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Facebook non è Internet

facebook-bannato

In Svizzera ha suscitato notevole scalpore (Le Matin; RTS; Blick;Giornale del Popolo; Corriere del Ticino; 20min) l’eliminazione da Facebook dell’intero profilo personale del politico Christoph Mörgeli proprio durante la campagna elettorale. Il profilo personale è stato poi riattivato poco fa (quello ufficiale resta aperto). La rimozione, scrive la RSI, era avvenuta a causa dei “contenuti inadeguati” che erano stati“segnalati da diversi utenti”. In particolare ci sarebbe stato di mezzo un post di Möergeli contenente la foto di un barcone carico di migranti accompagnata dalla scritta “arriva la forza lavoro” (immagine qui accanto). Dopo la chiusura del suo profilo, Moergeli ha detto che la decisione di Facebook era “un segnale negativo per la libertà di espressione in Svizzera”. L’allarme è poi rientrato.

Tuttavia vanno ricordate le regole del gioco: non ha molto senso lamentarsi di problemi per la libertà di espressione in Svizzera se si viene censurati quando si scrive su un sito americano.

Eh già: se lo sono dimenticati in molti, ma Facebook non è Internet. È uno spazio di proprietà privata su Internet gestito da una società commerciale. Chi scrive su Facebook accetta delle condizioni di contratto, decise unilateralmente da Facebook. Quello che si scrive su Facebook deve rispettare non le leggi nazionali, ma gli Standard della Comunità di Facebook, decisi da Facebook (immagine parziale qui accanto). Se quello che si scrive su Facebook viene segnalato da un altro utente qualsiasi, verrà vagliato da un addetto di Facebook, che giudicherà insindacabilmente se rispetta o meno gli Standard della Comunità. Prendere o lasciare.

Facebook, insomma, è anfitrione, editore, legislatore, giudice, giuria e censore, tutto in uno. Non è una piazza pubblica, dove quello che si può dire o fare è governato dalle leggi dello stato, decise democraticamente: è grosso modo l’equivalente virtuale di un centro commerciale, dove la libertà è regolamentata arbitrariamente dal proprietario di quello spazio. Provate a manifestare o volantinare in un centro commerciale e ditemi quanto tempo ci mettono ad accompagnarvi alla porta e se avete il diritto legale di opporvi alla cacciata.

Questo è Facebook. Quando si dice che l’abitudine sempre più diffusa a comunicare esclusivamente via Facebook rischia di diventare un problema di democrazia e di libertà perché l’uso di Facebook crea dipendenza da una società privata, è proprio questo che si intende. Lo stesso vale anche per gli altri social network, ma in misura minore perché non sono così pervasivi come Facebook, che conta oltre un miliardo e 400 milioni di utenti attivi.

Se usate Facebook per la vostra vita sociale, per la vostra azienda o per gestire la vostra immagine pubblica o la vostra campagna elettorale, dovreste ricordarvi tutte queste cose, prima di assumere atteggiamenti da martiri e lamentarvi di attentati alla libertà d’espressione. Se non vi piace, aprite un vostro sito Web: lì risponderete direttamente alle leggi dello stato, non agli umori mutevoli del californianissimo Galateo di Zuckerberg.

(Fonte attivissimo.blogspot)

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Strage Charlie Hebdo, chi erano i macellai di Parigi?

Charlie-Hebdo-terroristi

L’assalto a Charlie Hebdo rappresenta il peggior attentato avvenuto in Francia dal 1961. Dopo un blitz durato circa sette ore, le teste di cuoio francesi hanno ucciso i fratelli Kouachi, ritenuti responsabili della strage al settimanale Charlie Hebdo. Stessa sorte per Amedy Coulibaly, l’uomo che ha preso in ostaggio sei persone in un negozio kosher, nella zona est della stazione di Porte de Vincennes di Parigi. I fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly si conoscevano da anni perché appartenevano alla stessa cellula jihadista.

Ma chi sono i quattro, più probabilmente tre (la ventiseienne Hayat Boumeddiene, presunta “complice”, fidanzata di Coulibaly è tra i ricercati), che hanno inflitto un attacco al cuore alla libertà di espressione e tenuto in scacco per tre giorni 88 mila agenti di polizia? I fratelli Kouachi erano dei foreign fighters a tutti gli effetti, Coulibaly era un “semplice” squilibrato violento.

– SAID KOUACHI
1980 Nasce a Parigi.
1994 Entra in orfanotrofio.
2010 Sospettato di aver partecipato a un tentativo per far evadere un terrorista.
2011 Va nello Yemen per partecipare a un campo di addestramento di al Qaeda.
2015
7 Gennaio: Responsabile insieme al fratello della morte di dodici persone, dieci redattori del Charlie Hebdo e due poliziotti.
8 Gennaio: Viene segnalato col fratello nella campagna a nord di Parigi.
9 Gennaio: Si barrica col fratello nella tipografia di Dammartin-en-Goële. Muore negli scontri a fuoco con la polizia.

