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E se questi sono “saggi” io sono Confucio

saggi-Napolitano-governo

Il prof. Valerio Onida, il sen. Mario Mauro, il sen. Gaetano Quagliariello, il prof. Luciano Violante, il prof. Enrico Giovannini presidente dell’Istat, il prof. Giovanni Pitruzzella presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, il dottor Salvatore Rossi membro del Direttorio della Banca d’Italia, l’on. Giancarlo Giorgetti e il sen. Filippo Bubbico presidenti delle Commissioni speciali operanti alla Camera e al Senato, e il ministro Enzo Moavero Milanesi. Di seguito un piccolo bignami delle personalità “sagge” scelte da Napolitano per trovare soluzioni alla crisi italiana. Vedremo se saranno in grado di rimettere al centro dell’attenzione problemi seri, urgenti e di fondo del paese, come si augura Napolitano. Leggendo il loro curriculum l’unica saggezza che avranno sara’ quella di prolungare l’agonia della vecchia casta.

“Colui che desidera assicurare il bene di altri si è già assicurato il proprio”
Confucio 

Mario Mauro, capogruppo al Senato di Scelta Civica, ex europarlamentare Pdl e soprattutto ispiratore dell’idea dei “saggi”, già silurato dalla presidenza dell’europarlamento, è colui che nell’ottobre 2009 chiese (inutilmente) all’aula di Bruxelles di cancellare dall’ordine del giorno la discussione sulla libertà di informazione in Italia, ritenendola “una farsa assurda“. Andava in pellegrinaggio nella cella di Rosanna Gariboldi in Abelli, che patteggiò 2 anni per riciclaggio avendo restituito 1 milione e 200 mila euro nascosti a Montecarlo nell’ambito dell’inchiesta milanese sulle bonifiche. Amico intimo di Formigoni con cui condivide il titolo di “illustre” di Comunione e Lottizzazione, e a capo di numerose e patetiche delegazioni targate Pdl in difesa di roba indifendibile, tipo lodo Alnano o tipo le dimissioni dello smemorato Scajola, è stato fiero oppositore delle dimissioni di Berlusconi da imputato nel processo Ruby, al quale raccomandò di coricarsi prima la sera. Mauro ha scaricato il Pdl in favore di Monti quando il Vaticano ha scaricato Berlusconi, diventando paladino del centrodestra del Ppe. Era in prima fila a spellarsi le mani per Stefania Craxi al Teatro Nuovo di Milano durante la presentazione del movimento “Riformisti italiani“. Le inchieste che coinvolgono Formigoni per corruzione, per Mauro sono “violente aggressioni” della magistratura. Oggi Mauro è un montiano per il quale usicre dall’euro “non è una bestemmia“. E’ reduce dal sostegno in Lombardia per il perdente Gabriele Albertini e per l’altro capopopolo Andrea Riccardi.

Gaetano Quagliariello, storico ambasciatore di Berlusconi sulle riforme e nel suo partito ritenuto un moderato, già vice di Gasparri alla presidenza del Senato, membro del Copasir e gradito oratore sul palco dell’Udeur di Mastella, è uno di quei saggi che ha votato in Aula “Ruby nipote di Mubarak” tentando di fermare il processo. La sentenza del Tar che bocciò l’accanimento idratante sui malati come Eluana Englaro, fu per Q. “il virus del totalitarismo”. Contro le rivelazioni di Gaspare Spatuzza su Berlusconi, assicurava che «Non ci piegheremo al tentativo di trasformare l’Italia in una Repubblica dei pentiti» tanto da invocare con Gasparri una Commissione d’inchiesta sui pentiti. Fan del legittimo impedimento, firmatario del processo breve (bocciato dal Csm), prescrizione breve e del lodo alnano bis “reiterabile” per congelare i processi a B. (i suoi sodali del Pdl volevano chiamarlo lodo Quagliariello), si è speso molto per cercare di fermare le intercettazioni con leggi porcata (patto del crodino alla bouvette per “trattare” col Pd). Tra le sue ultime chicche, va ricordato che Q. ha bollato la loggia P4 una “cortina fumogena”.

