
È nato il primo Osservatorio Europeo indipendente sulle condizioni di detenzione. Sono oggi 8 i
paesi (Francia, Regno Unito, Grecia, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Spagna) nei quali
l’osservatorio effettua il proprio lavoro di monitoraggio delle condizioni di detenzione e di
promozione dei diritti fondamentali delle persone detenute.
È oggi fondamentale arrivare a una omogenizzazione delle condizioni di detenzione che risponda a
quanto imposto dagli standard europei. Ogni paese è ancora un universo a sé nel panorama
carcerario europeo e lo scambio di buone prassi che il network costruito dall’Osservatorio
permette è una risorsa fondamentale per la soluzione degli specifici problemi di ciascun sistema
penitenziario nazionale.
L’Osservatorio, che mira ad ampliare ulteriormente la propria rete, ha l’ambizione di fungere da
organismo di monitoraggio delle condizioni di detenzione di circa 600.000 persone. Tanti sono
infatti i detenuti attualmente presenti nelle carceri dell’Unione Europea.
Italia
La recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha evidenziato i problemi principali
delle prigioni italiane, primo tra tutti un tasso di affollamento pari al 146%. Oltre il 40% della
popolazione detenuta si trova in custodia cautelare, una totale anomalia rispetto alla media
europea che si assesta attorno al 25%. I detenuti stranieri nelle carceri italiane sono il 37% del
totale mentre circa il 30% della popolazione detenuta è composta da tossicodipendenti. L’intero
sistema continua a essere caratterizzato da un elevato turn over. Sfortunatamente le misure
alternative alla detenzione non sono sufficientemente utilizzate.
Francia
La Francia ha assistito negli scorsi anni a una crescita drammatica della popolazione detenuta. I
detenuti sono oggi il 36% in più rispetto al 2001. Grandi progetti di edilizia carceraria non sono
stati in grado di ridurre il sovraffollamento e – data la natura delle costruzioni – hanno invece
creato altri problemi, quali un maggiore isolamento dei detenuti e comportamenti più violenti
(contro i compagni di detenzione, il personale o contro se stessi). Il tasso di suicidi continua a
essere molto elevato e le politiche sicuritarie impongono misure di sicurezza estremamente rigide
all’intera popolazione carceraria, compresi i detenuti caratterizzati da una bassa pericolosità
sociale. Queste condizioni si sono dimostrate controproducenti in termini di sicurezza pubblica,
comportando piuttosto un alto tasso di recidiva.
Grecia
Il sistema penitenziario Greco è caratterizzato da un grave sovraffollamento e da condizioni di vita
estremamente degradate. Si aggiungono a questi problemi quelli della carenza di personale,
dell’abuso della custodia cautelare, di una massiccia presenza di detenuti stranieri e di persone
accusate o condannate per crimini legati alla droga. La lunghezza delle pene inflitte è andata
aumentando e con essa anche la lunghezza del periodo tempo effettivamente trascorso in
prigione. La retorica governativa legata all’umanizzazione del sistema penitenziario, alla
promozione delle alternative alla detenzione e alla riduzione della popolazione detenuta si
scontra con una prassi che vede un mero ammassare le persone nelle carceri senza alcuna
prospettiva. Il liberalismo penale e penitenziario è costantemente schiacciato dalla austerità
penale e dalla repressione.
Lettonia
La Lettonia, con i suoi 300 detenuti ogni 100.000 abitanti, presenta il tasso più alto di carcerazione
tra i paesi dell’Osservatorio, nonché uno dei più alti nell’intera Unione Europea. Quasi il 30% dei
detenuti è in custodia cautelare. Il numero di stranieri in carcere è molto contenuto.
Polonia
Oltre venti anni dopo la trasformazione politica, il sistema penitenziario Polacco sta ancora
affrontando seri problemi. C’è la necessità di una riforma più radicale. Sono ancora gravissime le
questioni del sovraffollamento, delle condizioni degradate di detenzione, della mancanza di lavoro
e di cure mediche adeguate per i detenuti. Con l’ingresso nell’Unione Europea, la Polonia si è
trovata di fronte nuove sfide, tra cui il crescente numero di detenuti stranieri e la necessità di
adeguare le proprie carceri agli standard europei.
Portogallo
Nonostante il Portogallo abbia un tasso di criminalità relativamente basso rispetto ad altri Paesi
europei, la popolazione detenuta non è inferiore a quella che si aveva negli anni ’90, quando si
crearono drammatiche condizioni di sovraffollamento. Dopo qualche anno in cui era andato
diminuendo, infatti, il numero dei detenuti sta nuovamente crescendo in fretta. La nuova ondata
di sovraffollamento si è abbattuta sul Paese a partire dal 2012, e non si vedono per ora prospettive
di miglioramento. Vari sono stati inoltre gli episodi di morte in carcere i quali non hanno trovato
una spiegazione ufficiale.
Spagna
Tra i principali problemi delle carceri spagnole c’è sicuramente quello del sovraffollamento, che
impedisce di scontare la pena in condizioni dignitose. Gravissima anche la situazione relativa
all’assistenza sanitaria. A seguito della crisi economica, l’amministrazione penitenziaria spagnola è
andata riducendo le prestazioni mediche. La popolazione detenuta è soggetta a un alto tasso di
malattia e la carenza di cure specialistiche, in particolare rispetto alla salute mentale e alle
specificità di donne e bambini, si fa dunque sentire in carcere con più forza che altrove. La crisi
economica ha indebolito anche il diritto alla difesa, mentre paradossalmente vanno aumentando i
servizi privati all’interno delle carceri.
Le condizioni di detenzione in Europa.
A seguire alcuni dati che evidenziano le principali differenze tra gli 8 sistemi penitenziari nazionali
monitorati dall’Osservatorio. I dati riportati, e le tendenze degli ultimi anni, possono essere usati
come indicatori di politiche nazionali più o meno virtuose che verranno studiate e confrontate tra
loro nei prossimi mesi.

