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Allarme Unioncamere, le PMI italiane esportano sempre meno

Quasi 50mila aziende potrebbero esportare ma non lo fanno, trascinando in basso i dati relativi alle vendite dall’Italia verso l’estero: è questo l’allarme lanciato da Unioncamere, che stima un calo del 3,3% del numero di imprese esportatrici tra il 2016 e il 2019. Il dato più preoccupante riguarda soprattutto le PMI, che rappresentano peraltro la maggiore quota del tessuto economico nazionale, amplificando dunque le difficoltà già riscontrate dalle piccole e medie realtà in questi ultimi anni.

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Made in Italy: I 10 prodotti italiani più richiesti

Prodotti Made in italy

Il Made in Italy ci rende unici ed è indubbiamente il marchio più richiesto sia nella nostra penisola che all’estero. L’Italia esporta da molto tempo un’ampia varietà di prodotti di qualità, principalmente in settori come la meccanica, la moda, l’alimentazione, l’edilizia e l’arredamento. 

I mercati sui quali il Made in Italy è maggiormente richiesto sono quelli dei paesi dell’Unione Europea e dell’America, ma ultimamente anche Asia, basti pensare alla Cina, e Africa.

In generale per prodotti “Made in Italy” si identificano principalmente quelli ascrivibili ai settori delle “quattro A”: ovvero l’Abbigliamento-moda, l’Arredo-casa, l’Automazione-meccanica e l’Alimentare. Continue Reading

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I primi 10 Paesi esportatori mondiali di merci nel 2016

Paesi esportatori merci

La graduatoria dei principali paesi esportatori mondiali di merci, secondo l’ultimo Rapporto dell’agenzia ICE, non ha mostrato significativi mutamenti nelle prime posizioni, ancora dominate dalla Cina che resta il primo esportatore mondiale. Gli Stati Uniti, secondo esportatore, hanno mantenuto immutata la propria quota rispetto al 2015. La Corea del Sud dopo decenni di forte dinamismo perde due posizioni, scendendo dal sesto all’ottavo posto. La forza dell’export Made in Italy, è stata confermata anche nel 2016.

L’Italia, infatti, è il nono Stato esportatore al mondo, guadagnando una posizione rispetto al 2015, con vendite all’estero per 462 miliardi di dollari, poco più del 30% del PIL. L’Italia con una quota di mercato del 2,9%, si conferma fra i Paesi avanzati quelli che nella globalizzazione hanno conservato maggiori quote di mercato a livello internazionale. E il trend positivo per l’export di Made in Italy non sembra essersi esaurito: dal Rapporto emerge infatti che, nei primi quattro mesi di quest’anno, le esportazioni italiane sono cresciute del 6,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un risultato che, se confermato nei successivi quadrimestri, porterebbe il dato dell’intero 2017 a superare le stime, che ipotizzavano un aumento del 3-4%.

Per l’Italia due note dolenti. La prima è rappresentata dal numero di aziende esportatrici (circa 215.000) che è incrementato troppo lievemente rispetto alle previsioni: nel 2016 sono state infatti solo 10mila (+0,3%) le nuove aziende esportatrici italiane. La seconda proviene dai tre settori in cui l’Italia mantiene le quote di mercato più elevate nel mondo: articoli in pelle (10,1%), macchinari ed apparecchiature (6,4%), abbigliamento (4,9%). Settori in cui non bisogna assolutamente arretrare. Per farlo è necessario aggredire il mercato ecommerce, che oggi vale 1900 miliardi di euro e di cui il Belpaese rappresenta appena l’1% perché al momento l’Italia è in ritardo rispetto agli altri Paesi europei: solo il 10% delle imprese italiane accetta ordini online, contro il 18% della Spagna, il 21% della Francia ed il 27,2% della Germania.

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I veri Imprenditori sono quelli delle piccole e medie imprese

Il 2011 e’ stato un anno di forte recupero per l’export italiano nonostante il progressivo rallentamento registrato a ottobre e novembre, dovuto alla crisi mondiale e dei debiti sovrani. Fino a settembre le vendite all’estero sono andate più che bene e l’anno si e’ chiuso con un +11,2% per le vendite extra-Ue (dati Istat).

