L’Europa che vorrei

bambino-Europa

L’Europa che vorrei, quella del futuro,
assomiglia al volto d’un bambino che guarda curioso intorno a sé
per scorgere le forme, i lineamenti delle cose e delle persone
e impararne il significato.

L’Europa che vorrei ha grandi occhi verdi
verdi come l’immensa distesa dei campi,
quelli su cui mi distendo, supina a terra, dimenticando
in quel momento il pensiero che mi assilla
il male che mi tormenta dentro.

L’Europa che vorrei e’ quel cielo che contemplo su di me
in quel momento rimembro gli incontri d’ogni tempo
gli abbracci tralasciati per paura
di rischiare e di cadere a vuoto
e quelli invece conquistati a caro prezzo
per amore della libertà e della maturità che mi ha segnata
perchè ho capito che nulla va perduto o dimenticato
di quanto ho conosciuto e amato.

L’Europa che vorrei mi rimembra gli sguardi
della gente che ho incontrato
volti scuri, volti chiari
giovani e anziani, donne e bambini
volti provati negli anni e dalla violenza martoriati
ma li porto dentro tutti come un tesoro, un amore
infinito come il vento, come un secondo cuore
che batte all’unisono, fino a fondersi nel mio

Ah, l’Europa che vorrei sa di speranza
canterei senza sosta notte e giorno
mesi e anni fino a consumarmi
fino a dileguarmi nell’anima del vento
oltre la morte oltre ogni dolore
per farla rifiorire ovunque.

E’ l’arma di una bianca colomba
si chiama: nonviolenza
spiega le ali in alto per abbracciare il mondo
volo di libertà
la nonviolenza e’ libertà!
E’ l’arma della solidarietà, della pace e dell’amore
la nonviolenza e’ amore!
E’ la mia chitarra che vibra sul mio corpo, la mia vita
le note della libertà
il mio canto libero, il mio sogno
il mio uomo, il mio mondo, il mio Dio!
La nonviolenza e’ il mio canto!

L’Europa che vorrei e’ un sogno di speranza
s’avvera se ci credi
s’avvera se ti impegni a realizzarla
Rachel ce l’ha fatta…

L’Europa che vorrei la porto nel mio cuore notte e giorno
nel mio cuore
il cuore dell’uomo
il cuore del mondo
il cuore che grida amore
contro secoli di guerre e di odii infiniti
il cuore che reclama amore
contro l’indifferenza del silenzio innocente
il cuore ferito e umiliato che continua a reclamare
il suo diritto all’amore
l’amore rinnegato, ripudiato
l’amore calpestato, ucciso
l’amore macchiato di sangue innocente
omicidio del corrotto potere
che uccide il sentimento del cuore
attentato alla vita… guerra!
Terribile ingiustizia
contro l’indifferenza del silenzio innocente.

Ma l’Europa che vorrei e’ sempre quel volto di bambino
che guarda disarmato
non conosce il significato dell’attentato alla vita
non conosce la guerra.
La bellezza si veste nella sua innocenza
seme privilegiante della piccolezza
l’arcobaleno infinito che unisce cielo e terra
“Chi non diventa come un bambino
non può ereditare il regno dei cieli”.

L’Europa che vorrei e’ quel bambino
sono io, sei tu, siamo noi
possiamo esserlo davvero
non e’ un sogno, basta volerlo
provare a guardare e a pensare
in modo disarmato,
e’ questo il giusto significato
che rimette ordine e pone ogni cosa al suo posto!

La nonviolenza e’ il canto
il mio canto libero
il volto d’un bambino che guarda disarmato…

L’Europa che vorrei
e’ il volto d’un bambino che guarda disarmato
L’Europa che vorrei
e’ il volto d’un bambino che guarda disarmato
L’Europa che vorrei
ancora e’ il volto d’un bambino che guarda disarmato
e abbraccia il mondo intero
con le ali della colomba bianca
la nonviolenza
appellativo femminile, immagine e figura
dell’amore ,della bellezza e della procreazione
creatura per eccellenza…

La nonviolenza
e’ il volo e il canto della mia prima innocenza
essenza che mi ha tracciata
libertà e Meta senza confini
che va oltre il limite del tempo
e dell’esistenza…

Chico Mendes

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Le ragioni del leave e quelle del remain al referendum sulla Brexit

infografica-Brexit

Un’infografica riassume le ragioni del leave e del remain al referendum sulla Brexit del 23 giugno.

Mancano solo due giorni al momento in cui i cittadini britannici dovranno decidere se rimanere all’interno dell’Unione Europea o uscire. Giovedì 23 giugno si terrà infatti il referendum consultivo sulla cosiddetta Brexit.

La campagna dell’uscita si è riunita intorno allo slogan “Vote leave“. Fanno parte di questo “fronte” l’ex sindaco di Londra Boris Johnson, alcuni membri del partito Tory, cinque membri del governo Cameron, il partito nazionalista Ukip di Nigel Farage (che però sta conducendo una campagna autonoma), alcuni deputati laburisti. La campagna ha ottenuto finora 2,78 milioni di sterline finora. Continue Reading

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Ma quale invasione? Gli immigrati sono lo 0,07% della popolazione

immigrati italia 2015

“I barbari hanno aperto una breccia nel muro. L’Europa è invasa. Sono a rischio la nostra civiltà e la nostra prosperità. È questa l’essenza dell’ondata di panico morale scatenata dai richiedenti asilo indesiderati che questa estate hanno stretto in una morsa l’Europa. Ma invece di considerare questi coraggiosi e avventurosi nuovi arrivati come una minaccia, gli europei dovrebbero considerare con favore il contributo che potrebbero dare.

richiesta asilo politicoFinora nel 2015 circa 340.000 persone hanno tentato di entrare senza permesso nell’Unione europea. In tutto il 2014 sono stati 280.000. L’Unione europea ha 28 Paesi con una popolazione di 508 milioni, gli immigrati indesiderati di quest’anno sono quindi pari allo 0,07% della popolazione. Statisticamente, in una folla di 1500 persone solo una sarebbe un immigrato clandestino. La maggior parte di coloro che cercano rifugio in Europa provengono dalla Siria, dall’Afghanistan e dall’Eritrea. I siriani fuggono da una sanguinosa guerra civile e dal barbaro eccidio a opera dei miliziani dello Stato Islamico. L’Afghanistan è sconvolto dalla violenza dei talebani con i loro alleati di al Qaeda e gli esponenti locali dell’Isis. L’Eritrea vive sotto una brutale dittatura.

L’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, Unhcr, riconosce che è in corso la più grande crisi di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale. Ma riguarda soprattutto Paesi al di fuori della prospera e sicura Europa. Sei rifugiati su sette approdano nei Paesi poveri. La Turchia ospita 1.600.000 rifugiati rispetto al milione e mezzo di tutta l’Europa. Il minuscolo Libano ha accolto 1.200.000 rifugiati, oltre un rifugiato ogni quattro abitanti. Nel frattempo la Gran Bretagna sembra percorsa da un attacco isterico per i 3.000 rifugiati accampati a Calais. Il numero di persone che cercano rifugio in Europa è modesto anche in rapporto ai molti milioni di europei sfollati e rifugiati all’estero dopo la seconda guerra mondiale e ai milioni costretti a lasciare la propria casa dopo il crollo del comunismo e le guerre nell’ex Jugoslavia negli anni 90. Come dimenticano in fretta gli europei!

