Segnali di Terza Guerra Mondiale

Gli iraniani hanno fatto titoli sui giornali, giovedì scorso, quando hanno lanciato  ancora un altro test balistico, malgrado gli avvertimenti che aveva inviato Trump in più di un’occasione …

Mentre continua a salire la tensione tra Stati Uniti e Iran, l’agenzia-stampa-semi-ufficiale Tasnim sta segnalando che i Guardiani della Rivoluzione dell’Iran hanno condotto con successo un altro test con missili balistici  Hormuz 2, questa volta sparati da una nave della marina iraniana. Questi ultimi missili sono stati progettati per distruggere bersagli mobili in mare a distanze fino a 300 km (180 miglia).

I rapporti sugli ultimi test, dice  Amir Ali Hajizadeh, comandante delle Forze Aerospaziali dell’IRGC, hanno confermato che “il mssile balistico navale chiamato Hormuz 2  ha distrutto con successo un obiettivo a 250 km di distanza.”

Il test missilistico è l’ultimo evento della lunga rivalità che oppone Iran e Stati Uniti dentro e intorno alla Stretto di Hormuz, che si trova all’ingresso del Golfo – un corso d’acqua che, nel punto più stretto, è largo meno di 40 km  – dove transita il 20% di tutto il petrolio mondiale.

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Armi “Made in Italy” uccidono in tutto il mondo

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Negli ultimi 25 anni, secondo i dati diffusi dalla Rete italiana per il disarmo, i sistemi militari italiani sono stati esportati a ben 123 nazioni, tra cui alle forze amate di regimi autoritari di diversi paesi come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto, la Libia, la Siria, Kazakistan e Turkmenistan, a paesi in conflitto come India, Pakistan, Israele ma anche la stessa Turchia, fino a paesi con un indice di sviluppo umano basso come il Ciad, l’Eritrea e la Nigeria. Che tipo di controlli siano stati messi in atto sull’utilizzo da parte dei destinatari finali non è però dato di sapere.

Nel corso di questi 25 anni sono state autorizzate esportazioni dall’Italia, in valori costanti, per oltre 54 miliardi di euro e consegnati armamenti per più di 36 miliardi con un trend decisamente crescente nell’ultimo decennio. In particolare, più della metà (il 50,3%) delle esportazioni ha riguardato paesi al di fuori delle principali alleanze politico-militari dell’Italia e cioè i paesi non appartenenti all’UE o alla Nato: un dato preoccupante se si considera che – secondo la legge 185/1990 – le esportazioni di armamenti “devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia”. Continue Reading

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L’Isis e la Terza Guerra Mondiale: Nulla succede casualmente



“Le guerre mondiali cambiano i mondi e se si possiede un’agenda globale, i problemi globali permettono di offrire soluzioni globali.

Se lei guarda come il mondo è stato trasformato dalla Prima e dalla Seconda Guerra Mondiale: il mondo è diventato completamente differente dopo queste due guerre. E sin dall’inizio l’idea è stata quella di avere UNA TERZA GUERRA MONDIALE per completare la trasformazione verso uno STATO GLOBALE e un ESERCITO MONDIALE.

E quello che adesso abbiamo è una situazione in cui questo Gruppo ISIS è venuto fuori dal nulla, di fatto incredibilmente ben armato, incredibilmente finanziato e stanno entrando nelle città irachene e ne stanno assumendo il controllo una dopo l’altra. Si sono stabiliti in luoghi chiave di frontiera fra Siria e Giordania e tutto questo è avvenuto molto rapidamente. Continue Reading

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Isis, Stato Islamico e situazione in Nord Iraq in 30 punti

Isis mappa
Cosa sta accadendo in Nord Iraq (Kurdistan meridionale) e nella zona autonoma del Rojava (Kurdistan occidentale, in territorio siriano)? E cosa collega gli eventi delle due zone? Ve lo spieghiamo con un’analisi in 30 punti. Un’approfondimento della situazione in Medio Oriente. Tutto quello che i giornalisti italiani tendono a ignorare o sottovalutare.

*wumingfoundation

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Il Medio Oriente in guerra con armi Made in Italy

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I dittatori, i regimi autoritari e i paesi in conflitto sono da sempre i nostri maggiori acquirenti di armi. Nel nord Africa e in Medio Oriente (Striscia di Gaza, Libia, Iraq, Siria ecc.) si continua a sparare con armi made in Italy.

