovrebbe superare i 65 anni rispetto all’attuale 15%. La Cina e l’India potrebbero entrambe registrare un tasso d’invecchiamento demografico significativo, mentre si prevede che le popolazioni più giovani in altre regioni del mondo, soprattutto in Africa, potrebbero crescere rapidamente. Tali cambiamenti demografici, accompagnati da tenori di vita più alti, implicano stili di vita e modelli di consumo che si evolvono e che avranno un impatto sull’ambiente. Si prevede che quasi il 70% della popolazione mondiale sarà composta da residenti urbani entro il 2050, contribuendo così ad accentuare sfide come l’inquinamento atmosferico, la congestione dei trasporti e la gestione dei rifiuti. Continue Reading

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