Certo, i nuovi arrivati possono creare tensioni nelle piccole comunità di arrivo, come a Lampedusa e nell’isola greca di Kos. Ma la maggior parte dei rifugiati vogliono andarsene e lo fanno. Con la sola lodevole eccezione della Svezia, la maggior parte dei Paesi europei fanno del loro meglio per passare agli altri il “peso” dei richiedenti asilo. Ufficialmente i richiedenti asilo dovrebbero chiedere asilo nel primo Paese sicuro in cui arrivano. Ma pochi desiderano rimanere in una Grecia colpita dalla crisi e che non desidera accoglierli e, di conseguenza, le autorità greche spesso consentono ai rifugiati di attraversare illegalmente il Paese chiudendo un occhio, come fanno anche gli italiani. Questo atteggiamento suscita le proteste nel Nord ricco del continente dove finiscono per arrivare la maggior parte dei richiedenti asilo. Il ministro degli Interni tedesco avverte che la libertà di movimento all’interno dell’Europa non può durare a meno di un accordo su una politica comune in materia di asilo. Spinti dalla Commissione europea, i leader della Ue fanno malvolentieri primi passi in questa direzione. Hanno concordato di dividersi 32.000 richiedenti asilo. Solo Gran Bretagna, Austria e Ungheria non hanno aderito all’accordo. Il governo nazionalista slovacco accetterà solo 200 rifugiati, a condizione che siano cristiani. Ma invece di farsi prendere dal panico per una presunta invasione o di polemizzare su chi debba accollarsi il “peso” dei nuovi arrivati, l’Europa potrebbe considerare in modo favorevole il contributo che potrebbero dare.

L’Europa ha bisogno dei migranti. La popolazione in età lavorativa è in continuo calo mentre il numero dei pensionati che i lavoratori europei debbono mantenere è in ascesa, sta andando in pensione la generazione dei baby boomers. Rifugiati giovani, capaci di lavorare sodo e di contribuire con le imposte alle casse dello Stato, sarebbero una cura ricostituente per le economie europee debilitate dal peso degli anziani. Potrebbero contribuire a spalmare su più spalle il peso dell’enorme debito pubblico con grandi vantaggi per l’attuale popolazione. Potrebbero fare i lavori duri che i giovani europei con più elevate aspirazioni rifiutano: raccogliere la frutta e prendersi cura degli anziani, per esempio. Molti hanno abilità professionali preziose che possono essere messe a frutto negli ospedali, nell’ingegneria o nel settore dell’informatica. Altri potrebbero diventare imprenditori.

La migrazione è come avviare una azienda: è una impresa rischiosa che richiede un duro lavoro per ottenere risultati. La diversità e il dinamismo dei nuovi arrivati possono contribuire a far nascere nuove idee da cui dipende la futura crescita dell’Europa. La gente disperata e intraprendente non smetterà di arrivare in Europa. Invece di abbandonarli nelle mani di mercanti di esseri umani senza scrupoli che causano caos e morte in Europa e altrove, sarebbe meglio aprire corridoi umanitari legali e sicuri. La libertà di movimento nell’Ue funziona benissimo per i cittadini europei. La Svezia permette alle aziende di assumere lavoratori provenienti da tutto il mondo con un visto temporaneo di due anni, rinnovabile. L’Europa dovrebbe consentire alla gente di lavorare qui”. Articolo per il Fatto Quotidiano, del 3 settembre 2015, di Philippe Legrain economista e scrittore

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Quanto costa vincere? La Top 10 degli allenatori spendaccioni

Josè Mourinho

Quali sono stati i tecnici più spendaccioni, quali i colpi più costosi e soprattutto quanto le spese hanno inciso nella storia dei top club europei? Il sito internet News.superscommesse, basandosi sui dati prelevati del sito di trasferimenti transfermarkt.it, ha stilato la classifica degli allenatori più spendaccioni dell’ultimo decennio (2004-2014). In testa alla classifica c’è Josè Mourinho, con 903 milioni di euro spesi tra Inghilterra, Italia e Spagna, 16 i trofei vinti.