Enrico Giovannini presidente Istat e presidente della Commissione per il livellamento retributivo istituita dal governo Berlusconi che ben presto ha rinunciato all’obiettivo di adeguare gli stipendi e i privilegi dei parlamentari italiani a quelli della media europea, è colui che da tempo sottolinea la necessità di “ridurre al minimo l’uso del denaro in contante per restringere i confini dell’evasione” in favore di carte di credito e di tracciabilità bancaria di ogni spesa, anche per un pacchetto di sigarette, nel nome di un controllo da Stato di Polizia sulle entrate e le uscite di noi cittadini. Dev’essere anche grazie a Giovannini se oggi non si può più fare operazioni bancarie con dei contanti allo sportello, anche per importi di soli 100 euro. Ti rispondono che devi aprire il conto corrente. Ricordiamo il saggio Giovannini anche per quella mega figuraccia rimediata nel tentativo di fare il censimento 2011 tramite web sul sito dell’Istat. Diede “saggiamente” la colpa alla Telecom, dimostrando che gli “stress test” del sito effettuati alla vigilia dell’entrata a regime fatti su base statistica, non erano attendibili (sic!). I questionari del censimento, inviati per posta, hanno comportato una spesa di 590 milioni, 100 in più di quella del 2001. Tra le pillole di recente saggezza di Giovannini, ricordiamo quanto dichiarò al Fatto nel dicembre scorso: “Nel 2013 tornerà la crescita”.

Giovanni Pitruzzella, presidente Antitrust per circa 300 mila euro lordi l’anno con tanto di endorsement da parte di Valerio Onida sul Corriere, avvocato e costituzionalista, è stato uno dei 300 consulenti legali al dipartimento ai Trasporti della regione Sicilia per 12.000 euro l’anno. Già Consulente anche della società di igiene ambientale dell’Amia, la municipalizzata del comune di Palermo, Pitruzzella è culo e camicia con l’ex presidente del Senato Renato Schifani (Pdl), del cui studio “Pinelli-Schifani” è stato ancora consulente “off consul“. Tanto che nel 2008 Schifani lo scelse come presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi e come avvocato nella sua causa per diffamazione contro Marco Travaglio (“un lombrico al Senato dopo Schifani“). Pitruzzella ha difeso anche la “Lopedil” dalla parte del clan dei Lo Sicco, costruttori di un palazzone abusivo nel centro di Palermo che tra gli inquilini aveva anche Giovanni Brusca, contro il quale avevano intentato causa le sorelle Pilliu. Pitruzzella è stato anche direttore esterno della banca dati “E-Diritto” costata alla regione Sicilia 4 milioni e 200 mila euro, oggetto di una sentenza da parte della Corte dei conti nei confronti del ragionier generale Enzo Emanuele, condannato a risarcire per danno erariale 292 mila euro. Emanuele, superburocrate dell’era Cuffaro prima, e Lombardo poi, per i giudici contabili era responsabile di una «mera duplicazione dei costi» grazie a un appalto da 3 milioni e mezzo assegnato senza bando alla società Dbi di Bagheria, incaricata di realizzare il database accessibile dal sito della Regione per consultare leggi, regolamenti e decreti, società di cui Petruzzella era già direttore. I costi moltiplicati di 780 mila euro, dovevano servire a formare 12 dipendenti regionali per la gestione del sito, ma quel corso di formazione non era mai stato fatto. Pitruzzella è un garante saggio, che mai avrebbe immaginato che tra i vincitori del concorso per 5 funzionari a tempo determinato (4 anni) bandito dall’Autorità garante della concorrenza, ci sia stato Marco Lo Bue, avvocato di 28 anni presentato su LinkedIn come «avvocato presso lo studio legale Pitruzzella». Saggia idea, quella di partecipare al bando.

