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La Terza Guerra Mondiale per l’energia

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“Iraq, Siria, Nigeria, Sud Sudan, Ucraina, Mar della Cina a oriente e meridione: dovunque si guardi, il mondo è infiammato da nuovi conflitti o guerre che si intensificano. A prima vista appaiono eventi indipendenti l’uno dall’altro, fondati su circostanze specifiche. Ma osservando la questione più da vicino si comprende come abbiano in comune caratteristiche fondamentali. In ciascuno di questi conflitti emergono antagonismi atavici fra tribù, sette e popolazioni vicine. Ma guardate più da vicino e vedrete che ognuno di questi conflitti è, in fondo, una guerra di energia.

In Iraq e Siria ci sono attriti profondi tra sciiti, sunniti, curdi, turkmeni e altri ancora; in Nigeria tra musulmani e cristiani e gruppi tribali; in Sud Sudan tra Dinka e Nuer; in Ucraina tra ucraini lealisti e allineati filorussi; nel Mar della Cina a oriente e a sud tra cinesi, giapponesi, vietnamiti, filippini e altri ancora. Sarebbe facile attribuire tutto ad attriti e odi di lunga data, come suggerito da molti analisti; ma questi conflitti in realtà sono alimentati da impulsi ben più attuali e moderni, cioè la volontà di controllare i giacimenti di petrolio e gas naturale. Non cadiamo nell’errore: le guerre del ventunesimo secolo sono le guerre per l’energia.

Nessuno dovrebbe sorprendersi a fronte del ruolo che l’energia gioca in queste guerre. Dopo tutto il petrolio e il gas naturale sono la fonte maggiore di introiti per governi e grandi società quando ne controllano produzione e distribuzione. E i governi di Iraq, Siria, Nigeria, Sud Sudan e Russia ottengono enormi profitti dalla vendita del petrolio, mentre le grandi aziende dell’energia (molte di proprietà degli Stati) esercitano un potere immenso nelle nazioni coinvolte. Chiunque possa controllare questi Stati, e le aree al loro interno dove si estraggono petrolio e gas naturale, controlla anche la collocazione e l’allocazione di risorse cruciali. Nonostante la patina di inimicizie storiche, molti di questi conflitti, poi, sono davvero lotte per il controllo della principale fonte di reddito nazionale. Inoltre, viviamo in un mondo energetico-centrico in cui il controllo sulle risorse petrolifere e di gas (e dei loro vettori) si traduce in peso geopolitico per alcuni e vulnerabilità economica per gli altri.

La battaglia per le risorse energetiche è stata un fattore importante in molti recenti guerre, come la guerra Iran-Iraq tra il 1980 e 1988, la guerra del Golfo nel 1990 e la guerra civile sudanese tra il 1983 e il 2005. Magari, a prima vista, nei conflitti più recenti questo aspetto può apparire meno evidente, ma è sempre per quello. Le divisioni etniche e religiose possono fornire il carburante politico e ideologico, ma è la caccia al profitto che tiene viva la battaglia. In un mondo ancora fondato sui carburanti fossili, controllare petrolio e gas è una fattore essenziale dei poteri nazionali.

Senza la promessa di tali risorse, molti di questi conflitti finirebbero per mancanza di fondi per comprare armi e pagare le truppe. Finché il petrolio continua a scorrere, però, gli eserciti hanno sia i mezzi che gli incentivi per continuare a combattere.

In un mondo di combustibili fossili, il controllo sulle riserve di petrolio e gas è una componente essenziale del potere nazionale. “Il petrolio fa muovere automobili e aerei, alimenta il potere militare e la politica internazionale”, afferma Robert Ebel del Center for Strategic and International Studies, “è un fattore determinante per il nostro benessere, di sicurezza nazionale, e di potenza internazionale per coloro che possiedono questa risorsa vitale, e il contrario per coloro che non la possiede”.