mourinho1° Josè Mourinho – 903 milioni di euro spesi / 16 trofei vinti

Arrogante, vincente, irriverente ed anche il “big spender”. Lo “Special One” Jose Mourinho passerà alla storia non soltanto per la rivoluzione mediatica (più che strettamente tattica) che ha saputo portare nel mondo del calcio ma anche per essere stato il tecnico che ha speso di più in fase di mercato. Nel periodo 2004-2014, tra Inghilterra, Italia e Spagna l’allenatore portoghese vanta l’invidiabile spesa record di 903 milioni di euro. Proprio in quella 2004/2005, stagione dalla quale parte la nostra analisi, il tecnico portoghese ha dimostrato di non badare a spese per “esaudire“ i propri sogni calcistici. Complice l’ingresso del magnate russo Abramovich ai vertici dirigenziali del Chelsea, Josè Mourinho non badò a spese per trasformare la formazione londinese da team di medio livello a top club europeo. Ben 161 milioni di euro spesi in una sola sessione di mercato per vincere, però, a fine stagione soltanto una Premier League ed una Curling Cup. E se i 37 milioni di euro spesi per portare Didier Drogbadal Marsiglia a Stamford Bridge appaiono ad undici anni di distanza una cifra assolutamente ragionevole meno lo sono i 20 milioni spesi per acquistare dal Porto Paulo Ferreira ed i 12 per prelevare il centrocampista Tiago. Due giocatori che a Londra non hanno mai rimpianto. Nel mezzo i colpi Robben (18 milioni), Alex (11 milioni) e Cech (13 milioni) hanno garantito a Mourinho talento e solidità. Il 2005/2006 forse rappresenta l’anno meno fortunato per Mourinho in quanto a scelte di mercato. Nell’anno delle vittorie (soltanto) di Community Shield e Premier Mourinho ebbe l’ “infelice” idea di far spendere alla società inglese ben 31 milioni di euro per Shaun Wright – Phillips e 38 milioni per Micheal Essien. Due colpi (un po’ meno il secondo) che rappresentano probabilmente i “pacchi” più grandi incassati dal tecnico portoghese. L’anno successivo (2006 /2007) passa alla storia per l’acquisto più caro effettuato da una società guidata, a livello manageriale, da Josè Mourinho. L’estate 2006 fu l’estate del trasferimento record dal Milan di Andriy Shevchenko, costato alle casse londinesi per 43 milioni di euro. Ed anche l’ucraino può essere incluso tra le più clamorose topiche prese dal portoghese che in quella sessione di mercato però seppe mettere a segno un colpo, in rapporto qualità – prezzo, molto positivo e cioè l’acquisto di Ashley Cole dall’Arsenal per “soli” 7,5 milioni. Facendo un salto temporale di sette anni, il ritorno di Mourinho al Chelsea nella stagione 2013/2014 non è stato dei più felici a livello di mercato. Ben 127 milioni di euro spesi per conquistare un bel nulla (25 milioni per Matic dal Benfica e 22 per Schurrle dal Bayer Leverkusen). Non è andata meglio neppure nella scorsa stagione allo “Special One”. Oltre 100 milioni spesi, compresi i 45 per Cuadrado e Remy rivelatisi assolutamente inconcludenti, per continuare a non vincere in Europa e accontentarsi soltanto della Premier e della Coppa di Lega. Negli anni di mezzo alle due esperienze al Chelsea Mourinho all’Inter ed al Real Madrid ha continuato ad imporre la propria volontà in fase di mercato, riuscendo però solo nella stagione del triplete nerazzurro a dimostrare di aver avuto buon occhio. Nel 2008/2009, al primo anno all’Inter l’acquisto di Quaresma per 25 milioni di euro reclama, ancora oggi, tra i tifosi interisti “ vendetta”. Così come i 13 milioni per Mancini. Il capolavoro di Mou arriva l’anno dopo. Con 85 milioni di euro spesi (per Milito, Eto’o , Sneijder, Thiago Motta, Lucio) l’Inter vince tutto quello che c’è da vincere. Spendendo due volte meno, mediamente, di quanto speso durante gli anni al Chelsea. La parentesi di tre stagioni al Real Madrid porta in dote a Mourinho i vari Di Maria, Ozil, Khedira, Coentrao, Sahin, Varane, Modric, Pedro Leon, per una spesa complessiva di 170 milioni di euro ed una Liga ed una Supercoppa di Spagna.

