Sono stati presentati, nei giorni scorsi, i dati del primo rapporto “Human Capital” del World Economic Forum (Wef), in cui è stata stilata una classifica di 122 paesi in base all’investimento nel capitale umano e all’utilizzo del suo potenziale. (vedi http://www3.weforum.org/docs/WEF_HumanCapitalReport_2013.pdf )
L’indagine ha considerato quattro indici per giudicare l’ottimizzazione del capitale umano da parte dei paesi: istruzione, salute e benessere, occupazione, ambiente “favorevole”, che comprende le infrastrutture in trasporti e telecomunicazioni, la mobilità sociale e altri fattori che favoriscono l’esplicarsi delle capacità acquisite.
Otto tra i primi 10 Paesi della classifica sono europei: prima risulta la Svizzera, seguita dalla Finlandia; l’Olanda è quarta, la Svezia quinta, la Germania sesta, davanti a Norvegia, Regno Unito e Danimarca, mentre l’Italia si colloca solo al 37° posto.
Il nostro paese, così, nel contesto europeo, supera nella classifica del WEF solo Lettonia, Croazia, Polonia e Grecia, mentre la Spagna è al 29esimo posto e la Francia al 21esimo.
In Asia, Singapore si colloca al terzo posto della classifica generale, mentre il Giappone si conferma tra i paesi più efficienti in materia di capitale umano al 15esimo posto, prima degli Stati Uniti che si collocano al 16°. Tra i Paesi mediorientali il primo è il Qatar al 18esimo posto. Mentre il primo tra i cosiddetti paesi Briics è la Cina che si colloca in 43esima posizione.
La posizione dell’Italia varia sensibilmente nei quattro indici specifici: infatti, se da una parte guadagna il 19° posto per la salute, le condizioni delle strutture del servizio sanitario, la salute dei lavoratori (tra l’altro, siamo terzi al mondo per l’aspettativa di vita), dall’altra precipita al 75esimo posto in tema di partecipazione della forza lavoro (male soprattutto la partecipazione femminile, dei giovani e degli over 55), la formazione, la capacità di creare e trattenere nel Paese i talenti e della formazione professionale (111esima). Per quanto riguarda il benessere, però, siamo in fondo alla classifica (108° posto) per le condizioni di pesante stress dei lavoratori.
Risultati insoddisfacenti anche nell’istruzione (al 40esimo posto) per un giudizio di scarsa qualità del sistema educativo (bene la scuola elementare, male la qualità dell’istruzione delle materie matematiche e scientifiche) e della mancanza di strutture tecnologiche nelle scuole.
Per quanto riguarda l’ambiente “favorevole”, l’Italia si colloca al 39° posto, grazie soprattutto all’alta diffusione della telefonia mobile.
Ma sul punto della mobilità sociale precipita al 101° posto, confermando le indagini e le valutazioni di altre agenzie internazionali (come ad esempio l’OCSE) che continuano ad indicarci come uno dei paesi con le maggiori diseguaglianze sociali, di ricchezza e di reddito.
(Fonte Cgil)