Un giorno, forse, lo sviluppo delle energie rinnovabili cambierà tutto ciò, ma oggi se vedete una guerra scoppiare, è una guerra per l’energia”. Michael T. Klare

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La Shell deve pagare

Tra pochi giorni il Parlamento della Nigeria potrebbe varare una multa di 5 miliardi di dollari contro il gigante del petrolio e dell’inquinamento Shell per una fuoriuscita che ha distrutto la vita di milioni di persone e dare il via libera a una legge che riterrebbe tutte le compagnie petrolifere responsabili per l’inquinamento e gli scempi che hanno causato. Il Delta del Niger sta morendo. Le persone che ci vivono sono costrette a bere, cucinare e lavarsi con acqua inquinata e a mangiare pesce contaminato dal petrolio e da altre tossine, se sono abbastanza fortunate da riuscire ancora a pescarlo. La terra che coltivano si sta distruggendo. L’aria puzza di petrolio, gas e altri agenti inquinanti. Molti presentano problemi di respirazione e lesioni cutanee.

Finalmente i grandi del petrolio stanno per pagare per la devastazione e la violenza che hanno creato. Il Presidente Jonathan è in favore della multa a Shell e i senatori progressisti spingono per una forte regolamentazione, ma le compagnie petrolifere sono sulle barricate e senza un enorme sostegno internazionale i parlamentari potrebbero rimanere schiacciati sotto la loro pressione. Gli esperti dicono che ogni anno i giganti del petrolio riversano nel Delta del Niger una quantità di greggio equivalente a quello della superpetroliera Exxon Valdez, ma poiché si tratta dell’Africa i media vi prestano pochissima attenzione. Dopo una perdita avvenuta lo scorso dicembre nell’impianto petrolifero di Bonga, milioni di litri sono stati versati nell’oceano e hanno raggiunto la costa densamente abitata: si tratta di una delle più grandi perdite di petrolio in Africa di sempre. La multa e la legge in discussione in Parlamento sono un’occasione che capita una volta nella vita per tenere la schiena dritta contro i grandi del petrolio.

Le compagnie petrolifere hanno guadagnato 600 miliardi di dollari negli ultimi 50 anni in Nigeria, ma le popolazioni locali non ne hanno ricavato alcun beneficio. La loro terra, l’acqua potabile e le zone di pesca sono in rovina. E Shell spende centinaia di milioni di dollari l’anno in forze di sicurezza per reprimere le proteste contro le sue attività nefaste.

L’industria del petrolio è cruciale per l’economia, ma le compagnie non sono mai state chiamate a rispondere per la devastazione causata dalle trivellazioni. Ora, il Presidente della Nigeria e alcuni coraggiosi parlamentari si sono espressi pubblicamente e potrebbero finalmente colpire i giganti del petrolio con pesanti multe per risarcire finalmente le vittime.

I politici stanno per prendere la loro decisione in questi giorni: firma la petizione urgente, promossa da Avaaz, al Parlamento della Nigeria affinché multi e sostenga la legge e girala a tutti. Non appena raggiungeremo 1 milione di firme porteremo il nostro appello da record alle porte del Parlamento della Nigeria:

http://www.avaaz.org/it/make_shell_pay_b/?basqRcb&v=19119

Altre informazioni:

Nigeria, inflitta ammenda di 5 mld dollari a Shell (TMNews)
http://www.tmnews.it/rss/ultimora/20120717_145712_7EDD4778.html

Nigeria, la Shell alla sbarra (Internazionale)
http://www.internazionale.it/news/nigeria/2012/10/11/la-shell-alla-sbarra/

Nigeria: 4 contadini portano la Shell davanti ai giudici (La Stampa)
http://lastampa.it/2012/10/11/scienza/ambiente/nigeria-quattro-contadini-portano-la-shell-davanti-ai-giudici-5ysSMwkqJs6y3aHcnQwHKL/pagina.html

Wikileaks: uomini di Shell infiltrati nel governo nigeriano (RaiNews24)
http://www.rainews24.rai.it/it/news_print.php?newsid=148160

I pescatori del Delta del Niger portano la Shell in tribunale (Euronews)
http://it.euronews.com/2012/10/11/i-pescatori-del-delta-del-niger-portano-la-shell-in-tribunale/

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