– CHERIF KOUACHI
1982 Nasce a Parigi.
1994 Entra in orfanotrofio.
2003 Entra in un gruppo di reclutamento per l’Iraq.
2005 Arrestato, viene condannato a tre anni.
2010 Sospettato per la tentata evasione di un terrorista.
2015
7 Gennaio: Responsabile insieme al fratello della morte di dodici persone, dieci redattori del Charlie Hebdo e due poliziotti.
8 Gennaio: Viene segnalato col fratello nella campagna a nord di Parigi.
9 Gennaio: Si barrica col fratello nella tipografia di Dammartin-en-Goële. Muore negli scontri a fuoco con la polizia.

– AMEDY COULIBALY
1982 Nasce a Juvisy-sur-Orge, in Francia.
2001 Pluricondannato per furto aggravato.
2004 Condannato a sei anni per rapina a mano armata. Recluso nello stesso carcere di Cherif Kouachi.
2006 Condannato a un anno e mezzo per traffico di droga.
2009 Si sposa con Hayat.
2010 Sospettato di aver partecipato ad un tentativo per far evadere un terrorista.
2014 Esce di prigione.
2015
8 Gennaio: Uccide un agente.
9 Gennaio: Fa irruzione in un supermercato kosher, prende in ostaggio i clienti, ne uccide quattro, prima di essere ucciso dalla polizia.

– HAYAT BOUMEDDIENE
1988 Nasce in una banlieue a Villiers sur Marne, in Francia.
2009 L’anno della svolta integralista. La giovane sposa Coulibaly con rito religioso islamico, dopo aver abbandonato il suo lavoro di cassiera. Si trasferisce col marito nel Cantal, regione dell’Alvernia. Si fa plagiare dal predicatore estremista Djamel Beghal.
2014 Il marito Coulibaly esce di prigione, Hayat lo riaccoglie tra le sue braccia.
2015
9 Gennaio: I media scrivono della sua presenza nelle azioni terroristiche insieme al marito. Ma dopo il blitz della polizia francese non si trova. È la donna più ricercata di Francia. Avrebbe già raggiunto la Siria.

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I più odiati nemici dell’Islam

nemici dell'Islam

Gli integralisti islamici avevano pubblicato, a febbraio 2013, la lista dei più odiati nemici dell’Islam. Tra loro anche Stephane Charbonnier ucciso ieri a Parigi. Giornalisti, vignettisti, intellettuali, registi che pagano con una vita impossibile un atto che considereremmo normale, ovvio, naturale nei sistemi democratici retti dal principio della libertà di espressione. Ecco gli altri obiettivi, vittime del “Codice Rushdie”, che punisce chiunque manchi di rispetto all’Islam, a Maometto o al Corano:

  • Geert Wilders: olandese, fondatore del Partito per la libertà anti-Islam Pvv. Recentemente ha dichiarato di volere meno marocchini in Olanda. Vuole mettere al bando il Corano, che paragona al “Mein Kampf” di Hitler; vuole impedire l’immigrazione da Paesi musulmani; ha girato un film molto controverso, “Fitna”, che collega apertamente Islam e terrorismo.
  • Ayaan Hirsi Ali: somala nata in Olanda, ha scritto “Siamo in guerra con l’Islam” e “Infedele. Ha dichiarato: “Non esiste un islam moderato. Ci sono musulmani passivi, che non seguono le regole dell’islam, ma in realtà c’è un solo islam, definito come sottomissione alla volontà di Dio. Non c’è niente di moderato in questo”. Ayaan Hirsi Ali è stata sceneggiatrice del celebre cortometraggio “Submission” (2004), sulla condizione delle donne musulmane, costato la vita al regista olandese Theo Van Gogh.
  • Morris Sadek: egiziano naturalizzato Usa, ha diffuso il video “L’innocenza dei musulmani“. Il film che descrive Maometto come un mascalzone e un pedofilo. Un film che nessuno ha mai visto. Solo il trailer: immagini amatoriali, atmosfera da “porno soft”, con la figura del Profeta ridicolizzata: un truffatore donnaiolo che abusa dei minori.
  • Carsten Juste e Flemming Rose: Redattore capo ed il responsabile delle pagine culturali del giornale danese Jillands-Posten, per aver pubblicato cartoni animati blasfemi, caricature ”ingiuriose ed offensive” contro il profeta.
  • Kurt Westergaard: vignettista danese, ha disegnato Maometto con una bomba come turbante. È stato anche assalito in casa in un tentativo di ucciderlo fortunatamente fallito.
  • Lars Vilks: vignettista olandese, disegnò un Maometto con il corpo di un cane.
  • Molly Norris: vignettista Statunitense, Condannata a morte dall’imam americano al Awlaki per i disegni su Maometto. In particolare una vignetta che raffigurava due donne: una coperta secondo l’uso musulmano, l’altra adornata da un copricapo grottesco. La didascalia diceva: “Permettere il velo che copre il viso e proibire i cappelli d’ alta moda”. Licenziata dal giornale per cui lavorava, il Seattle Weekly, viene condannata da una fatwa e costretta a vivere blindata, sotto una protezione asfissiante. Non è morta, ma è come se lo fosse. È irreperibile, ha cambiato nome (quindi non esiste più una Molly Norris) e vive nascosta, sotto protezione dell’FBI, con una nuova identità.

Infedeli islam

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