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Un migrante ci costa undici euro all’anno

accoglienza migranti

Salvare la vita di una persona che ha rischiato di affogare nel Mediterraneo è costato a ciascun italiano solo due euro l’anno. L’accoglienza, ovvero vitto, alloggio e servizi essenziali, hanno un impatto sugli italiani per circa 11 euro pro-capite all’anno. A fare i conti ci ha pensato l’Ismu, ente scientifico indipendente con sede a Milano che da oltre 20 anni studia i fenomeni migratori.

In questi tempi si discute anche sul peso economico degli sbarchi via mare. A tal proposito, attraverso un’analisi dei costi sostenuti dalle istituzioni italiane, a vari livelli (come riportate direttamente dalle stesse o indirettamente dalle principali agenzie di stampa), Ismu ha provato a stimare i prezzi pro-capite, in Italia, delle diverse operazioni, comparando le azioni attuate in questi anni e dividendone i costi sostenuti per il numero di abitanti sul territorio nazionale. Così, il dispositivo di salvataggio Mare Nostrum incideva per quasi due euro pro-capite all’anno per ogni italiano, destinate a pagare imbarcazioni e personale di salvataggio. Tale ammontare si è ridotto a mezzo euro — ma rimborsato dall’Unione Europea — con Triton. I successivi interventi di accoglienza, ipotizzando costi medi di 35-40 euro al giorno per 60mila migranti annui, impattano sugli italiani per circa undici euro pro-capite all’anno. Costi destinati per circa il 94% a operatori sociali e fornitori di servizi (vitto e alloggio in primis) e per circa il 6%, ovvero meno di un euro, ai migranti stessi. Il piano varato dall’Unione Europea lo scorso 15 aprile di parziale ricollocamento per 40mila migranti da Italia e Grecia, sui 360mila che si prevede sbarcheranno, ha invece un costo previsto di 240 milioni, ovvero 6mila euro per migrante in costi di gestione e spostamenti.

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Governo e partiti sono i responsabili della tragedia dell’immigrazione

immigrazione

Mare Nostrum doveva chiudere, lo voleva la Lega di Salvini “Ci costa 300 mila euro al giorno, così si finanziano gli scafisti e l’invasione delle nostre case”, Maroni “bisogna bloccarla subito”, Gasparri “La Marina è stata trasformata in un traghetto per clandestini”. Ora tutti si appellano all’Europa, ma nessuno ha imposto all’Italia di chiudere Mare Nostrum. I responsabili di Frontex avevano chiarito che Triton “risponde solo parzialmente alle reali e attuali esigenze di soccorso in mare per salvare vite umane”.

Governo e partiti sono stati indifferenti ai richiami delle organizzazioni internazionali e alle sollecitazioni dell’ammiraglio Giuseppe Di Giorgi, capo di Stato maggiore della Marina Militare. Davanti ai senatori della Commissione diritti umani, il 9 Dicembre 2014 l’ammiraglio disse che Triton era un’altra cosa, che il tratto di mare controllato si era ridotto del 65%, che i compiti della Marina erano stati depotenziati e questo non era un bene. Inoltre con Triton vengono meno tutti i dispositivi predisposti dalla Marina e si pone un evidente problema di sicurezza, soprattutto a livello sanitario: i mezzi intervengono in seguito agli SOS lanciati dai barconi in alto mare, ma si limitano a caricare a bordo le persone soccorse e a trasportarle sulle coste italiane. Viene meno così il sistema di controllo, svolto con Mare Nostrum dalle forze di polizia in alto mare, e vi è un maggior rischio di infiltrazioni sul territorio nazionale di cellule terroristiche occultate tra i migranti.

