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Terremoti: ora ci vogliono i fatti, basta parole!


Video del 27 Maggio a pochi giorni dal ripetersi del terremoto in Emilia. Il terremoto in Val Padana ha sorpreso la popolazione ma non i sismologi.

 

I terremoti di questi giorni in pianura Padana erano previsti e prevedibili come ho già scritto in questo post. In un intervista rilasciata a meteo web, Alessandro Martelli, direttore dell’Enea di Bologna,precisa ulteriormente che alcuni stumenti di previsione realizzati da diversi Paesi, e in Italia dall’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) e dall’Università di Trieste, avevano indicato la possibilità di una scossa sul territorio del nord Italia di magnitudo superiore a 5.4 Richter, e che a marzo gli studiosi avevano lanciato l’allarme alle autorità competenti, tra cui la Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile.

Martelli ha spiegato nel dettaglio come funziona questo sistema di allerta, che è un metodo sismologico “di cui io sono solo un utilizzatore dei risultati, perchè non siamo noi ingegneri a svilupparli. Sono metodi attualmente sviluppati in Italia dall’Istituto di Fisica Teorica di Trieste e dall’Università di Trieste, e da altri centri del mondo. In questi studi si analizzano i risultati del monitoraggio del territorio suddiviso in zone sismiche. L’Italia è divisa in tre zone sismiche: il nord, il centro e il sud“.

“Ogni inizio anno, continua Martelli, a gennaio, in base all’esame di tutti i terremoti più piccoli delle varie zone, si possono notare delle anomalie che vengono analizzate e poi verificate; da lì si capisce se sta accadendo qualcosa al di fuori dalla norma. Quel qualcosa al di fuori dalla norma è la possibilità di avere un evento significativo nel breve/medio periodo che significa qualche mese o un anno, al massimo due anni. Allora ogni anno in Italia si fa per ciascuna di queste tre aree una verifica del genere“.

“Quest’anno, entra nello specifico Martelli, dal 1° gennaio avevamo allertato l’Italia meridionale, poi ogni due mesi facciamo delle verifiche per capire se la situazione è inalterata oppure è cambiata, e capiamo se c’è la necessità di allertare anche un’altra Regione in base agli algoritmi utilizzati per definire questi allarmi, oppure se va tolto l’allarme per la zona in cui era stato lanciato. A marzo di quest’anno è successo che, oltre a mantenere l’allarme per le Regioni meridionali, abbiamo allarmato anche il nord mentre il centro è rimasto non allarmato. L’allarme per il nord vedeva una soglia precisa, cioè la concreta possibilità del fatto che si potesse verificare nel breve/medio termine una scossa di magnitudo superiore a 5.4 Richter. Sapevamo, insomma, che era di molto aumentata la probabilità che in quella macro-area si verificasse un terremoto forte. Ovviamente non abbiamo tenuto la notizia per noi, ma l’abbiamo comunicata alle autorità competenti pur non divulgandola a livello mediatico perchè notizie del genere possono scatenare panico o paure infondate che non portano a nulla. Attualmente queste previsioni sono il massimo che i sismologi possono riuscire a fare, in base alle attuali conoscenze scientifiche e tecnologiche. Più che di vere e proprie previsioni, è giusto parlare di “esperimenti di previsione“.

A rischio anche il Sud Italia. Spiega Martinelli: “L’allarme per il sud è molto più grave perchè c’è da più tempo ed è il risultato di studi incrociati che dicono tutti la stessa cosa. L’algoritmo Italiano individua il rischio nell’area del sud, che va dalla Campania in giù, ma alcuni prestigiosi centri di calcolo di altri Paesi concentrano il rischio tra Calabria e Sicilia, quindi all’estremo sud“.

Questi allarmi continuano ad essere ignorati, il modo per evitare e prevedere questi terremoti c’è e deve essere preso in considerazione. Giampaolo Giulianisismologo e ricercatore dei precursori sismici, in un intervista sul blog di Beppe Grillo dice che “anche questo terremoto, come quello in Abruzzo, era prevedibile, bastava leggere bene i sismografi per vedere che lo sciame sismico si stava intensificando e l’epicentro si stava spostando verso Mirandola”, prosegue Giuliani, “Ma questo… mi domando e dico, ma questi scienziati che cazzo di scienziati sono che oggi ancora noi non riusciamo… abbiamo ancora morti per terremoto, siamo nel 2012! Che cazzo studiano?! L’ho dato il consiglio alle persone che li hanno chiamato l’altro ieri, ieri, gli ho detto: state fuori, mettetevi in sicurezza, perché c’è ancora pericolo! Non dico che loro devono andare a studiare il Radon che è quello che studio io e che mi dà la possibilità 6-24 ore prima di un forte terremoto di sapere se avverrà o meno, ma studiate i sismografi visto che sapete utilizzare soltanto quelli!”.

Perché si continua a fare nulla, cazzo!!!!

Qui la video intervista a Giampaolo Giuliani  Non si può morire di terremoto!

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