La siccità che sta colpendo l’Italia è ormai una storia che si ripete in diversi Paesi africani. Un dramma che sta mettendo in ginocchio da più di due anni paesi come lo Zimbabwe, Malawi, Zambia, Sudafrica, Etiopia e Mozambico. Una situazione che va aggravandosi ora per ora, nel quasi totale silenzio dei media italiani. Continue Reading
rifugiati ambientali
Benvenuti nel Secolo dei rifugiati ambientali
Di fronte all’impatto delle catastrofi, che ogni anno colpiscono la Terra, non sempre è possibile adattarsi e spesso milioni di donne, uomini e bambini sono costretti a fuggire dai propri Paesi in cerca di condizioni di vita migliori e più salubri. Questi sono i profughi climatici, persone in movimento che non scappano da guerre e persecuzioni. Nel 2050 i rifugiati ambientali saranno 250 milioni. Ancora più pessimiste, le stime del Christian Aid che prevede circa 1 miliardo di sfollati ambientali nel 2050.
Secondo i dati del CRED (Centre for Research on the Epidemiology of Disasters) il numero dei disastri naturali avvenuti in media nel mondo dal 2001 al 2010 è stato pari a 384. Tenendo in considerazione l’enorme numero, attuale e futuro, di evacuati per cause ecologiche il XXI secolo potrebbe essere definito come il “Secolo dei rifugiati ambientali”, nonostante il termine non sia ancora riconosciuto dalle leggi internazionali.
L’ultimo rapporto dell’Internal Displacement Monitoring Centre pubblicato nel maggio 2013 afferma che nel 2012 sono state 32,4 milioni nel mondo le persone costrette ad abbandonare la loro casa in conseguenza di disastri naturali. Solo le alluvioni in India hanno distrutto le abitazioni di 6,9 milioni di persone, in Nigeria di 6,1 milioni, in Pakistan, per il terzo anno di fila, hanno lasciato senza casa oltre 1 milione di abitanti. Moltissime, quindi le vittime, milioni le persone coinvolte, private delle proprie terre, delle case, del proprio lavoro, per non parlare della distruzione di interi habitat naturali. Secondo i dati del CRED, si sono verificate 310 calamità naturali che hanno portato 9330 decessi, 106 milioni di persone sono state colpite con un danno stimato di 138 miliardi di dollari. Il 63% delle perdite economiche si sono verificate in America, principalmente a causa dell’uragano Sandy (50 miliardi di dollari) e la siccità (20 miliardi di dollari). L’Europa è stata colpita da due lunghe ondate di freddo all’inizio e alla fine dell’anno uccidendo quasi 1.000 di persone. I terremoti che hanno colpito l’Emilia Romagna sono stati l’evento naturale più costoso in Europa: molti degli edifici della regione, compresi i monumenti storici, sono stati distrutti, e un gran numero di imprese sono state danneggiate, causando danni complessivi per circa 16 miliardi di dollari (12,2 miliardi di euro). L’Africa è stata gravemente colpita dalla siccità ma anche dalle alluvioni come quella in Nigeria che ha provocato la morte di più di 300 persone. Anche i dati pubblicati dalla compagnia assicurativa Munich Re che traccia un bilancio delle perdite economiche dovute a terremoti, inondazioni, uragani e siccità, sono simili. Sono circa 122 miliardi di Euro i danni causati dai disastri naturali avvenuti in tutto il mondo nel 2012. I disastri naturali colpiscono di più e con effetti più gravi proprio dove il tenore di vita è più basso: il 98% di chi ha dovuto lasciare la propria abitazione a causa di disastri naturali è nei paesi più poveri. In Africa in totale sono stati costretti a spostarsi per alluvioni, siccità ed altri eventi metereologici estremi in 8,2 milioni, più del quadruplo della media dei 4 anni precedenti.
Sia le Nazioni Unite che l’Unione Europea hanno riconosciuto la minaccia e il tema e stanno cercando di trovare una soluzione. Ma allo stato attuale nessuno si rende conto che una definizione di rifugiato, ai sensi del diritto internazionale, che include il degrado ambientale come un driver “valido” di spostamento potrebbe generare benefici netti per tutti i rifugiati (tradizionali e ambientali). Un riconoscimento internazionale deve essere ottenuto al fine di mettere questa questione nelle principali agende politiche internazionali. Anche se i governi estendono le leggi esistenti in materia di asilo per includervi le persone sfollate da cambiamenti climatici, non porterebbero a fornire una giusta protezione.
Per affrontare questa sfida crescente deve essere fatto di più. Sono necessarie azioni concrete volte a limitare le conseguenze del cambiamento climatico, sia di mitigazione come la diminuzione delle emissioni per prevenire un ulteriore riscaldamento sia di adattamento al cambiamento climatico. Tuttavia non è solo compito dei governi agire per migliorare la condizione del nostro Pianeta e aiutare le popolazioni colpite, la responsabilità è di tutti noi. L’egocentrismo degli esseri umani si sta già manifestando nella dominazione, deprivazione e distruzione dell’ambiente. Non interrogarsi sugli effetti delle proprie scelte di produzione e consumo e sullo stile di vita ha quindi un impatto su tutti gli altri esseri viventi e sull’equilibrio che regola la Vita del Pianeta. Ognuno di noi ha dunque il compito di assicurare che la scienza, la tecnologia e i nostri sistemi sociali siano plasmati e utilizzati per il bene delle generazioni future, dell’ambiente e di tutte le popolazioni del mondo.
Leggi il Rapporto: Profughi ambientali, cambiamento climatico e migrazioni forzate