Mare Nostrum si basava su tre azioni principali: contrasto delle azioni illegali connesse al traffico di esseri umani (navi madre e scafisti); potenziamento della capacità di salvare vite umane attraverso la presenza di un dispositivo aeronavale di assistenza e soccorso; filtro sanitario avanzato. In un anno di attività sono stati 439 gli interventi di salvataggio, 156.362 i migranti assistiti,  366 gli scafisti fermati e consegnati all’autorità giudiziaria nazionale, 9 le navi madre catturate. Il 99% dei migranti è stato intercettato prima dell’arrivo sul territorio nazionale e questo ha permesso l’attuazione di un filtro sanitario e di controlli di polizia prima dello sbarco. Solo a gennaio con Triton sono 3.528 gli immigrati arrivati in Italia, rispetto ai 2.171 rilevati nel gennaio del 2014.

I 300 morti di Lampedusa, donne, bambini, uomini che fuggivano da guerre e fame, annegati nelle gelide acque del Canale di Sicilia, li portano sulla coscienza i politici arruffoni e indegni che hanno trasformato la tragedia dell’immigrazione in un marketing elettorale, e i governanti senza idee che hanno piegato la testa spaventati dalle varie ondate leghiste e neofascistoidi. Ha ragione Gino Strada quando dice che si “vergogna di essere italiano e di far parte di questa Europa indifferente alle sofferenze e complice delle stragi, questi Paesi ogni anni spendono miliardi dei cittadini per fare la guerra high-tech ad altri cittadini e sono poi incapaci di portare soccorso a un evento già noto, e che si ripeterà di nuovo, presto”. Ma la vergogna non siede in Parlamento.

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Contagiati sarete voi

discriminazione-xenofobia

“Prima viene la leggenda delle malattie, elencate come in paurosi racconti ottocenteschi, che precedono i vaccini di Pasteur, la penicillina di Pauling e la produzione di massa degli antibiotici. E fingendo di non sapere che quasi tutte le misteriose infezioni senza cura che per certi periodi hanno terrorizzato il mondo, (dalla “mucca pazza” alla “aviaria”) sono tutte esplose (e per fortuna finite, ma non capite) nella parte industriale e ricca del mondo. Poi c’è la persuasione xenofoba che “vengono qui perché siamo noi a invitarli con l’accoglienza”. Nei giorni in cui a Pozzallo non ci sono celle frigorifere per i 30 morti finora trovati in mare radio e tv radunano esperti. Radio3, la mattina del 1° luglio aveva frai suoi “esperti” un giornalista che ha detto: “Gli sciacalli sono sempre più sciacalli e calcolano la convenienza del trasporto in mezzo al mare, calcolano che c’è l’operazione Mare Nostrum che provvederà a portare tutti in salvo e i viaggi si moltiplicano”.

La frase significa non sapere che non hanno una casa, ignorare cosa succede in Siria, Iraq, Libia, Sud Sudan, nella Repubblica Centrafricana, nel Rwanda, nel Congo, nel Mali, in Etiopia, Eritrea, Somalia, per fare un elenco parziale. Non è ignoranza. È una posizione politica radicata nel molle e disorientato terreno dell’informazione dal tenace governo Berlusconi-Bossi fondato su xenofobia, razzismo, superstizione e invenzione. È la credenza di una setta sorda e cieca ma attivissima (la stessa che, all’inaugurazione del Parlamento europeo, ha voltato le spalle a Beethoven e all’Inno alla Gioia) che pensa all’immigrazione come a un viaggio-premio per scansafatiche che poi diventeranno pericolosi se non li nutri e non gli dai una casa. Ma è la cultura del respingimento, inventata in Italia, da italiani, in questi anni, è un pensiero di indifferenza che si esprimeva nel vecchio e tradizionale “lasciar fare” e si è trasformato adesso in un tranquillo “lasciar morire”.

