“Tutti presi da ciò che avveniva in Europa i giornali occidentali hanno sottovalutato, e a volte semplicemente ignorato, ciò che negli stessi giorni accadeva in Afghanistan. Il 23 luglio migliaia di manifestanti sciiti che protestavano per la mancanza di elettricità sono stati vittime di un attentato kamikaze che ha fatto oltre 80 morti e almeno 250 feriti. L’Isis ha rivendicato l’azione. I Talebani afgani (troppo spesso confusi, per ignoranza o perché fa comodo, con quelli pachistani che sono tutt’altra cosa) non solo hanno negato ogni loro coinvolgimento ma hanno condannato il massacro senza se e senza ma come già avevano fatto per l’attentato, avvenuto in Pakistan nel dicembre del 2014, a una scuola frequentata dai figli dei militari pachistani. Continue Reading
Al Baghdadi
L’Isis è il gruppo terroristico più ricco della storia
Per la società IHS, il Daesh o sedicente Califfato di Abu Bakr al Baghdadi nel 2015 ha potuto disporre di circa 80 milioni di dollari al mese. Secondo lo studio il fiume di denaro dello Stato islamico, spiega Columb Strack, della società di analisi quotata in Borsa a New York, per il 50% proviene dalle tasse sui servizi e sulle attività commerciali, agricole e industriali, su cui viene imposta un’aliquota secca del 20%, e il 43% dalla vendita di petrolio e gas dei giacimenti sotto il suo controllo in Siria e Iraq (circa 11). Solo il 7% proviene da donazioni o attività criminali, come il commercio di droga e antichità.
Grazie a tutte queste attività i militanti jihadisti dello Stato Islamico riuscirebbero, quindi, a guadagnare quasi 3 milioni di dollari al giorno. Dalla sola area di Mosul, e in particolare dal controllo della più grande diga irachena, l’Isis starebbe ricavando 8 milioni di dollari al mese.
“A differenza di al-Qaeda”, sottolineano gli esperti, “lo Stato islamico non dipende dai soldi di donatori stranieri, questo per evitare di essere vulnerabili alla loro influenza. La nostra analisi indica che il valore delle donazioni esterne allo Stato islamico è minima, rispetto ad altre fonti di reddito”.
L’Isis è un’organizzazione sofisticata, capillare e fortemente strutturata. Uno Stato, insomma. Con le sue regole, i suoi divieti e i suoi bilanci. Il suo potere non è solo politico, ma anche economico. Lo Stato islamico ha accumulato un patrimonio di quasi 2 miliardi di dollari. Altro che banda di pazzi.
L’Isis è il gruppo terroristico più ricco del Mondo
Lo Stato Islamico (Isis) ovvero il Califfato di Abu Bakr Al Baghdadi, secondo la classifica stilata dal magazine Forbes, edizione israeliana, è il gruppo terrorista più ricco del mondo. In meno di 24 mesi ha creato una “formidabile macchina raccogli denaro” con un fatturato di circa due miliardi di dollari all’anno grazie alle donazioni private del Golfo, all’imposizione di dazi sulle merci in transito nei territori conquistati ed alla vendita del greggio, ha spiegato Aymenn Jawad Al-Tamimi, arabista dell’Università di Oxford. “Le attività di raccolta di denaro assomigliano a quelli di un’organizzazione mafiosa”, ha detto un funzionario dell’intelligence statunitense, “Sono ben organizzati, sistematici e ottengono attraverso l’intimidazione e la violenza”.
Lo Stato Islamico significa petrolio: controlla sette campi petroliferi e due raffinerie nel nord dell’Iraq e sei dei dieci campi petroliferi presenti nella Siria orientale. Vende il greggio a un prezzo compreso tra i 25 e i 60 dollari al barile. Grazie al petrolio, quindi, gli estremisti riescono portare avanti la guerra e a mantenere le istituzioni. Non è da sottovalutare anche la rendita che proviene dai rapimenti: solo nel 2014, i terroristi islamici avrebbero incassato almeno 20 milioni di dollari dalla cattura in modo particolare di giornalisti e ostaggi europei.
Hamas con un miliardo di dollari di entrata all’anno è secondo grazie alla gestione dei tunnel sotterranei e ai finanziamenti dai Paesi arabi. I colombiani delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), con 600 milioni di dollari frutto di rapine, estorsioni, sequestri di persona e traffico di droga sono al terzo posto. Al quarto posto viene il libanese Hezbollah, con 500 milioni all’anno. Quinti sono i Taleban, con 400 milioni. Solo sesti in classifica Al Qaeda (150 milioni di dollari) che, senza Bin Laden ha difficoltà a raccogliere donazioni private dal Golfo ed ha visto precipitare le entrate da imposte. Settimo il gruppo pakistano Lashkar e-Taiba, con 100 milioni, ottavi i somali al-Shabaab, con 70 milioni all’anno, nona la nord-irlandese Real Ira, con 50 milioni all’anno e ultima l’organizzazione terroristica jihadista diffusa nel nord della Nigeria, i Boko Haram con 25 milioni.
Non c’è che dire il terrorismo, con le loro attività criminali senza pietà, è un affare miliardario. Un’economia nera parallela.
I più potenti del mondo nel 2014
Per il secondo anno di fila, il presidente russo Vladimir Putin riesce ad avere la meglio su Barak Obama, conquistando il primo posto nella classifica redatta dalla rivista americana Forbes sugli uomini più potenti al mondo. Queste le motivazioni: “Si è annesso la Crimea, ha scatenato un conflitto in Ucraina, ha le fornti energetiche, ha il nucleare, nessuno può dire che sia debole”.
Per il 2014, resta invariata, rispetto l’anno scorso la Top 5. Al terzo posto Jinping, colui che dovrebbe governare la Cina per i prossimi 10 anni, Papa Francesco si è classificato quarto mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel è arrivata quinta.
Sono 12 nuovi ingressi: il primo ministro indiano Narendra Modi (15esimo), il fondatore di Alibaba, nonché l’uomo più ricco della Cina Jack Ma (30esimo) e Abu Bakr Al-Baghdadi, colui che si è auto-proclamato califfo dello Stato Islamico (54esimo).
“Al Baghdadi” si legge nelle motivazioni “può sembrare il più debole dei nuovi potenti della nostra classifica, specialmente se si considera la sua probabile aspettativa di vita. Ma in un periodo notevolmente breve, i combattenti dell’Isis hanno conquistato significative parti della Siria orientale dell’Iraq occidentale, hanno attirato l’attenzione del mondo con una serie di barbariche decapitazioni e hanno ottenuto una quantità di denaro non trascurabile”.
L’elenco include 72 personalità mondiali (uno ogni 100 milioni di persone sul pianeta) e prende in considerazione fortuna economica, impatto delle decisioni e area d’influenza. La lista di quest’anno comprende 17 capi di stato, 39 amministratori delegati e 14 imprenditori.
Il più anziano della classifica è il re Abdullah d’Arabia Saudita con 90 anni, mentre i più giovani sono il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg (30 anni) e il presidente della Corea del Nord, Kim Jong-un (di 31 anni). In totale, dieci dei 72 sono di età inferiore ai 50. Mario Draghi è il solo italiano presente.