Nel 2013, abbiamo spedito in giro per il mondo armamenti per 2.725.556.508 euro (ma il valore esatto è di quasi 3 miliardi di euro) con un calo del 7,7% rispetto al record ventennale del 2012. C’è invece una netta diminuzione (-48,5%) nei permessi rilasciati nel 2013, cioè per ordini di armi che verranno consegnate negli anni successivi. E dove esportiamo?

  • Israele (€ 472.910.250),
  • Stati Uniti (€ 419.158.202),
  • Algeria (€ 262.857.947),
  • Arabia Saudita (€ 244.925.280),
  • Turkmenistan (€ 215.821.893),
  • Emirati Arabi Uniti (€ 149.490.989),
  • Belgio (€123.658.464), India (€ 108.789.957),
  • Ciad (€ 87.937.870) e
  • Regno Unito (€ 74.407.416).

Come si può notare tra i primi dieci destinatari delle autorizzazioni all’esportazione solo tre (USA, Belgio e UK) fanno parte delle tradizionali alleanze dell’Italia (Nato e Ue) mentre per la maggior parte si tratta di paesi extra europei, di nazioni in guerra, rette da regimi dispotici o autoritari e da governi responsabili di reiterate violazioni dei diritti umani.

Il maggiore acquirente è Israele soprattutto per l’ordinativo alla Alenia Aermacchi di 30 velivoli addestratori M-346 e altro materiale per un valore complessivo di quasi 473 milioni di euro. Ed è incredibile visto che la Spagna ha già deciso di sospendere in via cautelare l’invio di armi e il Regno Unito, dopo aver reso nota una revisione delle proprie esportazioni militari per le forze armate israeliane, ha dichiarato un possibile blocco di una dozzina di licenze di esportazione di materiali militari impiegati da Israele nel conflitto a Gaza. L’Italia, invece, che è il maggior fornitore nell’Ue di sistemi militari a Israele, non solo non ha annunciato alcuna restrizione, ma il Ministero degli Esteri ha eluso la questione dichiarando in Parlamento che “l’Italia non fornisce ad Israele sistemi d’arma di natura offensiva”.

In Algeria vendiamo elicotteri Agusta Westland AW139 comprensivi di apparecchiature per la visione all’infrarosso, 28 caschi militari e altre amenità per un valore complessivo di € 258.241.013. Prosegue anche la fornitura all’Arabia Saudita dei caccia Eurofighter (denominati El Salaam). Tra le armi esportate all’Arabia Saudita figurano però anche 600 bombe 2000LB Blu 109 attiva per un valore di € 15.600.000 ed inoltre 1000 bombe 500LB MK82 inerte e 300 bombe 2000LB MK84 inerte per complessivi € 8.500.000 tutte prodotte dalla RWM Italia di Ghedi (Rheinmetall Group). E 100mila granate cal. 40/46 MM TP Low Velocity esportate a Riyad da Simmel Difesa per € 6.291.000.

Nei magazzini dell’Esercito Italiano, oltre a decine di migliaia di kalashinkov e Rpg anticarro bottino di sequestri durante la guerra balcanica che dovrebbero esser ora distribuiti ai curdi, si stima siano ammassati 1100 carri armati e 3000 veicoli corazzati. Tra gli altri, ne hanno usufruito il Pakistan, il Libano, i cui soldati nel 2006 fronteggiavano gli israeliani con gli stessi elmetti usati a El Alamein dagli italiani, l’Albania, Panama (grazie agli uffici dell’“ambasciatore” berlusconiano Valter Lavitola) e la Libia pre e post Gheddafi.

Quindi ricapitolando, le forniture di sistemi militari italiani sono sempre più indirizzate verso le zone di forte tensione del Medio Oriente e del nord Africa, invece di inviare un contingente di “peace enforcement” sostenuto dall’Unione europea che si attenga strettamente alle regole del diritto internazionale e non alimenti il conflitto, noi continuiamo ad armarli.

La legge italiana, ricorda la Rete Italiana per il Disarmo, “vieta l’esportazione di sistemi militari verso i Paesi in stato di conflitto armato e ribadisce che eventuali diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri sono da adottare solo dopo aver consultato le Camere”.

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