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Shale gas l’oro nero del 3° millennio

In questo video (Light Your Water On Fire from Gas Drilling), che in questi giorni sta avendo molto successo su youtube, una massaia in Pennsylvania, negli Stati Uniti, avvicina un fiammifero al getto dell’acqua nel lavandino della cucina facendo sprigionare una palla di fuoco. Diffuso da una associazione di ambientalisti per mettere in guardia dal pericolo costituito dall’estrazione dello shale gas.

Lo shale gas, il gas attenuto attraverso la frantumazione di rocce profonde, rappresenta una delle principali fonti energetiche negli Stati Uniti e consentirà al Paese di raggiungere una totale indipendenza nei prossimi anni. Una condizione che non si è più verificata da oltre mezzo secolo.Negli Stati Uniti, fra lo Stato di New York e la Virginia possiedono il più grande, potenziale giacimento del mondo, “l’ Arabia Saudita del gas naturale”, l’estrazione di gas naturale è diventato un vero business. Ma anche l’Europa, preoccupata per il sensibile declino delle riserve di gas nel Mare del Nord, vede di buon occhio le prime operazioni in Polonia, dove partecipano anche Eni e Sorgenia. Per non parlare della Cina che sta iniziando le prime esplorazioni.

Una soluzione per fronteggiare la mancanza di petrolio (si conta che gli Usa, raggiunta l’autosufficienza, nei prossimi anni diventeranno nuovamente esportatori di risorse energetiche, proprio grazie agli enormi giacimenti di shale gas) ma che ha fortissimi rischi sotto il profilo ambientale. In particolare il problema è costituito dai residui di elementi chimici, utilizzati per la frantumazione delle rocce negli strati profondi della crosta terrestre, che riemergendo in superficie contaminerebbero le falde acquifere ed il terreno sovrastante i giacimenti, rendendolo inutilizzabile per molti anni. A questi rischi se ne aggiungono altri come la registrazione di aumenti nelle normali attività sismiche nelle zone dove ci sono campi di estrazione del gas.

Accanto alla valutazione dei vantaggi derivanti da questa risorsa negli Usa è anche ben presente la consapevolezza dei rischi che ne derivano; se ne è fatta portavoce una sempre più consistente comunità di scienziati che ha manifestato nei giorni scorsi a New York per mettere in guardia le autorità di regolamentazione affinchè varino norme più restrittive per l’estrazione dello shale gas.

Le fughe di metano dalle operazioni di estrazione comportano gravi inconvenienti, il metano è un gas-serra 72 volte più potente dell’anidride carbonica. Da vedere per farci un idea ancora più chiara su il rischio che stiamo correndo, vi consiglio Gasland del 2011 diretto da Josh Fox, il documentario che denuncia la pericolosità delle tecniche di estrazione del gas naturale. Mi domando ne vale la pena?

 

 

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