Il motivo di questa censura? “Nient’altro che l’interesse della Nazione” ha risposto il ministro dell’Educazione afghano Farooq Wardak, che ha fatto già stampare i libri “rivisti e corretti”, pronti per essere distribuiti all’inizio del nuovo anno scolastico che partirà nella primavera del 2013.
“Negli ultimi 40 anni – spiega Wardak – sono accaduti centinaia di episodi che hanno portato a controversie fortissime nel paese. Mettere sui libri di storia argomenti sui quali non c’è un consenso nazionale significa portare la guerra nelle classi. Invece lo scopo dell’istruzione è portare l’unità, non certo le divisioni”.
Ed è così che molti eventi chiave della storia afghana non vengono neppure menzionati, o al massimo liquidati da una manciata di righe.
“Ad esempio, non si parla affatto della miseria che quest’ultima guerra ha portato, e non si menziona Kabul come zona di scontri e di morti”, commenta ai microfoni della Bbc un giornalista afghano, che ha chiesto di restare anonimo per motivi di sicurezza.
“I libri dicono che il mullah Omar è stato rimosso nel 2001, senza dire nemmeno chi sia. E degli Stati Uniti e della presenza della Nato nel paese non si parla proprio. E’ come se qualcuno stia tentando di nascondere il sole con due dita”.
La reazione della società civile – professori universitari, politici, docenti e giornalisti – non si è fatta attendere.
Tra le accuse principali, quella secondo cui con questa mossa il governo starebbe cercando di accattivarsi le simpatie dei talebani e di altri gruppi di potere prima del ritiro delle truppe straniere.
I libri “modificati” verranno infatti distribuiti anche nei villaggi che sono rimasti sotto il controllo dei miliziani.
E secondo le autorità promotrici della censura, se i libri contenessero tutte le atrocità commesse dai talebani durante i loro cinque anni di regime, verrebbero senza dubbio messi da parte o gettati via.
“Abbiamo evitato di nominare gli individui e le parti coinvolte in questi conflitti, così come argomenti che potrebbero creare divisioni tra la gente – ha detto il portavoce del ministero dell’Educazione Amanullah Iman –. Il nostro scopo è quello di proteggere l’unità nazionale e di de-politicizzare l’educazione dei ragazzi”.
Iman si riferisce ai continui cambiamenti di corrente e direzione che ha avuto l’istruzione in Afghanistan nelle ultime quattro decadi, coincisi naturalmente coi turbolenti cambiamenti politici in atto nel paese.
Così, durante l’invasione sovietica negli anni Ottanta, i libri di testo (compresi quelli dei bambini) erano pregni di propaganda comunista. Contemporaneamente gli Stati Uniti diffondevano clandestinamente libri “alternativi” pieni di idee anticomuniste e di resistenza contro i sovietici.
L’avvento dei talebani nel 1996 ha segnato, oltre alla promozione dell’Islam e della guerra santa, l’allontanamento delle ragazze dall’istruzione e la diffusione delle scuole religiose.
Nonostante le buone intenzioni, quello che il governo di Karzai e il ministero dell’Educazione dimenticano, è quanto i libri censurati risultino alla fine essi stessi fortemente politicizzati.
Stampati e pubblicati con l’aiuto dei donatori internazionali, Usa in primis, pare siano stati ‘limati e corretti’ proprio da supervisori americani, anche se non ci sono ancora conferme ufficiali.
Il sospetto è che dietro all’intero progetto ci sia comunque il loro zampino.
“Un paese deve conoscere il proprio passato, anche per cercare di evitare di commettere gli stessi errori in futuro – commenta la parlamentare Elay Ershad –. Il ministero dell’Educazione non ha il diritto di fare il lavaggio del cervello ai bambini e di tenerli all’oscuro sulla storia del proprio Paese”.
“Questo è ancora più vero, in quanto la penetrazione di Internet qui è ancora bassa, e il contatto col mondo esterno è limitato – aggiunge un’altra parlamentare che ha voluto restare anonima –, così i bambini afghani sono molto più dipendenti dai libri di testo”.
“In questo modo, un’intera generazione non saprà mai come e perché l’Afghanistan è diventato quello che è”.
Intanto il ministro Wardak e il suo entourage hanno già cominciato un tour per il paese, visitando scuole, ospedali, moschee, con l’obiettivo di spiegare la bontà del progetto ai ragazzi e alle loro famiglie.
“E’ un vero programma nazionale – ha ribadito mostrando i nuovi libri –, ci riporterà tutti sotto un unico tetto, incoraggiando finalmente la fratellanza e l’unità della Nazione”.
(Fonte Anna Toro – osservatorioiraq)
Afghanistan, dove Dio viene solo per piangere
. Siba Shakib, regista e documentarista, racconta da anni la vita del popolo afgano e la condizione delle donne: dalla sua esperienza nei campi profughi è nato questo libro che mostra perché, da sempre, il fanatismo religioso è terrorizzato dalla serena forza delle donne.