0

I MiniBond per rilanciare 35 mila piccole e medie imprese

Aggregati di bilancio relativi alle società con Cerved Group Rating

Le PMI possono ora scegliere di finanziarsi con un nuovo strumento che consente, anche alle società non quotate, di emettere dei titoli di credito (MiniBond) a favore di investitori qualificati. A meno di un anno dall’entrata in vigore della nuova norma contenuta nel Decreto Sviluppo, si contano non più di venti emissioni dei nuovi strumenti, per un ammontare complessivo di quasi 5 miliardi, realizzate prevalentemente da aziende di dimensione rilevante. 

In Italia, le emissioni obbligazionarie sono finora uno strumento utilizzato da poche grandi imprese che hanno accesso diretto al mercato dei capitali: secondo i dati della Banca d’Italia, tra il 2007 e il 2012 solo 29 gruppi industriali hanno emesso questi titoli. Tradizionalmente, la dipendenza dal credito bancario è particolarmente accentuata tra le piccole e le medie imprese italiane. Secondo i dati di Bach, la banca dati sui bilanci delle società non finanziarie europee, circa l’81% dei debiti finanziari in capo alle PMI italiane sono debiti bancari; le percentuali sono notevolmente più basse negli altri principali paesi europei monitorati in Bach: pari al 66% in Portogallo, al 65% in Germania, al 57% in Francia e Spagna.

Le nuove misure hanno generato un rilevante afflusso di capitali, ma il provvedimento non ha avuto, almeno finora, impatti rilevanti sulla finanza delle PMI italiane. Il patrimonio di informazioni di Cerved Group indica chiaramente che lo scarso impiego dei nuovi strumenti da parte delle PMI non è dipeso dalla mancanza di un bacino di società sufficientemente solide per emettere obbligazioni o cambiali finanziarie. La crisi ha fortemente ridotto la base produttiva italiana (-13 mila imprese con almeno 2 milioni di euro rispetto al 2007), ma ha operato attraverso meccanismi di selezione darwiniana che hanno, da un lato, accelerato l’uscita dal mercato delle imprese già rischiose o vulnerabili prima della crisi e, dall’altro, costretto molte aziende a rafforzare i propri bilanci per rimanere sul mercato.

In particolare, quasi la metà delle 26 mila aziende già rischiose nel 2007, non sono più sul mercato; il 12% sono ancora attive, ma con un volume di ricavi al di sotto della soglia dei 2 milioni di euro, mentre il 19% sono nell’area di rischio anche in base ai risultati 2011. I dati di bilancio indicano che le poche imprese rischiose nel 2007 che hanno resistito alla crisi passando all’area di vulnerabilità (16%) o addirittura di solvibilità (6%), lo hanno fatto grazie a modelli di business vincenti che hanno permesso loro di accrescere ricavi e margini, aumentando la patrimonializzazione.

Il risultato è quello di un tessuto produttivo meno numeroso, ma più solido rispetto a quello che si poteva osservare nel 2007. L’impiego dei sistemi di rating e di scoring di Cerved Group, che consentono di assegnare a ogni azienda italiana una classe di rischio cui corrisponde una certa probabilità di default, indica che in Italia esistono 35 mila società con un giro d’affari superiore a 5 milioni di euro in un’area di sicurezza o di solvibilità economico-finanziaria: sono imprese che potrebbero avere caratteristiche compatibili con l’emissione di un minibond.

La maggior parte di queste società sono PMI che non raggiungono i 50 milioni di fatturato (31 su 35 mila): sono infatti 15,5 mila quelle con ricavi compresi tra 5 e 10 milioni di euro (il 44% delle ‘investment grade’), 11,1 mila quelle con un giro d’affari compreso tra 10 e 25 milioni (il 32%) e 4 mila con un fatturato tra 25 e 50 milioni di euro (l’11,5%).

I dati mostrano una prevalenza di società con queste caratteristiche nel Nord del Paese, nel ter- ziario e nei settori industriali, con un buon bacino anche nel Centro-Sud, che ne conta più di 10 mila. I dati di bilancio indicano che, se saranno superati tutti gli ostacoli strutturali che finora hanno impedito il decollo di un mercato dei minibond in Italia, ci potrebbero essere impatti rilevanti di stimolo alle PMI e all’economia: le 34 mila aziende con ricavi compresi tra 5 e 250 milioni di euro hanno infatti movimentato un giro d’affari pari a 785 miliardi di euro, prodotto 162 miliardi di euro di valore aggiunto (il 10% del Pil) e sono esposte con le banche per 140 miliardi.

*Rapporto Cerved Group sul mercato dei minibond

Condividi: