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Berlusconi e Nazarbayev

Quando si tratta lo spinosissimo caso Shalabayeva, spesso si omette di menzionare gli enormi interessi economici italiani in Kazakistan, a partire dal settore energetico. Ma non solo. Un lungo articolo uscito a marzo sulla rivista tedesca Der Spiegel parla del sostegno social-democratico europeo al presidente kazako Nursultan Nazarbayev e alla sua “dittatura post-moderna”.

Figure di spicco del centro-sinistra del Vecchio Continente come Romano Prodi, Alfred Gusenbauer (cancelliere austriaco) e Aleksander Kwaniewski (presidente della Polonia) fanno parte dell’ “International advisory board” di Nazarbayev, non è dato sapere sulla base di quali livelli di compenso. Ciò che si sa è che lo stesso ex primo ministro inglese Tony Blair percepisce 9 milioni di euro l’anno in qualità di consulente del presidente kazako.

Quando, nell’agosto del 2007, il governo kazako ha avviato la rinegoziazione degli accordi di sfruttamento del mega giacimento di Kashagan (assegnato a un consorzio di giganti del petrolio guidato da Eni, i cui costi complessivi sono stati stimati lo scorso anno a 187 miliardi di dollari), si sono mossi tutti i livelli della diplomazia europea e nazionale per evitare che il giacimento passasse in mano russa o cinese.

Dimenticando l’evidenza delle reali violazioni ambientali e dei diritti umani documentate da diverse organizzazioni della società civile internazionale recatesi nel paese (tra cui la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale) il focus europeo e italiano è stato quello di tutelare gli interessi dell’azienda italiana (per l’appunto l’Eni).

Nell’ottobre 2007, Romano Prodi e Emma Bonino (allora ministro del Commercio con l’Estero) hanno guidato una delegazione di oltre 200 industriali italiani, partecipando al Forum Economico Italia-Kazakistan ad Astana, organizzato assieme ad Abi e Confindustria. A margine dell’evento hanno “visitato” assieme a Paolo Scaroni (anche allora ad Eni) il giacimento di Kashagan. L’Italia ha sostenuto l’entrata del Kazakistan nell’organizzazione mondiale del commercio e la candidatura del paese alla presidenza Osce, mentre, durante il governo Berlusconi, ha firmato in un sol colpo 14 accordi economici bilaterali con il paese. Il tutto in occasione della visita a Roma di Nazarbayev, che Berlusconi definì “un caro amico”.

Il Kazakistan vanta riserve non sfruttate di petrolio e gas per miliardi di barili e metri cubi. Non c’è da stupirsi quindi se, nonostante i ripetuti appelli di organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch, l’Europa usi due pesi e due misure per garantirsi la propria “sicurezza energetica”.

Paesi come il Kazakistan, l’Azerbaigian e il Turkmenistan sono tra i partner strategici europei per l’approvvigionamento del gas, mentre la stessa Commissione europea sta negoziando il primo accordo multilaterale per il gasdotto Trans Caspian, che dovrebbe appunto garantire la consegna di gas kazako e turkmeno al mercato del Vecchio Continente.

Per dirla in maniera più schietta, il Kazakistan non è un paese al margine dell’agenda geopolitica europea, e nemmeno di quella italiana. Al contrario. Che in Kazakistan esista un sindacato unico (quello statale), che il settore petrolifero sia considerato “questione di priorità nazionale” e che la libertà di stampa e di espressione in merito alle questioni legate al petrolio siano di fatto inesistenti è fatto risaputo dai gabinetti di governo europei. Così come la cruenta repressione delle manifestazioni dei lavoratori del petrolio legati proprio alla costruzione degli impianti di Kashagan, e l’inasprirsi della repressione contro l’opposizione a Nazarbayev, che in molti ricollegano proprio alle proteste dei lavoratori del petrolio, non sono certo notizie che scopriamo noi.

Accertare le responsabilità del governo italiano sul mancato asilo politico ad Alma Shalabayeva e a sua figlia costituisce solo una parte di questa vicenda così spiacevole. L’altra parte investe gli interessi economici e politici intricati e stratificati di quel “sistema Italia” che vede negli accordi per lo sfruttamento energetico nel Caspio la propria punta di diamante, e che fa leva sulla confusione che ancora viene fatta tra la politica estera e gli interessi privati e finanziari di una multinazionale come l’Eni, in cui la partecipazione pubblica serve oramai solo come uno specchietto per le allodole.

E quando parliamo di politica estera del nostro paese ovviamente ci riferiamo soprattutto ai vincoli internazionali nel rispetto dei diritti umani, nella cooperazione “allo sviluppo” e nella protezione dell’ambiente. E su cui è urgente fare chiarezza. Se poi tali presunte violazioni di diritti fondamentali avvengono in Italia nei confronti di dissidenti kazaki e di loro familiari, forse anche su imboccata delle autorità di Astana, non meravigliamoci. Chi va con lo zoppo petrolifero, impara a zoppicare pur di seguire il petrolio e il gas, si potrebbe parafrasare. Il tutto sotto gli occhi del nostro ministro degli Esteri, paladina dei diritti umani nel mondo.
(Fonte recommon)

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Kazakistan: Ricchezza, corruzione e censura

Nursultan NazarbaevIl Kazakistan è la terza potenza della Comunità degli Stati Indipendenti (ex URSS). La maggioranza degli europei lo considera “paese esotico”, termine negativo per le autorità kazake che, invece, vorrebbero creare nuovi legami con l’Occidente, facendo passare un’immagine di partner politico ed economico democratico e stabile, cosa che in realtà non è per nulla!