Sentite. Primo,aiutiamoli a casa loro”. È difficile che una persona mediamente informata possa credere in buona fede che siamo di fronte a popoli che resterebbero a casa, invece di rischiare la morte sul fondo del mare, se gli mandassimo un pacco regalo. Ma la frase circola, ed è quasi una parola d’ordine. Secondo, i diritti (di asilo, accoglienza, ricongiunzione familiare, dello stato di rifugiato) devono essere accertati nei Paesi d’origine di chi intende emigrare. Qui si aggirano tre fantasie. Una è che la burocrazia locale, invece di far scomparire il capo famiglia che vuole emigrare, gli darà carte e riconoscimenti necessari per presentarsi al Consolato a cui chiedere il visto. Un’altra che ci sia un Consolato. Infine, come vuole la Bossi-Fini, approvata senza vergogna a grande maggioranza, bisogna procurarsi il contratto di lavoro prima di partire. Terzo, un’operazione come Mare Nostrum incentiva il viaggio, invita i profughi, aumenta gli sbarchi. La frase è due volte una bestemmia contro l’umanità. Infatti Mare Nostrum non è altro che salvataggio in mare. E la differenza fra gli sbarchi di prima e gli sbarchi di adesso è data dalla differenza fra coloro che prima morivano e coloro che, adesso, non muoiono più.

La superstizione della malattia è di gran lunga la più falsa e ripetuta. Era stato Maroni a inventare le mascherine bianche della polizia, in modo che noi tutti, sani spettatori di razza superiore, percepissimo il rischio del contagio. Infatti la mascherina non era per i morti, ma per giovani vivi e felici di essere vivi che in altri sbarchi, ho visto spinti come bestiame di qua e di là senza ordini e senza luoghi di accoglienza, per poi rinchiuderli in luoghi lerci e con i gabinetti otturati. L’Italia continua ad accettare superstizioni della sottocultura che ha dominato il Paese (troppo fragile l’opposizione, e adesso unita) per vent’anni. Nessuno dei nuovi giovani al governo ha provato pena o solo interesse di fronte alla folla di gente giovane che noi lasciamo nelle chiese e sulle banchine, uomini, donne e bambini di secondo livello. Siamo tutti troppo presi dalla celebrazione del semestre italiano.” Furio Colombo

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Il decalogo per Lampedusa

lampedusa

Dieci proposte al governo per migliorare l’accoglienza dei migranti a Lampedusa e la vita sull’isola. Un decalogo firmato da Migrantes e Caritas. 

Il costante flusso di migrazioni forzate provenienti dal Nord Africa ha fortemente sollecitato il nostro sistema nazionale di accoglienza che in più occasioni ha mostrato delle debolezze a cui si è fatto fronte con interventi di carattere emergenziale. La cosiddetta “Emergenza Nord Africa” è stata in tal senso paradigmatica e gli effetti di quella vicenda si stanno ancora riverberando sui territori che, contestualmente, stanno affrontando il peso di nuovi arrivi che non sembrano più fermarsi nemmeno durante la stagione invernale. Fermandoci ad analizzare la situazione della Sicilia e di Lampedusa, certamente l’ampliamento del sistema di accoglienza Sprar e l’iniziativa Mare Nostrum costituiscono due importanti risposte a un fenomeno che per lungo tempo è stato sottovalutato. È evidente, però, che l’avvicinarsi della stagione estiva potrebbe nuovamente esporre il nostro paese ad una grave crisi nel sistema di accoglienza e quindi di tutela dei cittadini stranieri che scelgono di attraversare il Mediterraneo. Per questo, oggi come nel passato, le organizzazioni che rappresentiamo mettono a disposizione risorse e mezzi per sostenere lo sforzo istituzionale volto a dare delle risposte sul fronte dell’accoglienza e tutela dei migranti. In tal senso vogliamo ricordare la recente apertura di un presidio permanente presso l’isola di Lampedusa, il lavoro educativo nel Comprensorio scolastico dell’isola e la forte presenza della rete ecclesiale (Caritas, Migrantes, Istituti religiosi e Associazioni) nel sistema Sprar. Infine ci preme ricordare la difficile situazione in cui versano alcuni centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati presenti in Sicilia tra cui Mineo per il quale si chiede un intervento urgente per riportarlo ad una situazione di normalità.