Trofei vinti 6 Scudetti – 1 Champions League – 9 Coppe Nazionali

ancelotti2° Carlo Ancelotti – 881 milioni di euro spesi / 12 trofei vinti

Al secondo posto di questa speciale classifica c’è il tecnico italiano Carlo Ancelotti che nel decennio 2004 – 2014 ha fatto sborsare ai suoi presidenti la considerevole cifra di 881 milioni di euro. La maggior parte di questi soldi sono stati investiti negli anni in cui Carletto ha lavorato per i club stranieri di Chelsea, Paris Saint Germain e Real Madrid. Infatti negli anni passati al Milan Ancellotti ha potuto fare affidamento su un mercato al risparmio. Nella stagione 2004/2005 il colpo più costoso dei rossoneri fu Jaap Stam , arrivato dalla Lazio per 10 milioni e mezzo di euro. L’anno successivo segnò uno dei colpi meno fortunati della gestione Ancelotti e cioè l’approdo di Alberto Gilardino per 25 milioni di euro, versati al Parma. Ben diversa e più fortunata è stata la storia rossonera di Jankulovsky (8,5 milioni dall’Udinese). Di meteore e colpi sfortunati è pieno il 2006/2007, l’anno del post Shevchenko. Ricardo Oliveira ( 15 milioni ), Leandro Grimi (2,5 milioni) , Yoann Gourcuff (4,5 milioni), Ronaldo (7,5 milioni) non seppero convincere appieno i tifosi rossoneri. Nella stagione successiva arrivò a Milano Pato ( 22 milioni ) che da possibile crack del calcio mondiale ben presto divenne, con buona pace di Ancelotti , una grande delusione. Viudez, Cardacio, Senderos, Diniz, Borriello, i  “colpi” dell’ultimo anno di Ancelotti al Milan. Costati oltre 20 milioni complessivi e mai praticamente utilizzati (tranne l’attaccante italiano). Ma il 2008/09 fu l’anno di Ronaldinho, a metà tra flop e grande colpo. Passato al Chelsea Ancelotti esordisce con Zhirkov (21 milioni) e Sturridge ( 7,5 milioni) per continuare con Fernando Torres (58 milioni), David Luiz (22 milioni) , Ramires (20 milioni) e molto altro contorno. Tutti però non riuscirono a far conquistare nulla di importante al tecnico italiano. A Parigi Ancelotti vive il momento più florido del club transalpino potendo contare sui soldi degli sceicchi. E cosi ecco Pastore (45 milioni), Thiago Motta (11,5 milioni), Gameiro (11 milioni), Sissoko, Menez e Matuidi per altri 30 milioni. Ma i risultati non furono all’altezza delle aspettative. Risultati che arrivarono l’anno successivo dopo una spesa, però, di 150 milioni e gli arrivi di Thiago Silva, Ibrahimovic, Lavezzi, Van der Wiel. Un caso a parte i 40 milioni (quanti?) per Lucas. Al Real Madrid Ancelotti con 300 milioni di euro spesi in due anni (Bale, Isco, Illaramendi, Rodriguez, Kross, Lucas Silva) ha portato a casa una “sola” una Coppa Campioni.

Trofei vinti  2 Scudetti – 2 Champions League – 2 Mondiali per Club – 6 Coppe nazionali

mancini3° Roberto Mancini – 667 milioni di euro spesi / 7 trofei vinti

Al terzo posto troviamo un altro italiano: Roberto Mancini con 667 milioni spesi in dieci anni. E dire che nella prima stagione in analisi Mancini dovette accontentarsi, per la sua Inter, di Nicolas Burdisso, pagato 3,5 milioni di euro. Quell’anno arrivò comunque per l’Inter la Coppa Italia (a questa cifra…). Negli anni di Calciopoli Mancini arricchì il proprio palmares con tre scudetti ed un’altra Coppa Italia mantenendo un basso profilo a livello di mercato e compiendo alcune scelte discutibili (Pelè, Rivas, Suazo, Rincon, pagati “ cari e amari” e mai praticamente visti). Il passaggio al City segna anche l’avvio dell’era del “Mancini Paperon de Paperoni” . 147 milioni di euro il primo anno, 182 il secondo, 91 il terzo e 62 il quarto. Cifre spaventose se comparate a quanto Mancini ha invece saputo conquistare negli anni in Inghilterra. E cioè una Premier (all’ultimo secondo) ed una F.A. Cup. Galatasaray ed il ritorno all’Inter (con i vari acquisti di gennaio già bocciati dopo pochi mesi) dimostrano ancor di più come il “Mancio“ non abbia un buon rapporto con le scelte di mercato.

Trofei vinti 4 Scudetti – 3 Coppe nazionali

pellegrini4° Manuel Pellegrini – 645 milioni di euro spesi / 2 trofei vinti

Al quarto posto in questa classifica troviamo il cileno Manuel Pellegrini, che nell’ultimo decennio tra Villarreal, Malaga, Real Madrid e Manchester City è riuscito a far spendere alle varie proprietà la bellezza di 645 milioni di euro.
Tra le sue esperienze negative troviamo decisamente la stagione 2009-2010 al Real Madrid, nonostante gli acquisti faraonici di Kakà, Benzema e Cristiano Ronaldo (prelevato dal Manchester United per 60 milioni) si deve accontentare di un secondo posto.
Al netto delle sfide affrontate, il tecnico cileno ha causato al club Madrileno una perdita complessiva di 169,90 milioni.
Ben diverso fu per lui l’approdo al Manchester City nel 2013 dove riuscì a riportare al City una Premier League e una coppa nazionale, che ad oggi sono i massimi risultati conseguiti dall’allenatore. Per giungere a “tanto”, però, Pellegrini dovette dare il meglio di sè avallando l’acquisto  di Fernandinho (45 milioni di euro), Jovetic (26 milioni di euro), Negredo (25 milioni di euro). Quando il fine giustifica i mezzi…

Trofei vinti 1 Scudetto 1 – Coppa nazionale

ferguson5° Alex Ferguson – 465 milioni di euro spesi / 14 trofei vinti

Il quinto posto è occupato da quello che è in assoluto un leggenda del Manchester United: Sir Alex Ferguson.
Lo scozzese ha fatto versare allo United 465 milioni nel periodo tra il 2004 e il 2014, tanti ma giustificati se si pensa ai trofei conquistati da quello che è stato forse il più grande allenatore della Premier League. Con lui i Red Devils hanno vinto 11 Supercoppe Inglesi 13 campionati, 2 Champions League e molto altro.
Fu sua l’intuizione di portare Cristiano Ronaldo al Manchester nel 2004 per la cifra 17 milioni di euro dallo Sporting Lisbona. Nello stesso anno fa acquistare dal Barcellona un giovanissimo Gerard Piquè, giocatore che si affermerà successivamente nel calcio europeo come uno dei più forti centrali difensivi in circolazione
Nel 2009 il buon Ferguson sfiora un altro successo perdendo solo in finale per 2-0 contro un fortissimo Barcellona.
Personaggio carismatico con i grandi campioni ma mai fuori dalle righe, visto il palmarès si può dire che gli sforzi economici del club siano stati ricompensati ampiamente.

Trofei vinti 5 Scudetti 7 Coppe Nazionali 1 Champions League, 1 Mondiale per club

wenger6° Arsene Wenger – 428 milioni di euro spesi / 4 trofei vinti

Sesto posto per un’altra istituzione del calcio inglese, Arsene Wenger. L’allenatore dell’Arsenal con i suoi 428 milioni, si piazza così tra i primi dieci allenatori “ spendaccioni” dell’ultima decade del calcio europeo.
Sebbene sia un tecnico abbastanza duttile i suoi risultati sono spesso altalenanti a livello europeo ma vanta un curriculum di tutto rispetto, che annovera 6 Coppe d’Inghilterra, 4 Supercoppe e 3 Premier League sempre con i Gunners.
Sotto di lui nell’ultimo decennio sono passati molti grandi calciatori, si pensi ad esempio a Theo Walcott, Santi Cazorla, Ozil e Alexis Sanchez ma anche qualche flop; per citarne uno Andrej Arshavin, che salvo le buone premesse non è riuscito a confermarsi.
Il tecnico francese è sicuramente ottimo per quanto riguarda la competitività nei trofei nazionali ma le sue squadre patiscono spesso in campo internazionale. Insomma una spesa fatta bene a metà per il club inglese.

Trofei vinti 4 Coppe Nazionali

Guardiola7° Pep Guardiola – 391 milioni di euro spesi / 19 trofei vinti

Al settimo posto della classifica troviamo invece l’allenatore che primeggia, tra i suoi colleghi, in quanto a titoli vinti nel decennio preso in considerazione. Si tratta dell’attuale tecnico del Bayern Monaco Pep Guardiola che negli anni sulla panchina del Barcellona ed in quelli al Bayern Monaco ha “dilapidato” 691 milioni di euro. L’analisi sull’allenatore spagnolo (tra l’altro riconducibile a sole sei stagioni) è di quelle da far invidia. Trofei su trofei conquistati sul campo alla guida, però, di una formazione, il Barcellona di Messi, che nonostante i 280 milioni di euro spesi dalla dirigenza catalana, spesso e volentieri è stata fin troppo dipendente dalle gesta del giocatore argentino. L’approdo sulla panchina del Barcellona per Guardiola è stato traumatico, se non altro per come operato in fase di mercato.Quasi 45 milioni di euro spesi per Hleb , Caceres ed Henrique ed i 35,5 milioni per Dani Alves (protagonista comunque dei più importanti successi blaugrana) non è sicuramente roba di cui andare fiero. Ma al Barca, si sa, quando c’è da spendere non ci pensano due volte. Come accadde nella stagione successiva, quella dei 65 milioni di euro per Ibramihovic, i 25 per Chygrynskiy ed i 14 per Keirrison. Anche quell’anno, però, senza Messi il Barcellona avrebbe vinto ben poco. Le ultime due stagioni al Barcellona, ricche di successi come le prime due, hanno visto ridimensionare il mercato con le spese che però sono rimaste molto alte, forse troppo (40 milioni per David Villa, ormai in fase discendente, 34 per Fabregas subito dopo mandato in Inghilterra). Dopo l’anno sabbatico negli Stati Uniti per Guardiola si è aperta l’era al Bayern Monaco dove senza Messi ed i milioni azulgrana ha avuto vita più dura. Il rodaggio dei tedeschi, reduci dall’incredibile triplete della stagione 2012/2013, non ha funzionato come forse lo stesso Guardiola si aspettava ed i 110 milioni di euro spesi in due anni dalla società bavarese sotto le direttive dello spagnolo, probabilmente, sarebbero dovuti essere utilizzati in maniera diversa.

Trofei Vinti 5 Scudetti – 6 Coppe Nazionali – 3 Supercoppe Europe – 2 Champions League – 3 Mondiali per Club