Diverse le misure repressive (arresti, bagni di sangue, provocazioni) rivolte a:

  • oppositori politici
  • organizzazioni della società civile
  • pochi mezzi di comunicazione di massa indipendenti
  • scioperanti del settore petrolifero

Con la risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2012 e grazie alle pressioni politiche dell’Europa, molte persone arrestate sono state scarcerate, alcune delle quali sono poi emigrate specie in Polonia. Questo perché le autorità kazake sono molto sensibili all’opinione occidentale. Solo con il sostegno dell’Europa e degli USA l’opposizione e la società civile potranno partecipare in maniera pacifica alle decisioni in merito al futuro del Kazakistan.

Numerosi i rimpasti al potere:

  • 21 settembre 2012: Aslan Musin, rimosso da direttore plenipotenziario dell’amministrazione presidenziale;
  • 24 settembre 2012: Karim Masimov, rimosso da Primo Ministro e trasferito a responsabile dell’amministrazione;
  • 28 settembre 2012: Erlan Idrisov ha sostituito Erzan Kazychanov come Ministro degli Esteri.

Nonostante tutto questo, il presidente Nursultan Nazarbaev, ex segretario del Partito Comunista del Kazakistan, è a capo del Paese dal 24 aprile 1990. Ha sempre ottenuto almeno l’80% dei voti degli elettori nelle varie riconferme, ma nessuna di queste elezioni è stata considerata conforme agli standard democratici.

Il 55,5% del PIL prodotto nel Paese è controllato dal fondo di assistenza nazionale “Samruk-Kazyna” gestito da una ristretta cerchia di persone vicine a Nazarbaev, creando diseguaglianze nella distribuzione dei guadagni.

Diversi i conflitti tra le diverse fazioni al potere. Il successore più accreditato di Nazarbaev è il genero Timur Kulibaev.

Il presidente e la famiglia godono di immunità personale e in merito alle loro proprietà, controllando quasi interamente l’economia del Paese. Le critiche nei confronti del presidente (leader della nazione) sono considerate un grave reato.

Mukhtar Ablyazov, marito di Alma Shalabayeva, è proprietario della banca nazionalizzata BTA e cofondatore del principale partito di opposizione “Scelta democratica per il Kazakistan” (per questo è considerato nemico del popolo n°1). Personaggio fortemente ambiguo, sul quale pende un’ingiunzione di pagamento da parte dell’Inghilterra per appropriazione indebita di denaro e per la mala gestione della banca BTA. Nel 2010 la Russia ha emesso un mandato di cattura per Ablyazov, inserendolo in una lista di ricercati internazionali, per l’imputazione di diversi reati finanziari nel Paese. Il Regno Unito gli ha concesso l’asilo politico nel 2011, nonostante la richiesta di estradizione da parte del Kazakistan.

Nel 2005 il partito di Ablyazov è stato dichiarato illegale dal governo del Kazakistan e gli oppositori hanno quindi fondato Alga! che, nonostante risponda a tutti i requisiti normativi, continua a vedersi negato il diritto alla registrazione da parte delle autorità.

Il leader dell’opposizione Vladimir Kozlov è stato arrestato il 23 gennaio 2012 e l’8 ottobre 2012, dopo mesi di detenzione in condizioni inumane in cui sono stati violati i basilari diritti dei detenuti, è stato condannato a 7 anni e 6 mesi di detenzione per “incitamento all’odio sociale”, adesione a organizzazioni criminali, organizzazione di attività illecite, intenti di sovversione armata dell’ordine costituzionale. Gli sono inoltre state confiscate le proprietà.

Nel 2011, 15000 lavoratori del settore petrolifero di Zanaozen hanno scioperato per 7 mesi per chiedere:

  • tenere in considerazione gli interessi e i diritti dei lavoratori;
  • rivedere le condizioni di lavoro per rispettare gli standard internazionali;
  • porre fine alla discriminazione in base alla nazionalità;
  • aumentare i salari a un livello equivalente allo standard sociale minimo;
  • consentire l’attività dei sindacati indipendenti (ora illegali);
  • aprire il dialogo con sindacati, autorità, osservatori internazionali;
  • libertà di manifestare;
  • scarcerazione dei detenuti per sciopero.

Conseguenze dello sciopero: 2000 licenziati, 17 morti (ufficiali), 86 feriti, 37 verdetti di colpevolezza.

Nel 2012 anche i lavoratori di fabbriche metallurgiche e miniere di carbone nelle altre regioni del Paese hanno organizzato scioperi.

Il Kazakistan possiede i giacimenti di petrolio e gas naturale più promettenti del mondo, oltre a vari tipi di minerali (primo al mondo per zinco, tungsteno, barite). Il principale partner economico è l’Unione Europea, con cui avviene il 40% degli scambi commerciali. L’industria dei combustibili è il settore su cui poggia l’intera economia del Paese. La corruzione è un fenomeno sistematico a tutti i livelli politici e istituzionali.

Il Kazakistan figura al 160° posto (dati 2013) nella Classifica Mondiale della Libertà di Stampa di “Reporter senza frontiere” (l’Italia al 57°). I mezzi di informazione che non si allineano sono accusati di estremismo e terrorismo informatico.

*Dossier M5S

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