Valerio Onida, presidente emerito della Consulta ha proposto l’insegnamento della Costituzione a scuola, Già in corsa alle primarie del centrosinistra con Boeri e Pisapia, tra i saggi presentati, è il più presentabile, anche se a sua volta presenta qualche neo. Il primo, la sua dichiarata contrarietà all’abolizione delle province. Il secondo neo, il suo sostegno alla fondatezza del conflitto di attribuzioni sollevato da Napolitano per la distruzione delle intercettazioni tra lui e Nicola Mancino finite agli atti del processo sulla trattativa Stato Mafia. Onida ha giudicato l’azione di Napolitano, “opportuna” perché “la legge prevede specifici poteri di coordinamento del Procuratore nazionale antimafia” (Grasso ndr), a sua volta soggetto alla “sorveglianza del Procuratore generale della Cassazione”, per evitare “conflitti di competenza fra Procure” e il “mancato coordinamento” delle indagini fra le 3 procure di Caltanissetta, Palermo e Firenze. Onida ritiene che “l’inevitabile iniziativa di Napolitano serve a prevenire qualunque dubbio futuro” ma evita accuratamente di precisare che le indagini erano già coordinate fra quelle procure, (come ribadito da Grasso) senza che nessun conflitto di competenza fosse mai stato sollevato: insomma, Onidca s’era mosso così evidentemente su richiesta di Mancino, oggi imputato in quel processo con Riina. E al saggio Napolitano, Onida, ovviamente, piace.

Salvatore Rossi, direttore del centro studi di Bankitalia, è autore del libro “Controtempo. L’Italia nella crisi mondiale” (Edizioni Laterza) che in apertura riporta una massima di Ernesto Rossi «In Italia non vedo alcuna politica ragionevole che sia praticamente attuabile». Insomma, roba da saggi. Nella realtà, Rossi è un funzionario organico al sistema che tace e acconsente sui Monti-bond per tappare i buchi neri creatisi al Monte dei Paschi di Siena con la gestione Mussari & cricca.

Giancarlo Giorgetti, laureato in Bocconi, già presidente della Commissione Bilancio alla Camera, maroniano considerato traditore dei maroniani, è il cosiddetto economista della Lega che appena dopo un anno di legislatura dell’ultimo governo Berlusconi sembrava dovesse ripiazzare Tremonti al Minisero del Tesoro. E’ marito di Laura Ferrari, che nel 2008 ha patteggiato una pena al tribunale di  Busto Arsizio per truffa di fondi europei restituendo 20 mila euro alla regione Lombardia per 2 corsi di formazione senza iscritti, ma che erano stati avviati falsificando le firme e i registri di presenza. Giorgetti, “il piccolo Gianni Letta di Cazzago Brabbia“, è il plenipotenziario della Lega in Lombardia e segretario federale. Quello che media, che smorza, e che ha ingoiato i rospi dell’alleanza col Pdl di Formigoni e della sua truppa di indagati e arrestati. Giorgetti fa parte di quella Lega che per tanti anni non ha visto e non ha sentito l’avvicinarsi del crac del San Raffaele. Tantomeno si è mai chiesto a quale titolo decine di milioni di soldi pubblici sono stati regalati alle fondazioni oggetto di inchieste per le quali sono finiti in galera i Daccò e i Maugeri. Giorgetti è tra gli artefici del salvataggio dal fallimento della banca padana Credieuronord (grazie a Fiorani) al fine di coprire i buchi e le intermediazioni fittizie con le cooperative di allevatori create per nascondere la truffa delle quote latte rimaste inevase. Giorgetti è un “consuetudinario” di banchieri dell’establishment tipo Massimo Ponzellini, presidente della Popolare di Milano. Nel 2011 si schierò contro l’emendamento dell’Idv sui pagamenti dei crediti alle imprese da parte della Pubblica amministrazione per «mancanza di copertura», creando la frattura col deputato Reguzzoni e col “cerchio magico” di Bossi. Va detto che la Lega, assieme a tutti i partiti, avrebbe potuto rinunciare ai rimborsi elettorali o mettere mano a quelli già incassati. Possiamo giurare che in quel caso, qualcosa per le imprese sarebbe saltato fuori. Fautore della tassa patrimoniale invisa al Pdl di Berlusconi, Giorgetti è citato anche tra i complici delle manovre dell’ex tesoriere leghista Belsito, finito in disgrazia per l’uso privato dei rimborsi che hanno sputtanato il partito. A scandali scoppiati, anche per la vicenda di Fiorito-Batman, Giorgetti con Donato Bruno, aveva scritto una lettera al premier Mario Monti in cui chiedeva di rinviare il termine del decreto legge governativo sul taglio dei fondi alle Regioni voluto dalla Commissione parlamentare bicamerale, in quanto «incompatibile coi tempi dell’esame del decreto da parte del Parlamento». In un’informativa del Noe dei Carabinieri su un’inchiesta per fondi illeciti alla Lega, Giorgetti è citato nelle intercettazioni tra i presenti a una cena a “Villa Baroni” con Maroni, Orsi e Dario Galli nell’ambito dell’inchiesta che riguarda Finmeccanica e l’affaire degli elicotteri Agusta, oggetto di intermediazioni tangentizie.  Insomma, un saggio granitico.