I sistemi penitenziari monitorati ospitano complessivamente una popolazione detenuta di quasi 400.000 detenuti, circa due terzi del totale dei detenuti in Europa. Anche se in molti paesi il numero dei detenuti è in questi anni cresciuto, questa tendenza non è univoca o necessitata. In Italia o in Spagna ad esempio la popolazione detenuta è calata negli ultimi due anni.

I tassi di detenzione indicano il numero di persone detenute per ogni 100.000 cittadini e rappresentano la misura del ricorso al carcere in ciascun paese. Come si vede sopra i tassi di detenzione più alti si registrano in Lettonia e in Polonia, due nuove membri dell’Unione che in passato hanno fatto parte del blocco sovietico. In Europa meridionale i tassi di detenzione più alti si registrano in Spagna.

Il sovraffollamento è rappresentato dal numero di detenuti effettivamente stipati in 100 posti, e come si vede sopra è un problema molto serio per l’Europa mediterranea. D’altro canto la capienza dei sistemi penitenziari è misurata in modo molto diverso nei vari paesi, e ad esempio per la legislazione italiana ogni detenuto dovrebbe avere a disposizione 9 mq, in Lettonia solo 2,5 mq. Si tratta inoltre di un valore medio. In ogni paese ci sono istituti che sono molto più affollati della media, ed altri che lo sono molto.

La detenzione minorile è una delle priorità per il Criminal Justice action plan della Commissione Europea. Il numero dei minori detenuti varia molto da paese a paese. Le percentuali più elevate si registrano in Grecia (il dato però include anche i giovani adulti) e sono andate crescendo significativamente negli ultimi anni, e nel Regno Unito, dove però questa percentuale è scesa nel recente passato.

La percentuale di donne detenute in Europa è compresa tra il 3% della Polonia ed il quasi 8% della Spagna. In molti paesi questa percentuale è andata calando negli ultimi anni, mentre è andata crescendo in Lettonia ed in Polonia.

La percentuale di detenuti stranieri è uno dei temi sui quali i paesi monitorati differiscono maggiormente. Estremamente alta, e decisamente in crescita, in Grecia, è generalmente molto alta nell’Europa mediterranea, in particolar modo in Italia ed in Spagna, anche se in questi paesi è andata scendendo negli ultimi anni. Il fenomeno è sostanzialmente inesistente in Lettonia ed in Polonia.

Anche questa percentuale varia molto da paese a paese. In generale la percentuale di detenuti in custodia cautelare è ampiamente sotto il 30%, con l’evidente eccezione dell’Italia, dove questa percentuale è stata a lungo sopra il 50% ed è attualmente sopra il 40%.

La frequenza delle morti in carcere è determinata dividendo il numero di detenuti presenti in un anno per il numero dei detenuti morti in carcere quell’anno, ed è certamente un possibile indicatore del livello di criticità delle condizioni di detenzione in un certo paese. Come si vede i dati cambiano molto, da una morte ogni 600 detenuti in Polonia ad una morte ogni 200 detenuti in Portogallo.

Le misure alternative, la probation ed altre misure non custodiali sono un aspetto chiave delle politiche penali di ogni paese e, secondo il consiglio d’Europa, la migliore soluzione contro il sovraffollamento, da preferirsi alla costruzione di nuove carceri. Come si vede il numero di persone che sconta una pena non detentiva per ogni 100.000 abitanti varia enormemente. Dai numero molto alti di Francia e Regno Unito e, più di recente, della Spagna, alla Polonia o al Portogallo, dove queste misure sono pressoché inesistenti.