Ecco un ottimo articolo di Zerohedge che riprende un tema a noi caro: i limiti e i vincoli del processo di globalizzazione. Per molti motivi la globalizzazione ha raggiunto il suo massimo, e il suo aumento non si è tradotto nei benefici che ci si attendevano, anzi. La riduzione dei salari locali ad essa associata ha creato un ammanco nella domanda globale, compensato – finché si è potuto – con nuovo debito. Oggi nemmeno il debito basta più, e i nodi arrivano al pettine.
Di ZeroHedge, 2 marzo 2016 – Traduzione vocidallestero
Abbiamo vissuto in un mondo in rapida globalizzazione, ma questa non è una condizione che potrà continuare indefinitivamente.
Figura 1. Rapporto di merci e servizi importati al PIL. Su dati FRED per IMPGS.
Ogni volta che le merci e i servizi importati iniziano a salire in percentuale sul PIL, queste importazioni sembrano arrestarsi, generalmente in una fase di recessione. L’aumento del costo delle importazioni sembra avere un impatto negativo sull’economia. (Le importazioni che sto mostrando sono importazioni lorde, non al netto delle esportazioni. Sto usando dati lordi, perché le esportazioni statunitensi tendono ad essere di natura diversa rispetto alle importazioni. Le importazioni degli Stati Uniti includono molti prodotti ad alta intensità di lavoro, mentre le esportazioni tendono ad essere merci agricole o film che non richiedono molto lavoro americano).
Recentemente, le importazioni degli Stati Uniti sembrano essere diminuite. Parte di questo riflette l’impatto dell’aumento della produzione di petrolio degli Stati Uniti, e quindi un calo della necessità di importare petrolio. La figura 2 mostra l’impatto della rimozione delle importazioni di petrolio dagli importi illustrati nella figura 1. Continue Reading