Ritira la denuncia: “Mi picchiava ma non era in sé, lo perdono”

La testimonianza, riportata dalla Provincia pavese, è di una giovane madre di 30 anni, resa lunedì nell’aula del tribunale di Pavia durante il processo a carico dell’ex marito nei confronti del quale ha ritirato la denuncia. L’uomo, un 33enne originario di Villaricca, in provincia di Napoli, era imputato per maltrattamenti, sottrazione di minore e lesioni personali. Una testimonianza piena di sensi di colpa. Continue Reading

Condividi:

Dedicato alle donne

femminicidio

Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.

Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.

Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.

Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.

Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.

Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!

Madre Teresa di Calcutta

Condividi:
0

17 miliardi i costi economici e sociali del femminicidio

femminicidio

“Che effetto vi fa sapere che “la violenza domestica” in Italia costa 16.719.540.330 Euro? Più 6.323.028 Euro spesi in interventi per “prevenzione e contrasto”? Che effetto fa avere su un foglio bianco una misurazione, fino ai decimali, del danno economico e sociale che un Paese come l’Italia sopporta ogni anno perché gli uomini umiliano, picchiano, uccidono le donne? La prima reazione è forse di rifiuto. Il principio di giustizia – il dolore davanti alle storie, ai nomi, alle facce della Spoon River nazionale – si impone come una motivazione molto più forte di qualunque ragionamento che abbia carattere economico. Da poco abbiamo imparato a usare, a riconoscere come nostra, la parola “femminicidio” per nominare correttamente la violenza sulle donne in quanto donne. Sappiamo che solo il 18 per cento di chi subisce atti di violenza li considera reati e che solo poco più del 7 per cento li denuncia. C’è ancora così tanta strada da fare per comprendere l’abisso dei costi umani che subiamo. Non è allora troppo presto per valutarne l’impatto economico? Non c’è il rischio che questa ricerca si riveli una distrazione dal cuore di una sofferenza che resta ancora in gran parte invisibile e negata? La nostra risposta è “no”. Non è troppo presto. Bisogna, al contrario, avere il coraggio di imporre subito il calcolo dei costi sociali ed economici della violenza all’attenzione dell’opinione pubblica più vasta. E soprattutto a quella dei politici che finalmente si stanno muovendo. Perché i numeri, che in Italia sono sempre mancati fino agli ultimi mesi, possono offrire una base solida a strategie più efficaci. Perché i numeri possono finalmente alzare un muro contro chi nega che il femminicidio sia un problema strutturale in Italia e non un’emergenza stagionale da contenere con un po’ di fatalismo, come si fa con i fenomeni naturali che arrivano e magari vanno via da sé. Come si fa con la grandine che ogni tanto si abbatte sui campi. Il progetto di Intervita, affidato a un Comitato scientifico presieduto da Anna Maria Fellegara, ha dunque cercato di colmare una lacuna: in un momento di grande attenzione – se non di rivoluzione – rispetto all’inerzia storica con la quale abbiamo sinora guardato alla violenza domestica. Per questo è il momento giusto per un’indagine nazionale. Nel Comitato sono entrati economisti, sociologi, demografi, ricercatori, statistici, sondaggisti che insieme sono approdati a un documento nel quale si incrociano ricerca e denuncia. Un documento che si propone di essere uno strumento a servizio dei Centri Antiviolenza già attivi e una piattaforma per stimolare nuove politiche trasversali a vari soggetti istituzionali. La conoscenza tecnica di tutti gli aspetti del fenomeno non potrà che approfondire la consapevolezza di chi deve agire: coordinare gli interventi, decidere gli investimenti. La comprensione delle conseguenze di quello che non è mai amore, ma violenza mascherata da amore, aiuterà tutti noi a non tornare indietro. A non fermarci nel tentativo comune di rompere il silenzio nelle case, l’omertà nelle strade, la rassegnazione. La violenza contro le donne non è scritta nella pietra o nel nostro Dna, non è ineluttabile nelle relazioni tra persone. È il frutto ripetuto e moltiplicato del non rispetto, della negazione della libertà e della cura reciproche. Ma esiste la possibilità di riflettere e ricostruire, di avere idee e promuovere azioni, di pensare insieme un vivere migliore.” Barbara Stefanelli – Vicedirettore Corriere della Sera

Scarica l’indagine “Quanto Costa il Silenzio?”

Condividi:
0

Disposti a tutto in nome del denaro

Bravi, bravi, bravi.
La vostra campagna pubblicitaria è geniale. Vi vediamo davanti ai computer con gli occhi sgranati e stupefatti e le pupille a forma di euro, guardare i numeri delle visite, dei commenti, degli articoli che si moltiplicano. In un colpo solo avete decuplicato il numero di persone che conoscono la vostra azienda.
D’altra parte è bastato seguire una regoletta facile facile. Prendi l’argomento di cui si parla di più, a cui la gente in quel momento è più sensibile e tutti ne parleranno. Se poi lo fai andando contro il senso comune ancora meglio. Si alza il polverone e niente è più virale di un polverone.
Questa è la parte semplice, queste cose le sa anche un bambino.
Ma voi siete stati ancora più bravi.
Avete capito i limiti di quella che è diventata l’accezione comune del termine femminicidio e avete fatto la pubblicità anche nell’altro senso: la donna che fa fuori l’uomo. E, infatti, tante donne commentano sulla vostra pagina dicendosi stufe di ‘sta storia del femminicidio “ma che c’entra : non lo vedete che l’hanno fatta pure al contrario?”
E ancora più bravi siete stati a capire che la vostra azienda poteva permettersi questa campagna. Siete (eravate, sorry) piccoli e sconosciuti e con questa pubblicità date l’immagine di una piccola realtà che cerca di crescere in un mondo difficilissimo. Siete tipo i piccoli pesci che nonostante tutto se la cavano in un oceano di squali. Fate simpatia e suscitate empatia : oggi se non mangi vieni mangiato, questo lo sanno tutti. Una grande azienda, un marchio famoso no, non se lo sarebbe potuto permettere, sarebbe risultato solo volgare e fuori luogo.
Detto questo sarete anche dei geni si, ma del male.
Lavorate e guadagnate per vivere sfruttando e incrementando i prodotti peggiori della nostra società. Non vivete che per il ritorno economico, le soddisfazioni professionali, i beni materiali, non avete la benché minima idea del valore etico del vostro lavoro.
Noi lavoriamo per campare, che vivere, francamente, è un’altra storia. Cerchiamo di costruire un mondo migliore per noi e per i nostri figli. Noi lo sappiamo bene che il problema va molto aldilà del femminicidio, il problema è la relazione violenta e di potere che s’instaura tra i generi (qualunque siano) e che informa tutta la società.
Noi lavoriamo per modificare questo e lo facciamo a partire dal piano culturale. Voi siete uno dei nostri peggiori nemici e vi combatteremo sempre.
Statene certi, vinceremo noi. Non lo facciamo per soldi e non ci servono ritorni immediati, vi logorerete molto prima.

Con disistima profonda
Collettivo FuoriGenere

P.s come avrete notato il nome della vostra azienda non compare… Siamo intelligenti almeno quanto voi…

Condividi: