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No al pignoramento degli animali domestici #giulezampe

#giulezampe

Con l’aggravarsi della crisi sono oltre 5000 mila i pignoramenti nel nostro Paese ed è già accaduto che tra i “beni” per pagare i creditori siano finiti anche animali domestici come cani e gatti. Se l’art. 514 del codice di procedura civile vieta il pignoramento dei beni che hanno valore affettivo, come la fede nuziale, per evitare forme di pressione psicologica sul debitore, non si vede come si possa invece ritenere pignorabile un animale domestico che da anni vive insieme al suo proprietario. Il pignoramento deve colpire il patrimonio del debitore e non i suoi sentimenti! In questo caso, poi, alla violenza psicologica che si opera sul proprietario si aggiunge le sofferenza che si infligge all’animale, che si sradica dal suo ambiente per destinarlo, peraltro, a non si sa quali strutture in attesa di una improbabile vendita all’asta. Solo un intervento normativo può correggere l’anomalia tutta italiana che considera gli animali d’affezione come cose, e come tali pignorabili.

“Gli animali domestici sono veri e propri membri della famiglia. Le loro esigenze e l’affetto che li lega ai loro padroni devono essere rispettati. Nel nostro ordinamento è possibile che gli animali domestici possano essere pignorati e messi all’asta. I nostri amici a quattro zampe rischiano, così, di finire nelle mani di chiunque, esattamente come succede per l’auto, la casa o qualunque altro oggetto. Con la petizione #giulezampe su change.org chiediamo al Governo italiano e ai legislatori di riconsiderare il valore degli animali domestici nel contesto del codice civile e penale con specifiche leggi che li distinguano chiaramente dalle proprietà sequestrabili e pignorabili. Un concetto di civiltà che Paesi come l’Austria e la Germania hanno già fatto proprio, affermando con legge, testualmente che gli animali non sono cose e che dunque non sono pignorabili. Ritroviamo coerenza nella legge: sia messo ben in chiaro che gli animali non sono beni! Vogliamo per una volta riconoscere il loro status esplicitamente? Almeno diamo un peso all’affetto che ci lega a loro! Un affetto che dubito nessuno che abbia un compagno di vita a 4 zampe si sentirebbe di quantificare. Rimettiamo le cose a posto: firmate la petizione“. Tessa Gelisio – ambientalista, blogger, volto di Pianeta Mare e di Cotto e Mangiato


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Basta sperimentazione animale! “Chiudere Green Hill… altrimenti ci arrabbiamo”

 

“Chiudere Green Hill… altrimenti ci arrabbiamo” questo è quanto scritto sullo striscione degli attivisti del Coordinamento Fermare Green Hill che hanno deciso di mettere in atto l’ennesima azione eclatante per la chiusura dell’allevamento di Montichiari (BS) che vende cani beagle destinati alla vivisezione. Gli attivisti, che si sono legati con lucchetti e tubi di ferro agli uffici dell’azienda, vogliono attirare l’attenzione in questa settimana in cui a Roma si decideranmno le sorti degli emendamenti alla Direttiva Europea sulla sperimentazione animale, votata a Bruxelles nel settembre 2010.

L’azione fa parte della “Operazione altrimenti ci arrabbiamo”, lanciata sul web e diffusa in tutta Italia con striscioni di protesta nelle piazze e pressioni sui Senatori a cui tocca adesso decidere delle sorti di Green Hill. L’Operazione sbarcherà inoltre a Roma martedì 27 marzo con una protesta davanti al Senato, organizzata in collaborazione con il Comitato Montichiari Contro Green Hill, che presenterà le decine di migliaia di firme raccolte negli ultimi mesi per la chiusura dell’allevamento-lager di Montichiari.

Tutte le associazioni animaliste e antivivisezioniste hanno criticato fortemente la Direttiva Europea sulla sperimentazione animale e sperato in un recepimento restrittivo, ma i ricercatori e la cosiddetta lobby della vivisezione hanno fatto in modo che degli emendamenti positivi molti fossero cancellati in silenzio, senza che ne parlassero i media e nessuno lo sapesse. Tra questi è a rischio anche quello che vieterebbe l’allevamento di cani, gatti e primati per la vivisezione, il cosiddetto “emendamento anti-Green Hill”.

Per questo motivo il Coordinamento Fermare Green Hill ha lanciato una forte campagna di pressione sul Senato della Repubblica chiamata “Operazione altrimenti ci arrabbiamo”, con la richiesta di partecipare direttamente alle migliaia di sostenitori della campagna e le decine di migliaia di persone che hanno firmato petizioni per la chiusura di questo allevamento.

Le caselle e-mail, i telefoni e i fax del Senato sono tempestati di proteste in una campagna pubblica senza precedenti. “I legislatori si trovano in questo momento a dover decidere le sorti degli animali nei laboratori e del futuro della sperimentazione animale” dicono dal Coordinamento “Vista la crescente e ampia sensibilità pubblica sull’argomento crediamo che non possano farlo di nascosto e che debbano tenere conto della volontà delle persone, non solo di quella delle aziende chimico-farmaceutiche o degli allevatori come Green Hill e Harlan” “Quello che vogliamo è l’abolizione totale della sperimentazione sugli animali. Chiudere gli allevamenti è un primo passo in questa direzione” affermano gli attivisti coinvolti in questa azione eclatante. Che potrebbe anche non essere l’ultima.

 

(Fonte Affaritaliani)

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