Il 2012 si preannuncia molto difficile . L’ultimo allarme e’ quello lanciato dal Fondo monetario internazionale che ha pronosticato una flessione dello 0,5% del Pil dell’Eurozona e un calo del 2,2 del Pil Italiano,dovuta alla manovra fiscale del Governo che impatterà sulla domanda interna. Ma tutti i paesi avranno problemi anche quelli emergenti.

L’Italia dovrà aggrapparsi ,come sempre alla sua ancora di salvezza, all’export. E sarà cruciale ,come sempre, l’apporto delle aree territoriali più specializzate del Made in Italy.

Se riusciremo ad uscirne con le ossa non troppo rotte lo dovremmo ancora una volta a quelle piccole e medie imprese tante volte date per moribonde ,ma sempre vincenti ,grazie alla capacità di adattamento,flessibilità e innovazione che li caratterizzano.Come dimostra i dati dell’ultima crisi del 2008-09, dalla quale i nostri distretti hanno reagito bene.

L’Italia continua a fondare gran parte della propria economia proprio sui sistemi locali manifatturieri, e con grande fonte occupazionale. Se ,per esempio, analizziamo gli ultimi dati Istat sui sistemi locali del lavoro (Sll) scopriamo che nel 2009 il Sll del:

metalmeccanico di Borgomanero (leader mondiale nei rubinetti) occupava 10.200 addetti

tessile di Biella 12.900 addetti

mobiliero di Soregno 19.100 addetti

metalmeccanico di Lumezzane 12.600 addetti

gomma-plastica di Chiavari 9.600 addetti

calze femminili di Castel Goffredo,Asola e Castiglione delle Stiviere 10.000 addetti

metalmeccanico di Lecco 23.100 addetti

conciario di Arzignano 11.200 addetti

mobiliero di Pordenone 12.100 addetti

piastrelle e ceramiche di Sassuolo 17.100 addetti

meccanica Bolognese (leader mandiale) 19.300 addetti

conciario-calzaturiero di Santa Croce sull’Arno 12.800 addetti

calzaturieri contigui di Civitanova Marche,Macerata,Fermo,Ascoli Piceno etc. 29.000 addetti

mezzi di trasporto di Torino il più grande d’Italia 46.100 addetti.

Da questi dati e’ evidente che se la Fiat e strategica per un Paese come il nostro,anche il tessile-abbigliamento ,nonostante un piccola calo causa cinesi,continua a esserlo ancora.

La grande crisi occupazionale sembra anche soffrire meno nelle piccole e medie industrie rispetto ai grandi problemi dei maggiori gruppi nazionali a controllo sia italiano sia estero.Mentre questi macinavano migliaia di ore di cassaintegrazione le imprese dei Distretti sono ricorse pochissimo agli ammortizzatori sociali.Anche i tassi di disoccupazione distrettuali sono si aumentati ma restando largamente al di sotto della media italiana ,cioè su livelli tedeschi intorno al 7%.

Quanto all’export,nei primi nove mesi del 2011 (indice Fondazione Edison),le vendite all’estero dei 101 principali distretti italiani sono state pari a 51,5 miliardi di Euro +11,3% rispetto allo stesso periodo del 2010.

Sono ben 84 i distretti i che nei primi nove mesi del 2011 hanno aumentato il loro export verso i Paesi extra Ue. I distretti che nei primi nove mesi del 2011 hanno invece visto aumentare il proprio export verso i mercati dell’Unione Europea sono 83.Per sei di questi l’incremento e’ stato superiore al 30% .(﹡fonte Panorama Economy)

Questa e’ l’Italia migliore da sostenere,valorizzare e aiutare .

I veri Imprenditori sono quelli delle piccole e medie imprese non i grandi Gruppi Industriali che portano le aziende in bancarotta e senza futuro.

 

 

 

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