Il quadro nazionale ed europeo non è sembrato negli ultimi anni in grado di formulare un quadro di risposte organiche al fenomeno migratorio chiaro e definito. Alla luce di quanto sopra, si propongono le seguenti azioni:

1) Revisione delle politiche di accesso al territorio italiano e facilitazione del rilascio dei visti presso le ambasciate italiane all’estero, che dovranno necessariamente essere rafforzate per adempiere il compito.

2) Revisione nelle procedure di affidamento in gestione dei Centri di Accoglienza, evitando il sistema delle gare al ribasso, ma favorendo sistemi di accoglienza integrata che diano priorità alla qualità dell’accoglienza e all’impatto sociale della stessa.

3) Maggiori controlli nei confronti delle strutture di accoglienza e applicazione di sanzioni in caso di violazione delle Convenzioni. Lampedusa e Linosa.

4) Rigida applicazione del Modello Lampedusa: 48/72 ore e veloce trasferimento CPSA di Lampedusa: coinvolgimento dell’Amministrazione comunale e di Organizzazioni di volontariato e umanitarie extra Progetto Praesidium. Massima attenzione sull’efficace funzionamento del CPSA di Lampedusa, assicurando che non vi siano “soluzioni di continuità” rispetto all’accoglienza dignitosa di tutte le persone che arrivano via mare sull’isola. Gli stessi celeri trasferimenti dovrebbero avvenire comunque avendo assicurato alla persona il soddisfacimento dei suoi diritti umani fondamentali e basilari (cibo, vestiario, screening sanitario, igiene). Riteniamo infatti che la massima attenzione delle istituzioni europee e dei mass media nei confronti dell’isola debba spingere le istituzioni italiane a vigilare e garantire il più efficiente funzionamento del CPSA. Nell’immediato e nello specifico, in relazione ai lavori di ristrutturazione del CPSA attualmente in corso, si rende auspicabile una rivisitazione degli spazi prevedendo:
a. Spazio per trattamenti sanitari straordinari
b. Spazio ricreativo
c. Spazio riservato per minori e donne d. Spazio mensa al coperto che sia capace di accogliere effettivamente il numero dei migranti presenti
e di garantire che essi possano consumare i propri pasti al riparo dalle intemperie.

5) Affido momentaneo, in caso di sovraffollamento del CPSA, di minori e categorie vulnerabili in favore di famiglie lampedusane.

6) Maggiore attenzione al fenomeno del trafficking sin dallo sbarco e potenziamento delle figure di mediatori e operatori umanitari competenti Relativamente alle iniziative da intraprendere invece nei confronti del contesto sociale lampedusano, in considerazione dello straordinario ed eccezionale impatto sociale che il fenomeno dell’immigrazione ha nei confronti dello stesso, si ritiene inoltre di dover riconoscere particolare attenzione al sostegno alla realizzazione di un piano regolatore e sociale per l’isola di Lampedusa, che ripensi gli spazi e i luoghi della salute, della scuola, in particolare, vista l’inadeguatezza delle strutture. A tale scopo si propone:

7) Il potenziamento del presidio sanitario locale che, già inadeguato a far fronte alle esigenze della popolazione autoctona, si trova a dover fronteggiare emergenze sanitarie legate alla popolazione migrante in transito;

8) L’apertura all’interno del Presidio Sanitario locale di un reparto di ginecologia‐ostetricia‐neonatologia che possa consentire alle donne lampedusane di essere seguite durante la gravidanza e di partorire sull’isola in sicurezza e, contestualmente, di garantire assistenza alle donne migranti arrivate in stato di gravidanza o di accertare episodi di violenza sessuale subiti durante il viaggio;

9) L’attenzione alle problematiche legate a traumi che le persone migranti che arrivano sull’isola vivono, con particolare riguardo alle situazioni di violenze, prevedendo appositi servizi di supporto psicologico e di mediazione socio‐culturale;

10) La ristrutturazione urgente e l’ampliamento del Presidio scolastico dell’Isola, così che possa prevedere attività e sostegno ai minori in età scolare che arrivano sull’isola.

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