Filippo Bubbico, ex governatore della Basilicata ed ex sottosegretario di Scajola da ministro inconsapevole al ministero dello Sviluppo economico (suo personale), archiviato nell’inchiesta “Toghe lucane”, è stato il relatore degli emendamenti (2.400) presentati in Commissione Industria al decreto sulle Liberalizzazioni nei settori lobbistici delle farmacie, dei taxi e degli avvocati. Emendamenti che non hanno prodotto liberalizzazioni di nessun tipo, e dunque, garantito il perdurare delle lobby dell’era Monti.

Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Affari europei, è l’eurocrate italiano più in vista e anche apprezzato a Bruxelles. Città in cui ha ricoperto il ruolo di capo di Gabinetto di Mario Monti all’Antitrust, e poi segretario generale aggiunto della Commissione. Giudice della Corte di giustizia del Lussemburgo, già collaboratore di Ciampi e Amato, è l’eminenza grigia dell’esecutivo Monti. Dalle sue mani sono passati gli accordi per la riprogrammazione dei fondi comunitari con la riduzione della quota di cofinanziamento nazionale, i piani di sviluppo per la crescita e la stabilizzazione dell’economia. Sulla tenuta dell’euro come valuta unica, si è dichiarato «ottimista pragmatico, senza un piano B». Per ciò, assieme a Monti, Moavero ha potuto ricoprire il ruolo di garante della sacralità del rigore italiano nelle vesti di timido tessitore dei piani di riforme per la crescita (solo) annunciati ai partner europei negli incontri-trottola dell’ultimo anno e mezzo. Moavero è stato il rassicuratore italiano sulle strategie romane all’insegna della tassazione folle, del taglio dei servizi ai cittadini, dello sterminio delle piccole e medie imprese che hanno velocizzato l’avvitamento dell’economia reale, aumentato in maniera incontrollata la disoccupazione e la conseguente diffusione dell’attiuale clima da coprifuoco, col solo fine di rispettare i parametri di Bilancio per il rientro del debito pubblico. In tema di politiche interne, ha fatto una sola cosa buona Moavero: ha bocciato l’emendamento del leghista Pini che voleva istituire una legge sulla responsabilità dei giudici. Per il resto, i saggi hanno un’altra manina. E soprattutto non sono proprietari di otto fabbricati.

Luciano Violante, ex presidente della Camera e uomo che i per i democratici ha curato a più riprese le trattative sulla legge elettorale, è stato in parole povere l’eterno garante a sinistra del berlusconismo. Possibilista e anche sodale su buona parte delle leggi porcata che hanno annientato lo stato di diritto di questo Paese, Violante è una sorta di Massimo D’Alema un po’ più defilato. E’ uno di quelli che piace a tutto l’arco parlamentare, un po’ come il Crodino. Forse un po’ come un saggio. Ma non è il caso suo.

(Fonte danielemartinelli)

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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