Simeone8° Diego Simeone – 246 milioni di euro spesi / 6 trofei vinti

All’ottavo posto della classifica vi è il tecnico dell’Atletico Madrid Diego Simeone con 246 milioni di euro fatti spendere alle cinque società nella quali ha allenato dal 2006 al 2014. Anche lui, come Guardiola, inizia la carriera da allenatore dopo il 2004 ed i primi anni della sua carriera li trascorre in Argentina “a pane e acqua”. Il suo acquisto più costoso (tutto dire…) è Juan Sebastian Veron (2,5 milioni) che aiuta Simeone a trionfare nell’Apertura 2006 con l’Estudiantes. L’arrivo in Europa, a Catania, corrisponde quasi ad un trapasso indolore dalla sua terra per i tanti argentini che si ritrova in rosa nella formazione rossoazzurra (alcuni pagati anche fior di quattrini). Ma è negli anni a Madrid, sponda Atletico, che Simeone può finalmente realizzarsi. Gli 85 milioni spesi nel 2011/2012, compresi gli inutili 13,5 per Pizzi, gli valgono la vittoria dell’Europa Leauge. L’anno successivo è l’anno dei record. Con soli 4,5 milioni di euro spesi in tutto il calciomercato Simeone riesce a vincere la Coppa di Spagna . Va ancora meglio l’anno successivo quando, nonostante gli acquisti di Josè Sosa, Roberto, Leo Baptistao (pagati 12 milioni di euro ed ancora “ desaparecidos” nei pressi del Vicente Calderon) “el Cholo” riesce nell’impresa di vincere la Liga, arrivando ad una passo dalla vittoria della Champions League. Da dimenticare invece le valutazioni dell’ultimo anno, con gli acquisti “meteora” di Cerci, Oblak e Mandzukic.

Trofei Vinti 3 Scudetti – 2 Coppe Nazionali – 1 Europa League

van gaal9° Louis van Gaal – 240 milioni di euro spesi / 3 trofei vinti

Al penultimo posto della graduatoria troviamo l’allenatore olandese Louis Van Gaal, con 260 milioni di euro. Negli anni all’AZ Alkmaar il tecnico realizza una serie di colpi low cost che, comparati ovviamente al livello del campionato olandese, fanno di Van Gaal un autentico “guru”. Dembele a 5 milioni (valore odierno 15), Sergio Romero a 1,5 milioni, Moisander a 500 mila euro e tanti altri giovani che hanno fatto la felicità delle casse del club olandese. Passato al Bayern Monaco è stato proprio Van Gaal a dare l’avvio alla costruzione della corazzata che in qualche anno è riuscita a dominare la scena mondiale. Robben e Gomez il primo anno, Luiz Gustavo ed Alaba (direttamente dalle giovanili) il secondo. Quanto di buono fatto nelle esperienze precedenti Van Gaal, però, lo distrugge nel suo primo anno alla guida del Manchester United. 195 milioni di euro per chiudere la Premier al quarto posto e terminare la stagione con zero titoli. Un record senza precedenti che i tifosi dei Red Devils difficilmente dimenticheranno (75 milioni per Di Maria ed altrettanti per l’accoppiata Herrera – Shaw…)

Trofei Vinti 2 Scudetti – 1 Coppa Nazionale

klopp10° Jurgen Klopp – 181 milioni di euro spesi / 6 trofei vinti

Sei titoli per 181 milioni di euro fatti spendere (quasi tutti alla dirigenza del Borussia Dortmund). All’ultimo posto della classifica troviamo Jurgen Klopp, ex allenatore di Mainz e Dortmund. Un ultimo posto che però, da una prospettiva diversa, può essere facilmente letto come piazziamento di prestigio tra i tecnici che hanno saputo fare di necessità virtù riuscendo a scovare potenziali campioni, pagandoli cifre relativamente basse. Ed in questo Klopp è stato uno dei tecnici europei più bravi in questo. Dopo gli anni al Mainz, poveri in tutti i sensi, l’esperienza al Dortmund è quella che ha fatto conoscere al calcio europeo il tecnico dal look trasandato. Sei titoli conquistati ma soprattutto un‘attenzione al mercato che ha permesso al Dortmund di compiere scelte di assoluta intelligenza “tecnico – economica”. L’elenco è lungo: Subotic (4 milioni di euro), Hummels (4 milioni), Bender (1, 5 milioni), Grosskreutz (gratis), Lewandowski (4,7 milioni), Piszczek (gratis), Kagawa (gratis), Gundogan e Perisic(5,5 milioni), Sahin ( 1 milione). Tutte o quasi plusvalenze delle quali il grosso merito va proprio a Klopp.

Trofei Vinti 2 Scudetti – 4 Coppe Nazionali

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