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Dall’inizio dell’anno chiuse 45mila imprese, 7mila per fallimento

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La recessione continua a mietere vittime tra le imprese: con le 22 mila aziende che nel secondo trimestre del 2013 hanno avviato una procedura di insolvenza o una liquidazione volontaria (+9,9% sullo stesso periodo del 2012), sale a 45 mila il totale delle chiusure di impresa nella prima metà dell’anno, in aumento del 9,3% rispetto al dato già elevato del 2012.

Nei primi sei mesi del 2013 la crisi non ha risparmiato alcun settore economico: le chiusure aziendali sono aumentate con tassi a due cifre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno in tutta l’economia. L’edilizia rimane il comparto con la maggiore incidenza del fenomeno: l’exit ratio (rapporto tra il numero di chiusure di società di capitale al netto delle ‘scatole vuote’ e il numero di società operative con attivo patrimoniale maggiore di zero) si è attestato al 3% tra le imprese che operano nelle costruzioni, contro percentuali del 2,8% nell’industria e del 2,6% nei servizi. Anche dal punto di vista geografico, l’aumento di insolvenze e liquidazioni volontarie ha avuto un carattere pervasivo: le chiusure sono risultate in aumento nei primi sei mesi dell’anno in tutta la Penisola, con la sola eccezione della Valle d’Aosta. Nel Nord del Paese procedure e liquidazioni sono aumentate a ritmi dell’11%, nel Mezzogiorno e nelle Isole dell’8,4%, mentre nel Centro Italia del 6,7%. Nel periodo tra aprile e giugno sono aumentate tutte le procedure di chiusura, anche se con diverse dinamiche.

I fallimenti hanno fatto registrare nuovi record negativi: con gli oltre 3.600 casi del secondo trimestre (+10,7% sull’anno precedente e il massimo del periodo in oltre un decennio), il totale delle procedure aperte nella prima metà dell’anno ha superato abbondantemente quota 7 mila (record del decennio), in aumento del 12,3% rispetto al 2012. È proseguita anche la maggiore tendenza da parte degli imprenditori a chiudere volontariamente le proprie attività: si contano 17 mila liquidazioni volontarie tra aprile e giugno (+8,8%), per un totale di 36 mila pratiche avviate nella prima metà dell’anno (+8%). Diversamente dagli anni precedenti, in cui la crescita dei fallimenti riguardava quasi esclusivamente le società di capitale, nella prima parte del 2013 i default sono aumentati con tassi a due cifre in tutte le forme giuridiche: +12,2% nel caso delle società di capitale, +12,4% per le società di persone e +13,1% tra le altre forme giuridiche. L’accelerazione dei fallimenti non ha risparmiato nessuna area del Paese: il fenomeno è cresciuto con tassi del 19,5% nel Nord Est, area che aveva beneficiato di un miglioramento tra la prima metà del 2012 e del 2011, dell’11,2% nel Centro e del 10,6% nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno. Anche dal punto di vista settoriale, il fenomeno è cresciuto ovunque con tassi a due cifre: +13,3% nei servizi, +11,3% nell’edilizia e +10% nella manifattura, che ha invertito il trend positivo dell’anno precedente.

Tra le chiusure, l’incremento più consistente ha riguardato le procedure di insolvenza diverse dai fallimenti: sono aumentate a ritmi del 34% nel secondo trimestre e del 31% nel primo semestre del 2013. All’origine vi è l’introduzione del cd concordato in bianco, che consente alle imprese di presentare una domanda priva del piano di risanamento e di bloccare le azioni esecutive dei creditori fino al termine stabilito dal giudice per la presentazione del piano. Secondo le stime di Cerved Group sono state presentate oltre 1.200 istanze nel secondo trimestre, che hanno portato a 2.500 il totale dei concordati con riserva della prima metà dell’anno. L’ampio utilizzo che le imprese italiane hanno fatto del concordato in bianco ha determinato una forte impennata anche dei concordati ‘tradizionali’ (comprensivi di un piano di risanamento) : nel primo semestre dell’anno se ne contano più di mille, cui corrisponde un aumento dell’87,5% rispetto alla prima parte del 2012. Complessivamente, contando anche le altre procedure non fallimentari (in calo del 26%) si contano più di 1.500 insolvenze diverse dai fallimenti nei primi sei mesi dell’anno, il 31,1% in più rispetto alla prima metà del 2012. Le procedure non fallimentari sono aumentate in tutti i settori con tassi a due cifre e a ritmi particolarmente elevati nell’industria (+60,7%), che ha evidenziato un tasso di crescita quasi doppio rispetto a quello delle costruzioni (+32%) e quasi triplo rispetto a quello osservato nel terziario (+22%). Dal punto di vista geografico, il fenomeno è esploso nel Nord Est (+64%), è aumentato di oltre un quarto nel Nord Ovest (+25,7%) e nel Mezzogiorno (+27,5%), mentre l’incremento è risultato più contenuto nel Centro Italia (+15,8%).
*Osservatorio Cerved Group su fallimenti, procedure e chiusure di imprese

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