Putin, Trump e Merkel sono i leader più potenti al mondo

Vladimir Putin è la persona più potente al mondo nel 2016 per Forbes. Per il leader del Cremlino si tratta di una conferma, visto che anche nella classifica 2015 del magazine Usa era sullo scalino più alto del podio. Forbes sostiene che Putin “ha esteso l’influenza del suo paese in ogni angolo del mondo, dalla Siria alle elezioni americane”. Continue Reading

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Papa Francesco: “Non è guerra di religione”

Papa Francesco-guerra-Islam

“Il mondo è in guerra, non è una guerra di religione. La parola che si ripete tanto è “sicurezza” ma la vera parola è “guerra”. Il mondo è in guerra, guerra a pezzi. C’è stata quella del 1914, con i suoi metodi, poi quella del 1939-45 e adesso questa. Non è tanto organica ma organizzata sì. Ma è guerra. Questo santo sacerdote, morto proprio nel momento in cui offriva la preghiera per la pace. Lui è uno, ma quanti cristiani, quanti innocenti, quanti bambini… Pensiamo alla Nigeria, per esempio. Diciamo: ma quella è l’Africa! È guerra. Noi non abbiamo paura di dire questa verità, il mondo è in guerra perché ha perso la pace. Per chiarire, quando parlo di guerra intendo guerra sul serio, non di guerra di religione. Parlo di guerre di interessi, per soldi, per le risorse della natura, per il dominio dei popoli. Non parlo di guerra di religione. Le religioni tutte le religioni, vogliono la pace. La guerra la vogliono gli altri. Capito!”. Papa Francesco incontrando i giornalisti che viaggiano con lui verso Cracovia

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Predicano povertà, e vivono nel lusso sfrenato

lusso-Vaticano
Due libri in uscita domani, uno è quello di Gianluigi Nuzzi, Via Crucis, l’altro di Emiliano Fittipaldi, Avarizia, raccontano cos’è il Vaticano oggi. Un lusso sfrenato. Una realtà che prende l’8 per mille, non paga tasse sui propri alberghi a partecipa attivamente alla politica, agli andamenti dell’economia mondiale e alla nostra vita. I privilegi della casta curiale sembrano impossibili da estirpare. Il tesoro della Chiesa ammonta a 9-10 miliardi di euro, di cui 8-9 in titoli e uno di immobiliare. “Per ogni euro che arriva al Santo Padre”, rivela Nuzzi, appena 20 centesimi finiscono in progetti concreti di aiuto ai poveri. In compenso, riserve dell’Obolo per 378 milioni di euro sono spalmate su conti correnti di dodici banche, garantendo tassi incredibilmente bassi, sotto l’1%. Il tesoretto in mattoni della Chiesa è di ben 4 miliardi di euro. Appartamenti e palazzi, non solo a Roma ma anche a Parigi e in Svizzera. Predicano povertà, e vivono nel lusso sfrenato.

E come non citare le mani bucate del cardinale australiano Pell, ministro dell’Economia. Quello che appena insediato disse cheper secoli personaggi senza scrupoli hanno approfittato dell’ingenuità finanziaria e delle procedure segrete del Vaticano”. Ma d’ora in poi, promise Pell, non sarà più così: “Le nuove strutture e organizzazioni stanno portando le finanze vaticane nel Ventunesimo secolo e rendendo il loro funzionamento trasparente, con piena responsabilità”.  Scrive Fittipaldi: “Da luglio 2014 a gennaio 2015 gli esborsi hanno toccato 501 mila euro tra computer, stampati interni, stipendi monstre per amici degli amici, vestiti messi in conto al Vaticano, affitti, biglietti aerei, arredi di lusso e tappezzeria su misura”. E si, è proprio cambiato tutto.

Nuzzi invece elenca i cardinali che dimorano in regge iperaccessoriate: Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato, coi suoi 700 metri quadrati, all’ultimo piano di Palazzo San Carlo in Vaticano; il cardinale Velasio De Paolis, presidente emerito della Prefettura degli affari economici della Santa sede, ben 445 metri quadrati a Palazzo del Sant’Uffizio; Franc Rodé, cardinale sloveno di 81 anni, 409 metri quadrati; Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, 356 mq; Marc Ouellet, cardinale canadese, 500 mq; Sua Eminenza Sergio Sebastiani, 84 anni, 424 mq; l’americano Raymond Leo Burke, patrono del sovrano militare ordine di Malta, 417 mq; Zenon Grocholewski, polacco e prefetto emerito della Congregazione per l’educazione cattolica, 405 mq; un altro americano, William Joseph Levada, 524 mq a Borgo Pio. I cardinali godono di canone zero, cioè non pagano l’affitto, grazie al mantenimento di qualche incarico di comodo in curia.

Chi non vive per servire, non serve per vivere” parole pronunciate da papa Francesco durante la messa in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti. Evidentemente non funziona così.

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Il vero significato del crocifisso su falce e martello

crocifisso falce martello-Evo Morales

Il regalo con cui il presidente boliviano ha omaggiato Bergoglio lungi dall’essere una provocazione comunista è un esplicito richiamo alla morte di un prete gesuita, punto di riferimento per tutti i cattolici andini: Luis Espinal. Ecco chi era.

