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In Italia record di Neet e di povertà estrema

Neet

L’Italia non è un Paese per giovani, ormai lo sappiamo bene. Una generazione di rassegnati che deve affrontare la letale combinazione di scarse opportunità, redditi bassi, flessibilità massima, costi contributivi elevati e nessun welfare. Giovani che pagano alla crisi o all’incapacità del sistema educativo con l’esclusione dal sistema sociale.

La conferma arriva dagli ultimi dati del 2016 pubblicati dalla Commissione Europea. L’Italia detiene, infatti, la percentuale più alta nell’Ue di giovani fra i 15 e i 24 anni che non hanno lavoro e nemmeno lo cercano (i cosiddetti Neet). Sono il 19,9% contro una media Ue dell’11,5%. Un record che detiene ormai ininterrottamente dal 2013.

Al secondo posto (18,2%) troviamo la Bulgaria, che aveva il record fino al 2012, mentre terza è la Romania (17,4%), poi a seguire Croazia (16,9%), Cipro (15,9%) e Grecia (15,8%) e Spagna (14,6%).

Inoltre in Italia chi riesce a trovare un lavoro, in più del 15% dei casi ha contratti precari, e se non ha ancora 30 anni guadagna meno del 60% di un lavoratore over 60. Ne consegue che i giovani italiani escono dal nido familiare fra i 31 e i 32 anni, molto dopo la media Ue di 26 anni.

Ma i dati allarmanti riguardano anche il trend del numero di persone che in Italia vivono in condizioni di povertà estrema: 11,9% (contro il 7,8% medio dell’Ue e il 6,8% dell’area dell’euro), cifra aumentata fra 2015 e 2016, unico caso in Ue con Estonia e Romania. Nel 2016, la disoccupazione fra i 15 e i 24 anni è stata al 37,8%, in calo rispetto al 40,3% del 2015, comunque la terza in Europa dopo Grecia (47,3%) e Spagna (44,4%).

L’Ocse, ha poi messo l’Italia agli ultimi posti nella sua classifica sul mercato del lavoro. Solo il 57,7% degli italiani in età lavorativa è occupato. Peggio fanno solo Grecia (52,7%) e Turchia (50,9%).

Una volta Charles De Gaulle disse che l’Italia non era un Paese povero, ma un povero Paese. Aveva ragione.

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Occupazione giovanile, l’Italia fanalino di coda peggio solo la Grecia

giovani-disoccupazione

L’Italia si conferma uno dei peggiori paesi per opportunità lavorative rivolte agli under 30, con “uno specifico problema di disoccupazione giovanile, in aggiunta a uno più generale, a causa di condizioni sfavorevoli e debolezze nel mercato del lavoro, e nelle istituzione sociali ed educative”. I dati che emergono dal rapporto sullo stato dell’occupazione dei giovani in Italia dell’Ocse sono sconfortanti.

Nello specifico abbiamo un tasso di occupazione per i giovani tra i 25 e i 29 anni di appena il 52,8%, dal 2007 pre­ci­pi­tata di quasi 12 punti, il secondo peggior dato tra i Paesi Ocse dopo quello della Grecia (48,5%). In generale il nostro Paese è al di sotto della media per le competenze dei giovani, i metodi di sviluppo di queste competenze negli studenti e la promozione del loro utilizzo sul posto di lavoro.

Nella classifica si posizionano, appena sopra il Belpaese, come penultima e terzultima Spagna (58,1%) e Slovacchia (66,9%), mentre il Paese con la maggior percentuale di giovani occupati è l’Olanda (81,7%), seguita da Austria (81,4%) e Giappone (81,2%). Peggio dell’Italia soltanto la Grecia, ma che non è inclusa nelle classifica Ocse. La media dell’area Ocse è di un tasso di occupazione pari al 73,7%.

Per quanto riguarda la quota dei lavori temporanei sul totale, considerando la fascia d’età tra i 16 e 29 anni, l’Italia si colloca al di sopra della media dell’area (38,4%) con un tasso del 52,5%, meglio tuttavia del 52,9% della Germania.

Mentre i giovani Neet, ossia non occupati né iscritti a scuola o in apprendistato, sono il 26,09% degli under 30, quarto dato più elevato tra i Paesi Ocse. All’inizio della crisi, nel 2008, erano il 19,15%, quasi 7 punti percentuali in meno. Nell’insieme dei Paesi Ocse, i giovani Neet erano oltre 39 milioni a fine 2013, più del doppio rispetto a prima della crisi.

Record sulla dispersione scolastica: i giovani sotto i 25 anni che abbandonano gli studi sono il 17,75%, seguiti dalla sola Spagna. Stiamo parlando di circa 750 mila ragazzi: un esercito. La crisi ha quindi ali­men­tato il senso di rinun­cia e sco­rag­gia­mento, e oggi rac­co­gliamo pes­simi frutti.

L’Italia, infine, è quartultima tra i Paesi Ocse per il tasso di occupazione nella fascia d’età 30-54, sceso dal 74,98% del 2007 al 70,98% del 2013. Continue Reading

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