La classifica dei brand più influenti in Italia

Top brand in Italia

Quali sono i brand più influenti in Italia? La società di ricerche di mercato Ipsos ha presentato i risultati di “The Most Influential Brands”.

Si tratta di uno studio condotto in 19 paesi, e in particolare in Italia, dove è stato intervistato online un campione rappresentativo di 4.000 adulti, per comprendere l’impatto delle marche sulla nostra vita quotidiana. Le categorie coinvolte nell’indagine includono: food, automotive, travel, device, retail, digital-social, sport-fashion, tv & entertainment, telco, banking – insurance, QSR & supermarket, alcoholic drinks, soft drinks, editoria, coffee, utilities e betting. Continue Reading

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Apple, Facebook e Google sono le aziende tecnologiche più green del pianeta

Click Clean è il report annuale di Greenpeace USA che analizza l’impronta energetica dei grandi operatori di data center e di circa 70 tra siti web e popolari applicazioni. Nel 2017 la percentuale di elettricità globale utilizzata dal settore informatico supererà addirittura il 12% (era il 7% nel 2012). Per questo è importante capire quali politiche energetiche intraprendono le aziende leader a livello mondiale. Continue Reading

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Gli abusi fiscali delle multinazionali

Dopo un’ondata di scandali fiscali internazionali, il gruppo dei governi europei favorevoli a una maggiore trasparenza fiscale sta finalmente cominciando a crescere. Tuttavia, la battaglia non è ancora vinta, in quanto un numero non indifferente di governi rimane su posizioni contrarie. Nel frattempo, relativamente alle misure di contrasto alle pratiche di abuso (evasione ed elusione fiscale) attuate dalle multinazionali, il quadro desta più di una preoccupazione. Nonostante lo scandalo LuxLeaks, il numero di accordi fiscali segreti (tax-ruling) tra i governi europei e le multinazionali è salito alle stelle. I governi europei continuano inoltre a sottoscrivere trattati fiscali alquanto controversi con i paesi in via di sviluppo. Tali trattati possono facilitare pratiche di elusione fiscale da parte delle imprese multinazionali e a imporre restrizioni sui sistemi fiscali nei paesi in via di sviluppo. Paesi che continuano a pagare un prezzo troppo elevato per le iniquità di un sistema fiscale globale che non hanno contribuito a creare. Purtroppo la stragrande maggioranza dei decisori politici europei rimane tuttora fortemente contraria all’idea di coinvolgere con pari voce in capitolo e pari dignità i paesi più poveri nel processo di riforma della fiscalità internazionale. Ecco i dati del rapporto Survival of the Richest realizzato da un network di 47 organizzazioni non governative di 20 paesi europei, tra cui le italiane Oxfam Italia e Re:Common. Continue Reading

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Google è il marchio di maggior valore al mondo

Top 100 Most Valuable Global Brands 2016

È il motore di ricerca di Mountain View ad aggiudicarsi il primo posto della classifica dei brand di maggior valore al mondo. A dirlo è BrandZ Top 100 Most Valuable Global Brands di Wpp e Millward Brown che come ogni anno misura il valore economico delle aziende. Wpp ha messo a punto uno strumento chiamato BrandZ, che isola il valore del brand per determinare che impatto ha sui consumatori e sul mercato.

Nell’ultimo anno Google ha saputo fare meglio di Apple raggiungendo 229 miliardi di dollari, un terzo in più rispetto al 2015. L’azienda di Cupertino, in calo dell’8%, si è fermata a 228 miliardi di dollari. Continue Reading

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Le innocenti evasioni delle multinazionali

evasione fiscale-multinazionali

La chiamano ottimizzazione fiscale. È la strategia che permette alle società di pagare le tasse dove conviene di più. Ed è parte del loro business model. Ma le cose stanno cambiando. L’articolo è tratto dal nuovo numero di pagina99 in edicola, dove raccontiamo in esclusiva l’evasione contestata alle major in Italia. E come combattere le loro strategie fiscali.

Mc Donald’s vende molti più panini in Francia che in Lussemburgo, ma la sua filiale lussemburghese registra profitti ben più elevati. Questo perché i ristoranti francesi della catena di fast food per utilizzare i locali che li ospitano e gli arredi al loro interno  pagano un considerevole affitto all’azienda che ne è proprietaria, che poi sarebbe Mc Donald’s Lussemburgo. Un circolo vizioso privo di senso? Non proprio. Perché l’aliquota fiscale sui redditi delle aziende nel Granducato è molto più bassa di quella francese, quindi spostando i suoi profitti da un Paese all’altro la multinazionale americana dell’hamburger risparmia un bel po’ in tasse. Ecco un classico esempio di “ottimizzazione fiscale”, ovvero di strategia teoricamente legale ma sostanzialmente scorretta con cui un’azienda presente in diversi Paesi sfrutta le lacune nelle regole del commercio estero per pagare meno tasse possibile. L’abitudine è radicata nei meccanismi industriali e finanziari da decenni, ma da qualche anno a questa parte è diventata uno dei grandi nemici della comunità internazionale, determinata a mettervi fine. Continue Reading

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