C’è chi ha perfino parlato di provocazione e di regalo di Stato comunista. C’è chi ha parlato del regalo del presidente boliviano Evo Morales a Papa Francesco come uno dei doni più bizzarri scambiati far capi di Stato e leader politici. La bizzarria sarebbe il crocefisso sulla falce e martello con cui il presidente boliviano ha omaggiato Bergoglio al suo arrivo nel Paese andino. Le cose non stanno proprio in questi termini. Il crocefisso in questione infatti è una riproduzione di quello che teneva accanto al proprio letto Luis Espinal, sacerdote spagnolo gesuita (come Bergoglio), poeta e regista torturato ed ucciso in Bolivia dai paramilitari nel 1980. Morales ha consegnato una riproduzione realizzata dal sacerdote gesuita Xavier Albo.

Ma chi era Espinal? E qual è il significato di un crocefisso così particolare? «Luis Espinal sostituì la croce con la falce e il martello per rappresentare la presenza del cristianesimo nelle lotte sociali per l’emancipazione dei diseredati», ha scritto in un editoriale il settimanale Acquì (fondato proprio da Espinal) qualche mese fa. Espinal, oltre che un prete era infatti un appassionatissimo giornalista. Per lui il giornalismo doveva essere un luogo di incontro fra religiosi, cattolici e altri cristiani, laici e marxisti, impegnati in un giornalismo del popolo, con il popolo e per il popolo. Per lui infatti il giornalismo indipendente «non esiste, il giornalismo è sempre al servizio di una causa». La sua era quella dei «semplici della terra». In un articolo intitolato “I cristiani e la rivoluzione”, scrive che «alla rivoluzione partecipano laici e cristiani. Ma, in Latinoamerica, non ci può essere rivoluzione senza cristiani. Espinal però non credeva nei martiri individuali e individualisti. Pensava che i combattenti in prima linea per il cambiamento della Bolivia fossero i lavoratori, la responsabilità della liberazione per lui «è sempre in mano al popolo».

«Tacere è lo stesso che mentire», questa forse la sua frase più popolare, che campeggia sull’homepage del sito di Aquì: se si sottostà alla censura, all’autocensura, alle mezze verità, alla manipolazione, si mente.

Luis Espinal, fu rapito, torturato e ucciso con 17 colpi di pistola a El Alto, la notte tra il 21 e il 22 marzo di 35 anni fa. Qui, nel luogo dell’eccidio, ieri papa Francesco ha tenuto la sua prima visita in Bolivia. Forse il regalo di Morales è stato qualcosa di diverso da una stravaganza “cristomarxista”…

(Fonte vita)

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Uccidere in nome di chi?

religioni

“La religione autentica è fonte di pace e non di violenza! Uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio! Discriminare in nome di Dio è inumano. Quando in nome di un’ideologia, si vuole estromettere Dio dalla società  si finisce per adorare degli idoli, e ben presto l’uomo smarrisce se stesso, la sua dignità è calpestata, i suoi diritti violati. Voi sapete bene a quali brutalità può condurre la privazione della libertà di coscienza e della libertà religiosa, e come da tale ferita si generi una umanità radicalmente impoverita, perché priva di speranza e di riferimenti ideali.

I cambiamenti avvenuti a partire dagli anni ’90 del secolo scorso hanno avuto come positivo effetto anche quello di creare le condizioni per una effettiva libertà di religione. Ciò ha permesso a tutti di offrire, anche a partire dalla propria convinzione religiosa, un positivo contributo alla ricostruzione morale prima che economica del Paese.

Non possiamo non riconoscere come l’intolleranza verso chi ha convinzioni religiose diverse dalle proprie sia un nemico molto insidioso, che oggi purtroppo si va manifestando in diverse regioni del mondo. Come credenti, dobbiamo essere particolarmente vigilanti affinché la religiosità e l’etica che viviamo con convinzione e che testimoniamo con passione si esprimano sempre in atteggiamenti degni di quel mistero che intendono onorare, rifiutando con decisione come non vere, perché non degne né di Dio né dell’uomo, tutte quelle forme che rappresentano un uso distorto della religione.

Vedere in ogni uomo e ogni donna, anche in quanti non appartengono alla propria tradizione religiosa, non dei rivali, meno ancora dei nemici, bensì dei fratelli e delle sorelle, perché chi è sicuro delle proprie convinzioni non ha bisogno di imporsi, di esercitare pressioni sull’altro: sa che la verità ha una propria forza di irradiazione. Tutti dipendiamo gli uni dagli altri, siamo affidati gli uni alle cure degli altri. Ogni tradizione religiosa, dal proprio interno, deve riuscire a dare conto dell’esistenza dell’altro.

Ogni volta che l’adesione alla propria tradizione religiosa fa germogliare un servizio più convinto, più generoso, più disinteressato all’intera società, vi è autentico esercizio e sviluppo della libertà religiosa. Questa appare allora non solo come uno spazio di autonomia legittimamente rivendicato, ma come una potenzialità che arricchisce la famiglia umana con il suo progressivo esercizio. Più si è a servizio degli altri e più si è liberi!

C’è un principio chiaro: non si può dialogare se non si parte dalla propria identità, sarebbe un dialogo fantasma! Ognuno di noi ha la propria identità, camminiamo insieme senza fare finta di averne un’altra, questo sarebbe relativismo, sarebbe ipocrisia. Ci accomuna la vita, la buona volontà di fare il bene ai fratelli e ciascuno offre all’altro la testimonianza della propria identità…..Sembra una partita di calcio, i cattolici da una parte, tutti gli altri dall’altra”…è l’ora di passare dalla tolleranza alla fratellanza”. Papa Francesco nel discorso ai leader religiosi all’università cattolica Nostra Signora del buon consiglio di Tirana (21/09/2014)

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