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I costosi e non utilizzati braccialetti Telecom

 

 

I problemi delle carceri italiane ormai e’ diventato intollerabile e scandaloso, ora aggiungiamo anche del ridicolo, dobbiamo pagare ancora, con un rinnovo fino al 2018 i braccialetti Telecom raramente (mai) utilizzati.

La buona notizia e’ che il prezzo cala: fino al 31 dicembre 2011 il ministero dell’interno spendeva quasi 11 milioni di euro l’anno, mentre da gennaio sono solo 9. La cattiva notizia e’ che sono ancora lì: i braccialetti più costosi e inutili nella storia della giustizia italiana, gli apparecchi elettronici che dovrebbero servire per il controllo a distanza dei detenuti agli arresti domiciliari, sono stati confermati in una nuova convenzione tra il Viminale e la Telecom, presieduta da Franco Bernabè.

E’ dall’aprile 2001, fine del governo Amato, che l’Italia si gingilla con questi carissimi gingilli. In 10 anni lo Stato ha speso 110 milioni. Il problema e’ che non servono a nulla. I braccialetti sono stati applicati alla caviglia di un numero irrisorio di detenuti: 14 in tutto, sette dei quali fra settembre e ottobre 2011, con una clamorosa, inusitata accelerazione. Eppure il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha firmato un nuovo contratto, valido fino al 2018: altri 63 milioni, che porteranno la spesa totale a 173.

Il ministero ha risposto con una nota che solo nove dei 100 milioni stanziati dal Viminale sono per i braccialetti: “Tale importo ricomprende una serie di voci relative alla complessiva piattaforma tecnologica che presiede all’utilizzazione dei braccialetti, e non solo alla fornitura degli stessi”. Il resto è destinato ad altri servizi elettronici: “La convenzione con Telecom riguarda anche tutti i servizi di comunicazione elettronica essenziali per la sicurezza del Paese”.E aggiunge “La stipulazione del nuovo accordo, ha d’altronde corrisposto all’esigenza di dare continuità ad un servizio previsto per legge, e come tale obbligatorio. Se finora l’utilizzo è stato limitato, questo è dipeso dalla scarsità delle richieste da parte dell’autorità giudiziaria”. Precisiamo, con gli accordi, i braccialetti “inutilizzati” aumentano da 400 a 2.000, e 200 saranno dotati della possibilità di controllo satellitare che forse ne permetterà un uso un po’ più ampio, per esempio su quanti siano vincolati a un obbligo di residenza.

Proprio le innovazioni contrattuali, però, hanno acceso forti perplessità: al ministero della Giustizia c’è chi oggi ritiene sarebbe stata necessaria una regolare gara d’appalto. Lo stesso guardasigilli, Paola Severino, che in novembre si era espressa contro la prosecuzione della convenzione sui braccialetti (“Non e’ conveniente e non vorrei fosse rinnovata senza verifica di costi e benefici”), ha appreso della firma a cose fatte e con grande irritazione. In effetti, la convenzione e’ di competenza esclusiva del Viminale, che gestisce i braccialetti. Ma questa e’ un altra evidente assurdità della vicenda, visto che e’ poi il ministero della Giustizia che deve occuparsi dei detenuti.

 

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